Nuovo Franchi, perché il progetto vincitore sta raccogliendo tante critiche
Dicesi bubare: brontolare, mugugnare, in sostanza esprimere dissenso ma farlo a mezza bocca. A Firenze bubano, lo fanno incessantemente, rendendolo di fatto un approccio naturale alle faccende che ti si parano davanti: poteva sfuggire a questa legge, domanda retorica, il momento della presentazione al pubblico del progetto vincitore per la realizzazione del rinnovato Artemio Franchi, con annessa riqualificazione del quartiere di Campo di Marte? No, la risposta è no.
Le sedi in cui calcio e politica s'intrecciano, anche in pompa magna, sono tra l'altro le più ghiotte occasioni per sbuffare, storcere il naso o sostenere che, senza dubbio, "se me lo facevano fare a me veniva meglio" (in barba a ogni architetto di grido, a ogni studio di comprovata esperienza o prestigio).
Va da sé, ci saremmo stupiti del contrario, che al momento dell'individuazione del progetto di David Hirsch e del gruppo Arup Italia come vincitore si è levato un coro di voci social pronto a sottolineare come "gli altri progetti fossero migliori" e come "di tante belle presentazioni siano andati proprio a scegliere la peggiore".
Un lungo iter burocratico, un concorso internazionale con ben trentuno progetti partecipanti e un'apposita giura di esperti chiamata a passare al vaglio e filtrare le idee più valide, fino ad arrivare alle otto presentate ieri nel Salone dei Cinquecento, il tutto - insomma - per concludere col consueto scuotimento di capo sconsolato ed annessi sbuffi. Esistono però delle ragioni individuabili, neanche troppo tra le righe, per capire i perché di tale dissenso e di una reazione non propriamente entusiastica rispetto al progetto vincente (dissenso curiosamente unanime tra l'altro, questo sì sorprende).
I motivi delle critiche al progetto vincente
Il primo aspetto critico, la prima causa di delusione, riguarda le aspettative connesse al vero sogno di Rocco Commisso per la sua Fiorentina, quello di uno stadio di proprietà realizzato lontano da Campo di Marte e non vincolato alla struttura dell'impianto già esistente. In tanti, da quando Commisso rimarca con forza il peso di uno stadio di proprietà realizzato ex novo, erano già proiettati sul futuro, senza vincoli o senza limitazioni (architettoniche e strutturali) connesse al vecchio e storico impianto.
Esiste poi il confronto, legato alle brevi presentazioni mostrate ieri, con gli altri progetti: la quasi totalità di questi, effettivamente, presentava linee più avveniristiche e un distacco più netto rispetto all'attuale conformazione dello stadio Franchi che, invece, rimane piuttosto presente all'interno del progetto che si è aggiudicato infine il concorso. Molte critiche si legano, insomma, all'idea di una costosa ristrutturazione priva di ragioni effettive di natura estetica, di elementi che lascino a bocca aperta.
La sobrietà e la sostenibilità a livello ambientale ed energetico, insieme a un impatto visivo "educato", non rappresentano in sostanza - agli occhi dei tifosi - motivi per cui iniziare a sognare di frequentare uno stadio che (dalle primissime immagini) si teme possa somigliare pesantemente all'impianto attuale, quello che Commisso non ha mai mancato di apostrofare (perlopiù per problemi di manutenzione ormai palesi).
La possibile posizione del club
Una presentazione meno spettacolare delle altre e un impatto meno dirompente, assieme al timore di un impianto troppo simile al Franchi originale, contribuiscono dunque a sedare gli entusiasmi: come se, di fatto, la scelta del progetto si legasse maggiormente alle disposizioni e ai pensieri della Soprintendenza anziché agli auspici espressi a più riprese da Commisso (e al parallelo progetto Viola Park, fiore all'occhiello della proprietà).
Si apre a questo riguardo un'ulteriore parentesi, quella cioè legata al coinvolgimento della Fiorentina e alla volontà viola di immaginare un futuro dentro al nuovo Franchi, sempre a Campo di Marte: in tal senso non può bastare una semplice presentazione, le parti dovranno in sostanza valutare quanto l'area del rinnovato stadio possa rendere a livello commerciale, un discorso strategico nei piani di Commisso e - per forza di cose - decisivo per capire quale potrà essere il coinvolgimento concreto viola nella realizzazione del progetto, affinché non si scivoli poi nel paradosso di un nuovo Franchi senza la Fiorentina intenzionata a utilizzarlo come impianto.
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