Obiettivi, identità e Sardegna: Davide Nicola si presenta da tecnico del Cagliari

Davide Nicola
Davide Nicola / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Dopo il bagno di folla ricevuto al momento del suo arrivo all'aeroporto di Elmas, Davide Nicola si è presentato ai tifosi e ai giornalisti nella conferenza stampa di inizio stagione. Il nuovo allenatore del Cagliari ha parlato della sua scelta, di identità, della Sardegna e di obiettivi stagionali. Queste le parole del mister, riportate da centotrentuno.com.

"Desidero ringraziare tutta la gente per l'accoglienza di ieri, davvero inaspettata e fantastica. Ho subito sentito il senso di appartenenza e di famiglia di questa città. Ora voglio solo lavorare instancabilmente. Entro nella storia del Cagliari in punta di piedi come è giusto che sia ma voglio contribuire a questa storia. Non ho lasciato Empoli ma ho accettato il Cagliari, sono sfumature di significato importanti. A Empoli ho fatto un'esperienza formativa ma da tempo avevo il desiderio di allenare il Cagliari. Questa piazza da fuori mi ha sempre coinvolto e ora ho la fortuna di esserci dentro".

"Sicuramente è stata una trattativa lunga perché c'erano coinvolte due società serie e ognuno ha rispettato i valori e le necessità dell'altro. C'è stato un confronto sereno e ognuno ha preso la propria strada. Tutto è successo nei modi e nei tempi più giusti. Ranieri è una persona e un allenatore che non si può confrontare con nessuno, per me è unico. Ci siamo sentiti, anche nella settimana precedente alla mia salvezza ad Empoli. Quello che mi ha scritto lo conservo ancora, raccogliere l'eredità di Ranieri è un motivo in più che mi ha spinto alla scelta. Mi è sempre piaciuto il carattere di Ranieri e raccolgo un grande testimone".

"Rispondo volentieri sul mercato, ma la priorità per me è quella di conoscere i giocatori. Questo ho chiesto come primo passo al club, in carriera ho allenato solo Scuffet di questo gruppo. Non vedo l'ora di conoscere le loro qualità e la loro funzione nel mio progetto. Inizierò a conoscerli e poi penseremo al mercato. A me non piace fare proclami inutili, voglio solo lavorare. Certo che le partenze di Dossena e Nandez sono importanti ma la società lo sa benissimo. Abbiamo tempo per fare ogni valutazione".

"Il Cagliari ha forti valori che voglio preservare. Ranieri lo scorso anno avrà fatto le sue valutazioni e l'anno scorso giocava in modo molto diretto e con grande compattezza tra i reparti e un buon equilibrio. Io per caratteristiche e idee ho le mie e vogliamo rendere funzionale l'inserimento dei nuovi giocatori. In questa lunga trattativa io e Bonato siamo sempre stati in contatto e molto allineati nel lavoro. Giocare in casa è sempre motivo d'orgoglio e di soddisfazione oltre che di forza. Iniziamo con tante gare interne ma la visione deve essere più ampia e dobbiamo avere un rendimento qualitativo sia in casa che in trasferta. Anche perché la continuità la trovi solo così. Non guardo mai però per esperienza a calendario o avversario, troviamo la nostra identità per potercela giocare sempre".

"Ho sempre avuto il desiderio di essere qui in Sardegna su questa panchina, ora sono immerso in questa sfida. Il resto sono parole, voglio entrare nella mentalità sarda e capire come creare una sinergia di identità in campo. Voglio che i tifosi si riconoscano con la squadra. A me piace il gioco aggressivo e dinamico e non vedo l'ora inizi questa nuova stagione per rappresentare un popolo dietro di noi".

"Cagliari come occasione per togliersi l'etichetta da uomo salvezza a stagione in corso? Miracoli non ne ho mai fatti, credo solo nel lavoro e credo in me stesso. Le etichette sono espressione giornalistiche, questo è il vostro compito. A me interessa raggiungere gli obiettivi e dimostrare in campo idee e valori. Questo credo di averlo sempre fatto, poi il lavoro è flessibile ma io alleno per trasformare le idee e l'entusiasmo in emozioni. Penso davvero solo a fare e a farlo con il massimo entusiasmo".

"Io ho rapporti con le persone, che abbiamo 10 o 40 anni non cambia. Le qualità sono a prescindere dall'età. Chiaro che chi ha esperienza in determinati momenti puà essere affidabile ma i giovani hanno qualità e serve avere pazienza con loro. Io guardo le persone e apprezzo molto chi ha fame e voglia di arrivare. Con me chi ha fame va molto d'accordo. Il Cagliari deve consolidare la categoria, già questo è un miglioramento. Non è facile centrare obiettivi sul campo, più facile farlo a parole. Tutto abbiamo ambizione ma va contestualizzata. Un sogno costa fatica, lavoro e programmazione".

"Per la storia recente l'obiettivo è la salvezza. La salvezza è sempre fondamentale, squadre come l'Atalanta hanno costruito un percorso straordinario solo in anni. Mantenere la Serie A per anni significa avere oculatezza e ambizione, poi con la continuità puoi sognare. Prima arriviamo alla salvezza e meglio è. L'identità va acquisita, devi imparare a stare in campo con una mentalità. Una volta che ci riesci puoi giocare di squadra contro tutti, anche contro avversari che sulla carta sembrano più forti. La differenza tra giocare in casa o fuori casa non deve essere riferita solo alla spinta della nostra gente. I risultati sono figli di molte situazioni ma questa mentalità per me è fondamentale".


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