Organizzazione e sofferenza: come il Marocco è arrivato in Semifinale del Mondiale
Walid Regragui festeggiato dai suoi calciatori come alla fine di un torneo. Il torneo in questione non è assolutamente terminato, ma il Marocco una pagina meravigliosa di storia l'ha già scritta. Dopo aver eliminato Canada, Belgio, Spagna e Portogallo, la Nazionale in questione è diventata la prima africana a qualificarsi a una Semifinale del Mondiale.
Tra le prime quattro del 2022, nonostante il valore transfermarkt sommato dei suoi calciatori fosse al 17° posto tra le 32 Nazionali partecipanti alla Coppa del Mondo. In un torneo in cui spesso anche figure di spicco rilasciano dichiarazioni soffermandosi sulle componenti individuali di ogni selezione, il Marocco ha stravolto passato e contemporaneità e, contro ogni pronostico, ha tracciato un percorso storico grazie a un'organizzazione e applicazione forse senza precedenti a questo livello.
È la Coppa del Mondo e la vincono i più forti, almeno in tempi recenti. Il percorso di questa Nazionale non è breve, ma ha subito una svolta decisiva a settembre scorso. Cambio allenatore a tre mesi dal via della competizione: fuori Vahid Halilhodzic (in carica da tre anni) dentro Walid Regragui.
8 gare totali sulla panchina del Marocco e un solo gol subito (l'autogol di Aguerd contro il Canada). Aggiungendo alle 5 del Mondiale, le 3 amichevoli disputate contro Cile, Paraguay e Georgia, le statistiche della selezione marocchina sono impressionanti. Una volta può capitare, due possono essere un caso, ma da tre in su si inizia a dubitare delle proprie certezze.
Il Marocco è forte. Testimoniano Canada, Belgio, Croazia, Spagna e Portogallo. Cinque squadre contro cui la formazione di Regragui ha concesso meno di 5 xG (pochissimo) subendo 0 reti da calciatori avversari.
Non è solo questione di modulo (per chi ancora pensa che il 4-4-2 sia più difensivo di un 4-3-3 o di un 3-4-3), ma di applicazione degli interpreti in campo. Come spiega impeccabilmente Fabio Barcellona su Ultimo Uomo, contro il Marocco la Spagna (e diverse altre squadre) è andata in estrema difficoltà a causa del blocco difensivo medio-basso degli avversari. L'ossessione per la copertura delle linee di passaggio al centro di En-Nesyri, Ounahi e Amallah; il lavoro di diagonali a chiudere operato da Amrabat davanti alla difesa e la volontà di portare il gioco di Luis Enrique sulle corsie esterne, all'uno contro uno con i rapidi Hakimi e Mazraoui, subito raddoppiati da Boufal e Ziyech, hanno punito gli iberici lasciandoli fuori agli Ottavi del Mondiale.
E se con la Spagna la formazione di Regragui aveva stupito, con il Portogallo si è superata, riuscendo a passare il turno senza l'ausilio di supplementari o rigori. Attiat-Allah ha sostituito Mazraoui (infortunato) e ha fornito l'assist per l'imperioso stacco di En-Nesyri, El Yamiq ha sostituito Aguerd (infortunato) e ha concluso una partita praticamente perfetta con tanto di bacio sulla testa a Pepe, nell'occasione finale fallita dal difensore del Porto.
4-3-3 o 4-1-4-1 poco cambia (se mediano e prima punta sono comunque sfalsati), ciò che conta è che per questo Marocco tifano tutti, nonostante il calcio che offre non sia spettacolare e spumeggiante. Il primo aspetto riguarda la capacità del tecnico Regragui di creare una squadra così solida con soltanto tre gare a disposizione in meno di tre mesi; l'altro è l'impressionante tenuta difensiva di una squadra che non va più chiamata favola, ma certezza.
Bono è un para-rigori che ha totalizzato 3 clean sheet in questo Mondiale come Pickford e l'Inghilterra (sarebbero 4, ma contro il Belgio ha giocato Munir), Hakimi eccelle nelle statistiche difensive di intercettazioni, contrasti vinti e tackles, così come Amrabat e Ounahi. Saiss in quella delle chiusure difensive, Boufal in quella dei falli subiti, Ziyech per i blocchi difensivi e ancora En-Nesyri nei duelli aerei (fbref,com).
Una squadra coordinata e soprattutto bella da veder soffrire. La difficoltà che per minuti e minuti incontrano i suoi avversari nel creare palle-gol pulite e nitide è apprezzabile e non è da ricondurre al caso o a una prestazione necessariamente negativa. Il Marocco disturba, complica, costringe sempre a un tocco in più. Il pallone lo prende poco (35% possesso contro la Croazia, 33% contro il Belgio, 27% contro il Portogallo e 23% contro la Spagna), ma quando finalmente lo controlla ha idee chiare da sviluppare in transizione con velocità.
Se dovessimo scegliere un calciatore simbolo di questo Marocco sarebbe senz'altro Azzedine Ounahi, centrocampista classe 2000 dell'Angers, assoluta rivelazione di Qatar 2022. Incensato da Luis Enrique nel postpartita della Spagna, contro il Portogallo ha messo in campo un'altra generosa, sfiancante e pazzesca prestazione. Corre per due o tre, non ha paura di ricevere pallone in zone delicate del campo, conduce con personalità e ha anche le qualità per regalare ai compagni l'ultimo passaggio.
Riuscirà il Marocco nella penultima impresa del Mondiale? Deschamps ha ora avuto modo di capire che la squadra di Regragui fa sul serio: come farà la Francia a segnare alla porta difesa di Bono?