Più di un tecnico: Cesare Prandelli e una nuova veste in viola, perché è una scelta saggia
Spesso, anche in tempi piuttosto recenti, accostare un allenatore a ruoli differenti da quello del tecnico ha scatenato reazioni non certo entusiastiche da parte del diretto interessato: il lavoro amato dal tecnico è quello del campo, del contatto quotidiano coi giocatori, la possibilità di trasmettere qualcosa in settimana per poi vederla tradursi in partita. Per questo provare a sradicare un allenatore dalla sua casa appare un esercizio persino offensivo, una sorta di affronto: qualche anno fa, dopo il ritorno di Claudio Ranieri sulla panchina della Roma, qualcuno ipotizzava ad esempio un futuro in dirigenza per l'esperto tecnico testaccino. Lui no però, non lo immaginava: sentiva la panchina come il suo posto, neanche l'amore per la Roma poteva insomma spostare la questione, rendere la scrivania più attraente del campo.
E allora perché ripensarci, perché riproporre un'idea simile? Perché il ritorno di Cesare Prandelli sulla panchina della Fiorentina non è stato banale, non è arrivato in un momento qualsiasi né per la vita del tecnico né per la vita della Fiorentina stessa. Prandelli è tornato dopo dieci anni con una proprietà diversa, una proprietà nuova nel calcio italiano e ancora bisognosa di conoscere i meandri del sistema calcio del nostro Paese, di ambientarsi al meglio. Un doppio binario, dunque, per Prandelli: guidare verso la salvezza la squadra, compito del resto ancora da raggiungere, ma al contempo accrescere la "quota viola" all'interno del club, rappresentare quel legame con la città e con un passato glorioso, un filo sottile chiamato a legare tempi diversi dunque, in un momento delicato e per certi versi surreale, senza tifosi al Franchi.
E, come detto, neanche per Prandelli il momento era consueto: del resto l'ex CT ha già avuto modo di togliersi soddisfazioni importanti nel calcio, al di là di una flessione di risultati emersa negli anni, e in qualche modo poteva apparire già proiettato con forza sulla sua vita anche fuori dal pallone, senza l'urgenza di allenare "per forza", di accettare tutto pur di esserci. Proprio da qui, dalla particolarità del momento e dal ruolo di Prandelli, può trarre un senso l'idea di pensarlo in una funzione diversa nel futuro gigliato: non allenatore in sostanza, senza però viverla come una retrocessione.
Al di là di quello che sarà il nuovo tecnico della Fiorentina, in caso di mancata conferma di Prandelli, immaginare l'ex CT come mentore, come "padre" e come uomo di fiducia all'interno della società ha un effetto di garanzia per i tifosi così come per la società stessa. Il tutto in un momento che dovrà essere di ripartenza, in cui sarà necessario trovare gli ingredienti giusti per far riprendere giri alla macchina viola nel migliore dei modi, dopo anni complicati. Anche figurarsi Prandelli come potenziale responsabile del settore giovanile può esercitare un certo fascino, la predilezione del tecnico per i giovani è cosa nota e, ancor di più, sarebbe importante un punto di riferimento del genere dal punto di vista umano e valoriale prima ancora che tecnico, il tutto in un periodo che sfocerà poi nella realizzazione del Centro Sportivo viola, il Viola Park che farà da casa per tutte le formazioni gigliate (dalle giovanili alla squadra femminile, oltre ovviamente alla prima squadra).
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