Mourinho e le 'panchine incredibili' delle rivali: retorica o realtà oggettiva?
Alla figura di José Mourinho, da sempre ma ancor di più dal suo ritorno in Serie A grazie alla Roma, si accompagna la riconosciuta capacità di porre l'attenzione su un dato tema oppure, al contrario, di distrarre strategicamente dallo stesso: meccanismi retorici e trovate ad effetto che, al di là del personaggio istrionico in sé, possono trovare una spunta più o meno concreta nella realtà dei fatti. Uno degli argomenti ricorrenti, probabilmente il più citato nelle conferenze stampa e negli interventi dello Special One ai microfoni della TV, è quello relativo a un divario troppo ampio - in casa giallorossa - tra il livello degli unidici titolari e quello di chi siede in panchina.
Mourinho, del resto, utilizza sistematicamente l'espressione "bambini" per riferirsi a quei calciatori che, dalla Primavera, sono passati alla prima squadra e fanno ormai stabilmente parte del gruppo dei convocati giallorossi in campionato. In occasione del successo con l'Empoli, tornando sulla sconfitta di Coppa e sul turnover, Mourinho ha ribadito un concetto espresso già a più riprese: "Le altre squadre possono avere in panchina giocatori incredibili ma nessuno dice niente". Non è del resto un mistero che, nell'era dei cinque cambi, avere tante soluzioni a disposizione in panchina risulti vitale sia per cambiare le sorti di una partita nella ripresa che per adottare una logica del turnover che non risulti troppo penalizzante.
Le rivali della Roma hanno 'panchine incredibili'?
Proviamo dunque a capire quanto di ciò che Mourinho afferma con insistenza, sulle panchine altrui, risulti fondato e quanto, invece, sia figlio di una retorica dagli evidenti intenti (sottolineare, cioè, quanto il proprio lavoro sia più duro e faticoso di quello dei colleghi). Ci soffermiamo sulle big, sulle rivali della Roma cui Mourinho più o meno implicitamente fa riferimento: esiste realmente un divario così profondo tra i rincalzi giallorossi quelli delle altre squadre? Possiamo osservare innanzitutto come il Napoli presenti un livello medio elevato anche nelle cosiddette riserve e diventa lampante citando i giocatori che (come minutaggio) arrivano dopo i cosiddetti titolari: Elmas, Politano, Juan Jesus, Raspadori, Ndombelé, Olivera, Ostigaard, Simeone, Zerbin, Gaetano.
Uno scenario degno di nota in ogni reparto, segno di una rosa completa e costruita in modo coerente, bilanciando gli equilibri interni di uno spogliatoio e le esigenze di Spalletti. Al contempo però possiamo sottolineare come lo stesso Spalletti abbia saputo ruotare in modo costruttivo ed efficace le risorse messe a disposizione dal club, arrivando a trovare un ruolo cruciale anche per chi - altrimenti - sarebbe ridotto a mero rincalzo e, dunque, motivandolo (il caso di Simeone appare emblematico). Rispetto a Mourinho possiamo notare come l'utilizzo di "bambini" sia praticamente nullo: la panchina a disposizione è senz'altro più esperta e pronta all'uso.
Inter esperta, Roma tra "casi" e infortuni
Un discorso che può essere fatto ancor di più in casa Inter, dove alle spalle degli unici più utilizzati troviamo: Acerbi, Darmian, Gosens, Correa, Brozovic, Handanovic, Gagliardini, Asllani, Lukaku, D'Ambrosio, Bellanova. In questo caso non c'è spazio per scommesse ed esperimenti, il tutto considerando come elementi del calibro di Brozovic e Lukaku (complici gli infortuni) non facciano parte del nucleo consolidato dei titolari. Il livello medio e il distacco tra undici più utilizzati e "riserve" dà dunque credito a quanto affermato da Mourinho.
Passiamo, infatti, proprio alla Roma e notiamo quali siano i giocatori che, in campionato, arrivano dopo i titolari in quanto a minutaggio: Zaniolo, Spinazzola, El Shaarawy, Karsdorp, Belotti, Camara, Volpato, Bove, Kumbulla, Tahirovic, Shomurodov. Ci sono diversi aspetti che balzano agli occhi: il primo è, come detto, la folta presenza di giovani arrivati dalla Primavera o comunque di elementi inesperti. Anche andando oltre il trio Volpato, Bove, Tahirovic, possiamo notare come rispetto all'Inter siano più rari i calciatori che possono vantare una lunga lunga esperienza in A.
Spinazzola, El Shaarawy e Belotti sono felici eccezioni in tal senso, si può però notare come risorse di primo piano come Zaniolo e Karsdorp siano state di fatto "bruciate" per questioni extracampo e per casi esplosi all'interno del club. Accanto alle risposte da trovare sul mercato, dunque, diventa necessario ammettere il peso specifico di simili casi all'interno di una rosa, andando a sprecare un patrimonio più che valido per ragioni che esulano dal campo (al di là di quali siano le responsabilità). C'è poi il tema degli infortuni che, e non è poco, non ha permesso a Wijnaldum di dare il proprio prezioso contributo.
