Nuove certezze e vecchi vizi: cosa rimane di Fiorentina-Monza?
Dopo una sosta tanto lunga quanto ricca di aspetti incoraggianti, anche al di là dei risultati delle amichevoli, la Fiorentina si è riaffacciata sul campionato con un pareggio interno, contro il Monza, e lo ha fatto palesando nuovi spunti incoraggianti da cui ripartire e vecchi difetti che la pausa non ha evidentemente cancellato.
Il punto raccolto contro il Monza non può ovviamente soddisfare, rendendo ancor più utopistica la rincorsa al settimo posto, ed è dunque possibile individuare da un lato gli aspetti più confortanti e, dall'altro, le insidie ancora presenti all'interno del cammino gigliato.
Bianco risponde presente
Una delle incognite principali, già alla vigilia, riguardava il centrocampo e la coperta decisamente corta con cui Italiano si trovava a fare i conti: Amrabat appena tornato dal Mondiale e Mandragora indisponibile hanno reso necessario rimescolare le carte, puntando su elementi diversi. Da un lato Duncan, spesso in panchina in favore di Mandragora fin qui, e dall'altro il debutto da titolare in campionato del giovane Alessandro Bianco.
Si è detto tanto riguardo alla necessità di far spiccare il volo al centrocampista classe 2002, senza accontentarsi degli allenamenti svolti con la prima squadra, e la sfida col Monza ha dato in questo senso risposte valide da più punti di vista. Bianco si è rivelato un interprete ideale per agire da interno nel 4-2-3-1, abbinando ordine, intensità e capacità di alternare giocate di prima ad azioni palla al piede. L'azione del gol di Carlos Augusto lo vede in qualche modo corresponsabile ma, come spiegato da Italiano, la prova del giovane viola è da considerare di buon livello.
Un Cabral in più
Accanto a un Bianco maturo e coraggioso possiamo ovviamente individuare nella prova offerta da Cabral un seme di speranza per i viola, pensando alle prossime uscite. Il brasiliano ha messo a segno un gol di pregevole fattura, guadagnando terreno sul marcatore con un'impressionante scatto e facendo partire un destro potente sul secondo palo.
Un gol da centravanti puro, un concentrato di furia agonistica e potere fisico, che ha esaltato comprensibilmente il Franchi e che ha spostato certo l'asticella pensando alle valutazioni sull'ex Basilea. Adesso diventa necessario confermarsi, la parte certo più insidiosa, ma è evidente che la forma fisica e la grinta mostrate dal brasiliano siano una gradevole novità di questo 2023 viola: le voci di mercato, a questo punto, si fanno ancora più lontane.
Un problema di concretezza
Passando alle note dolenti, tutt'altro che inedite, possiamo vedere come la Fiorentina abbia confermato la difficoltà a concretizzare le occasioni dopo essere passata in vantaggio: il bottino di 1-0 con cui i viola sono andati all'intervallo era fin troppo magro rispetto a quanto prodotto e non sono mancate occasioni sprecate per provare a indirizzare diversamente la sfida.
In particolare spicca la grande capacità di Ikoné di liberarsi al tiro e di saltare l'uomo, come pochi altri in Serie A, senza però poi tradurre tutto in freddezza sottoporta o nella soluzione ideale quando si avvicina all'area piccola: una nota dolente che col Monza è emersa a più riprese e in modo dirompente. Il discorso non si esaurisce però con Ikoné, sarebbe deleterio farne un capro espiatorio: capita fin troppo spesso che ai limiti dell'area si fatichi a trovare il corridoio giusto, ancor di più capita che chi arriva a inserirsi temporeggi troppo e non si prenda rischi, ripartendo da soluzioni più elaborate ma prevedibili.
La tenuta fisica
Ultimo ma non ultimo il calo evidente tra primo e secondo tempo, con tanti giocatori apparsi decisamente sulle gambe nel corso della ripresa e, di conseguenza, più macchinosi nelle giocate e meno reattivi rispetto al Monza. Gli uomini di Palladino, dopo un primo tempo sottotono, hanno tirato fuori grandi risorse nella ripresa anche grazie ai cambi azzeccati da parte del tecnico.
Dall'altra parte, di fronte ai primi segnali di calo, Italiano si è rivelato ben più attendista e ha aspettato per effettuare i cambi (con riferimento specifico ad Amrabat per Bianco e Kouamé per Saponara). Il calo fisico in questione sorprende ancor di più pensando all'assenza dall'undici titolare dei calciatori impegnati al Mondiale come Milenkovic, Jovic e Amrabat: un turn-over che non è stato evidentemente sufficiente per allontanare il peso della sosta dal punto di vista della preparazione.