"Non sono io il problema". Le parole di Mourinho e l'analisi del momento della Roma

José Mourinho
José Mourinho / Simone Arveda/GettyImages
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Dal rinnovo alle offerte estive passando per i problemi della Roma e i limiti sul mercato. Tanti i temi trattati da José Mourinho nella conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Frosinone allenato dall'ex giallorosso Di Francesco. Di seguito le parole del mister portoghese.

"Non ho paura della pressione esterna o domani dei fischi dello stadio. Se mi cercano mi trovano a Trigoria, dove vivo. Non c'è né paura né mancanza di fiducia. L'unica cosa che pensiamo tutti è vincere domani contro il Frosinone. Vogliamo e dobbiamo vincere. Non dobbiamo cercare nessun tipo di alibi. Abbiamo avuto tre partite prima della fine del mercato dove quell'unico punto ci ha lasciato in una situazione che a tanti giocatori ha lasciato un peso. Dopo l'Empoli e l'Europa League pensavo che quel peso fosse uscito ma non è successo, il pareggio a Torino in condizioni normali, visto che in Serie A squadre potenzialmente inferiori sanno fare risultato contro le big, è diventato negativo. Ma se arrivi con sette punti sarebeb stato positivo perché l'avversario era difficile. A Genova mi aspettavo continuità e miglioramento ma non è successo. Dobbiamo avere il coraggio di entrare in campo e accettare una reazione di grande romanismo che può essere un supporto fantastico o puà essere una manifestazione di scontentezza. Dobbiamo avere il rispetto per queste manifestazioni, sia positiva che negativa. Dobbiamo avere il coraggio di giocare con una buona squadra. Sarà una partita doppiamente difficile perché abbiamo pressioni extra. Con due giorni per lavorare e recuperare dal risultato di Genova, non c'è altro da fare che avere coraggio e personalità. Vorrei che la partita fosse oggi".

"Pinto è stato qui i primi di settembre e ha fatto una buona spiegazione del mondo nel quale la Roma è obbligata a interpretare il Fair Play Finanziario. Per avere questo non puoi avere quello. Devi prendere decisioni anche se sai che saranno rischiose. Ibanez non c'è più e neanche Kumbulla che lo scorso anno ci dava una mano a sopperire questa problematica. Senza Smalling siamo in tre in un periodo dove si giocano tre partite a settimana, otto in totale in poco tempo. L'infortunio di Llorente fa parte della sua storia clinica e ci ha messo in difficoltà. Come dicevo prima, però, non è il momento di trovare alibi e incolpare qualcuno. È conseguenza del Fair Play Finanziario, che è reale. Conoscevo questa situazione e sapevo che con il Genoa qualcuno poteva farsi male".

"Per giocare a quattro ci servirà Joao Costa titolare e sarà convocato. Cristante non è un genio con la palla ma è sveglio e veloce, per noi è fondamentale ma quando è andato in difesa siamo peggiorati. Non dico se giochiamo a quattro in difesa. Dybala non può giocare a destra in un sistema a 4. Dite che lui sembrava stanco giocando dentro al campo, immaginate se giocasse fuori. Non dovrei nemmeno parlare di questo con voi. Domani c'è una partita difficile con pressioni extra e dobbiamo giocarla al massimo delle nostre potenzialità. Mi aspetto di più dai giocatori e da me stesso perché sono molto esigente con me stesso e me lo aspetto anche da loro. Siamo un bel gruppo e non c'è solo empatia di lavoro, c'è empatia fra di noi e questa è una base che non ha prezzo principalmente in questi momenti qui. A me piace stare da solo, nascondermi nei miei pensieri e nelle mie analisi, mi piace isolarmi ma con questi giocatori non mi sono mai sentito da solo. Voglio vedere una fame e una voglia diversa. Ndicka in difesa non è all'altezza di Ibanez, non è un guerriero ma è molto più bravo con la palla".

"Non sono io il problema della Roma, la scadenza del contratto non mi interessa. Non lo accetto, non sono il problema. Nel calcio e nella vita le cose sono multifattoriali, neanche nel momento della vittoria si può dire che il responsabile è quello lì, siamo tutti responsabili. C'è solo una persona che mi può dire che finisco prima del 30 giugno. Ed è mister Friedkin. se non lo dice lui, io sono qui fino al 30 giugno, in scadenza o con altri dieci anni di contratto non mi cambia. Sono la stessa persona che ha dato la parola ai giocatori, ai tifosi, al mondo. La mia carriera è così, quando parlo io parlo al mondo non solo a voi".

"Durante le vacanze ho avuto la più importante e pazza offerta di lavoro nella storia del calcio e l'ho rifiutata per la parola ai miei giocatori e al mio presidente. Tre mesi dopo sembra che io sia il problema e non lo accetto. Non leggo e non sento le tv però ho amici, giocatori, collaboratori, gente che mi fa arrivare certe cose e non lo accetto. Rinnovo? Parliamo di una situazione ipotetica e non mi piace parlare di questo. Se non è successo, non ti posso dare una risposta. Quello che posso dire è che tre mesi fa più o meno, parliamo del periodo di Budapest, c'era quasi un dramma a pensare che io potessi andare via. Ai giocatori a Budapest ho detto che sarei rimasto, due-tre giorni dopo abbiamo giocato contro lo Spezia ed ero squalificato. Torino in campo dopo la partita e ho detto ai tifosi che sarei rimasto. Due-tre giorni dopo ho visto il presidente Dan Friedkin e ho dato la mia parola che sarei rimasto".

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