Lazio tra certezze e scommesse, Atalanta...all'attacco
Restando nella Capitale, spostandosi però sulla sponda biancoceleste, vediamo la lista dei calciatori che Sarri ha utilizzato dopo gli undici titolari: Vecino, Luis Alberto, Patric, Hysaj, Basic, Marcos Antonio, Cancellieri, Romero, Gila, Maximiano. Elementi come Vecino o ancor di più Luis Alberto danno certamente lustro alla lista della Lazio, al contempo non mancano anche qui "scommesse" o calciatori meno affermati nel contesto della Serie A: troviamo un panorama per certi versi più affine a quello giallorosso, senza però lo stesso numero di primavera utilizzati.
Spostandoci in casa Atalanta notiamo in modo palese il potenziale offensivo a disposizione di Gasperini e le tante soluzioni offerte: l'elenco dei calciatori che, per utilizzo, arrivano dopo i primi undici si può scoprire ancor di più quanto Gasperini abbia possibilità di ruotare uomini e soluzioni nel reparto avanzato.
Questi i nomi: Okoli, Hojlund, Zapata, Sportiello, Muriel, Malinovskyi, Soppy, Djimsiti, Ruggeri, Palomino, Boga. Un gruppo di calciatori che fornisce (o ha fornito, date le cessioni) tante soluzioni diverse e che ci fa comprendere in modo ancor più chiaro la natura ormai salda dell'Atalanta come big e, ancor di più, ci fa apprezzare la capacità di valorizzare giovani rendendoli già pronti all'uso (senza considerare chi fa già parte saldamente degli undici più utilizzati, come Scalvini).
Milan, scommesse o incognite?
Osservare il panorama offerto dal Milan, per certi versi, ci consente di riapprezzare l'impresa compiuta nella scorsa stagione dal gruppo di Pioli: il discorso in casa rossonera è ben diverso da quello descritto ad esempio per l'Inter, non abbondano (come non abbondavano nella scorsa stagione) gli elementi esperti e già consolidati da gettare nella mischia.
Lo vediamo del resto anche in ottica derby, col ballottaggio Pobega-Vranckx (o Messias adattato mezzala) per sostituire Bennacer. Il nodo cruciale rappresenta poi l'investimento fatto per De Ketelaere, 30 milioni per un elemento che - oggi - non fa più parte degli undici più utilizzati da Pioli in campionato.
Questo l'elenco che arriva "dopo gli unidici": De Ketelaere, Maignan, Pobega, Saelemaekers, Krunic, Kjaer, Gabbia, Rebic, Origi, Dest, Ballo-Touré, Thiaw, Adli, Vranckx. Se l'arrivo di Origi in attacco, sulla carta, doveva rispondere all'esigenza del vice-Giroud è chiaro come a metà campo le soluzioni siano piuttosto ristrette e non in linea col livello di Tonali-Bennacer ed è chiaro quanto sia folto il numero di scommesse fatte.
Infine la Juventus, da considerare anche al netto della pesante penalizzazione: Miretti, Kean, Bonucci, Perin, Di Maria, Gatti, De Sciglio, Fagioli, Paredes, Rugani e Soulé sono i calciatori utilizzati meno, rispetto ai titolarissimi. Accanto a nomi di prestigio ed esperienza, come Di Maria e Paredes, troviamo anche in questo caso - come in quello della Roma - un buon numero di giovani ma possiamo notare, rendendo merito ad Allegri, quanto Miretti e Fagioli abbiano da tempo superato lo status di "bambini" a cui Mourinho si riferisce parlando dei giovani giallorossi, diventando già più utili alla causa e più strutturati per giocare con continuità ad alto livello.
Oltre al mercato c'è di più
Possiamo dunque riconoscere, alla luce del percorso tra le panchine delle big, come la posizione di Mourinho abbia effettivamente una logica che oltrepassa la consueta retorica: i giocatori a disposizione in panchina mancano di esperienza rispetto a quelli su cui possono contare i colleghi, con riferimento specifico a Inzaghi, e il criterio con cui sono state assemblate altre rose (es. Napoli) appare più coerente (anche per gestire eventuali emergenze).
Al contempo, però, diventa chiaro come in casa giallorossa stiano pesando anche i casi Zaniolo-Karsdorp e un infortunio pesante come quello di Wijnaldum: già togliere tre risorse simili a una rosa rende più ridotto il margine di azione nell'ottica di ruotare gli uomini a disposizione, una questione che fa tutta la differenza del mondo, ancor più delle recriminazioni di mercato.
Il tutto, poi, unendo una retorica "onesta" ma potenzialmente insidiosa come quella di Mourinho: una narrazione che vede ribadire a più riprese il distacco abissale tra titolari e riserve, con potenziali conseguenze sul fronte della motivazione e della coesione di un gruppo, dove lo status del calciatore non è costruito in divenire ma appare stabilito già a monte (con protagonisti e comparse ben distanti tra loro e non intercambiabili).