Oltre alle reti c'è di più: gli assist di Artem Dovbyk
Artem Dovbyk è pronto a sbarcare in Italia in mattinata e a diventare il nuovo centravanti della Roma: dopo l'accordo trovato col giocatore, ormai appurato da tempo, la giornata di ieri è stata quella giusta per sancire anche l'accordo col Girona e per porre le basi dell'ennesimo acquisto in attacco (dopo l'ufficialità di Soulé).
Il Pichichi della stagione 2023-24, coincisa con la solita vittoria del Real Madrid, ma anche con la storica cavalcata del Girona in Champions League. 24 gol e un premio vinto all'ultima curva contro Alexander Sorloth; un'annata che resterà come nota particolare di una classifica che dal 2009 al 2023 si è sempre tinta o di blanco o di blaugrana (Lionel Messi, Cristiano Ronaldo, Luis Suarez, Karim Benzema e Robert Lewandowski i precenti vincitori del premio Pichichi).
Un exploit che non poteva passare inosservato e che il club colochonero aveva guardato con interesse, come prima opzione per il dopo-Morata. Beffato l'Atletico, dunque, l'attaccante ucraino volerà verso la Capitale italiana: ma quali sono le sue caratteristiche oltre al senso del gol? E come giocava nella scorsa stagione con il Girona?
Senso del gol e sensibilità nell'assist
Un metro e 89, piede mancino e dominio aereo. Dei 24 gol segnati nella precedente Liga, ben 6, un quarto del totale, sono arrivati di testa. Artem Dovbyk è un attaccante d'area di rigore che sa fare anche tanto altro. La maggior parte dei suoi tocchi (33%) sono arrivati negli ultimi 16 metri, una statistica nella quale, in Spagna, soltanto Rodrygo e Vincius, calciatori completamente diversi da lui, sono riusciti a superarlo.
Se ampliamo lo sguardo ai principali campionati europei, Artem Dovbyk ha fatto così bene da potersi sedere al tavolo dei fenomeni, almeno in riferimento alla passata stagione. 24 gol e 8 assist per un totale di 32 partecipazioni dirette alla rete, meno soltanto di Harry Kane (44), Kylian Mbappé (34) e Cole Palmer (33). Opta Analyst, nel suo sistema di comparazione, lo presenta come più simile ad Erling Haaland per le qualità espresse nella stagione 2023-24, anche se scomodare paragoni così importanti spesso danneggia i calciatori emergenti.
Il senso del gol di Artem Dovbyk non è una novità dell'ultimo anno. L'attaccante ucraino, primo nazionale a vincere la classifica marcatori di uno dei principali campionati europei dopo Andryi Shevchenko (2004), si era già distinto anche prima del suo sbarco in Catalogna. Due volte capocannoniere della Premier Liga ucraina con la maglia del Dnipro, sia nella stagione interrotta a causa dell'inizio della guerra con la Russia, sia nella successiva (rispettivamente 14 e 24 gol). Una crescita evidente per la quale il Girona ha investito poco più di 7 milioni di euro, quintuplicandoli dopo una sola stagione.
Andando oltre i suoi numeri eccezionali e la sua presenza in area di rigore, occorre chiarire che Artem Dovbyk sa partecipare al gioco anche in zone di campo trafficate. 8 assist non sono una cifra banale per un calciatore di movimento in generale, figurarsi per una prima punta, e la varietà dei tocchi con cui ha propiziato i gol dei compagni aiuta a rendere più nitida l'immagine dell'attaccante ucraino. Dovbyk sa associarsi e sa duettare mandando l'avversario a tu per tu con il portiere; ha imparato a usare molto bene il suo fisico imponente ed è capace di gestire la pressione anche degli avversari più irruenti, sfruttandola per creare spazi alle loro spalle.
Attacca la profondità dietro la linea difensiva e ha idee chiare sul da farsi anche in situazioni scomode. Al Girona è riuscito tutto nella passata stagione, ma non si può parlare di una piccola solo a causa dello status. Stiamo parlando di una squadra che si è comportata da big, ottenendo più di 80 punti e dominando anche avversari come Barcellona e Atletico Madrid. Come succede spesso, non si può affermare che Artem Dovbyk debba imparare a imporsi in un club di un livello superiore, che debba abituarsi a superare difese che si chiudono e aspettano. Gli è già successo nella precedente annata e il numero di tocchi negli ultimi 16 metri in parte lo dimostra.
Guardando al recente passato giallorosso, l'attaccante più simile potrebbe essere Edin Dzeko. La tranquillità nel gestire la sfera in diverse situazioni, quella di staccarsi e allargarsi sulle fasce, senza perdere credibilità in zone scomode per giocatori della loro stazza; la fluidità del movimento dei loro corpi longilinei non è facile da rintraccare. A differenziarli è chiaramente la dimensione delle carriera e la preferenza del piede, che lo renderà il quarto calciatore offensivo mancino della Roma di De Rossi (Dybala, Soulé, Baldanzi), senza considerare Joao Costa e Solbakken.