"Noi siamo questi", la verità di Pradè: e se non fossero parole di facciata?

Le dichiarazioni di un direttore sportivo, soprattutto nel pieno di una sessione di mercato, vengono spesso definite di facciata: specchietto per le allodole mirato a depistare e gettare fumo negli occhi. Prima delle due amichevoli contro Grosseto e Reggiana, ricche di spunti positivi soprattutto in avanti, Pradè ha parlato chiaro: il direttore sportivo della Fiorentina, in sostanza, ha detto "Noi siamo questi" e lo ha fatto senza delusione o rammarico.

Difendere il gruppo a disposizione è naturale, così come difendere le proprie scelte pensando anche al mercato di gennaio, ma non si esclude che stavolta la posizione non sia una mossa puramente retorica ma una vera e propria convinzione. A livello numerico, di fatto, manca solo un'alternativa a Biraghi sulla sinistra. La ricerca di un regista non sembra più prioritaria od ossessiva: prende piede l'idea di un terzetto di centrocampo in cui il vertice basso potrà essere uno tra Pulgar, Amrabat o persino Ducan. Il tutto con Castrovilli e Bonaventura a dare qualità, senza il ricorso al regista in senso stretto. Considerando, tra l'altro, anche l'imminente ritorno di Borja Valero come portatore di fosforo e saggezza in mezzo al campo.

Le buone sensazioni regalate poi dalle coppie Ribery-Kouamé e Cutrone-Vlahovic, in amichevole, potrebbero davvero far sì che, da qui a ottobre, la situazione non venga stravolta. La variabile da considerare è di fatto una: solo l'addio di Chiesa rimescolerebbe davvero le carte, altrimenti la descrizione "statica" delle cose offerta da Pradè potrebbe realmente concretizzarsi.

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