Perché Casadei alla Fiorentina sarebbe un affare per tutti

Una prospettiva win-win: utile per i viola, per il calciatore e per il Chelsea
Crystal Palace v Chelsea FC - Premier League
Crystal Palace v Chelsea FC - Premier League / Vince Mignott/MB Media/GettyImages
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La ricerca di centrocampisti da parte della Fiorentina è uno dei tormentoni di questa fase di mercato, conseguenza di addii in massa che hanno toccato la mediana dopo la fine della stagione. Un vero esodo che ha visto fare le valigie Bonaventura, Arthur, Duncan, Castrovilli e Maxime Lopez: Palladino si trova con Mandragora, Bianco e Barak (qualora arretrasse il raggio d'azione, tornando a giocare da interno) come uniche scelte per il suo 3-4-2-1: sugli esterni e sulla trequarti le soluzioni abbondano, in mezzo il piatto piange. Accanto ai soliti noti, citati da settimane ma rimasti in stand-by, sta emergendo il profilo di Cesare Casadei del Chelsea, classe 2003 protagonista di una traiettoria quanto mai curiosa.

La traiettoria inglese di Casadei

Primo dato insolito è quello relativo a un esordio in prima squadra arrivato col Reading e non con l'Inter, dopo la virtuosa trafila con le giovanili nerazzurre. Curiosità connessa alla cifra che il Chelsea ha deciso di investire sul calciatore (privo di presenze tra i professionisti) nell'agosto del 2022: 15 milioni di euro più 5 di bonus, un investimento non esorbitante rispetto agli standard iperbolici dei Blues ma, in senso più ampio, un attestato di fiducia per un calciatore ancora da formare. L'impatto coi Blues si rivela ostico anche per calciatori strapagati, più reclamizzati rispetto al nostro Casadei, e non sorprende dunque che il 2003 italiano abbia dovuto attraversare un periodo di gavetta tra la seconda squadra e due prestiti in Championship, col già citato Reading e col Leicester.

In un contesto "intasato" di talenti emergenti, come quello dei Blues, diventa logico che farsi strada possa essere arduo anche a fronte di un buon impatto: Casadei - nell'Under 21 del Chelsea - ha subito dato seguito a quanto fatto vedere nelle giovanili nerazzurre, segnando con continuità e dimostrando di meritare una chance al di fuori del contesto giovanile. Da febbraio a maggio 2023 ha dunque avuto modo di mettersi alla prova col Reading, agli ordini di Ince e poi di Hunt, attraversando anche cambiamenti di natura tattica (passando dal 3-5-2 al 4-4-2) ma non perdendo il posto da titolare e palesando la versatilità che - già a livello giovanile - aveva mostrato.

Una stagione sfortunata per il Reading, retrocesso in League One, ma che ha dato modo a Casadei di mettersi alla prova in un contesto più duro rispetto all'Under 21, misurandosi peraltro con un'evoluzione tattica che lo ha emancipato dalla nomea di mezzala del tutto dedita all'inserimento (con gol a valanga come effetto) e che lo ha reso un ideale centrocampista box-to-box. Si può riflettere su quanto affermò lo stesso Casadei ai tempi dell'esplosione con la Primavera nerazzurra, a La Gazzetta dello Sport: "Nell’Inter ovviamente guardo i centrocampisti, in particolare Brozovic e Barella: sono due grandissimi campioni. Cosa vorrei rubargli? A Barella l’intensità, a Brozovic la serenità con la palla".

Moderno e completo

Un proposito che fa intendere quanto lo stesso Casadei abbia lavorato per diventare il più completo possibile, un vero e proprio jolly a metà campo, in grado di agire da mezzala ma anche da interno o all'occorrenza sulla trequarti. Tra l'esperienza al Reading e quella al Leicester, nuovo prestito in Championship, si pone l'incredibile avventura ai Mondiali U20, un'esperienza vissuta da vero trascinatore dell'Italia di Nunziata (fermata solo in finale) grazie all'incredibile score di 7 gol in 7 partite, scendendo sempre in campo da titolare e non venendo mai sostituito. L'idillio con il gol non deve però distrarci dell'evoluzione tattica palesata già al Reading, perfezionata poi nel Leicester di Maresca.

L'avventura agli ordini del tecnico italiano - curiosamente - è partita proprio con una rete, quella decisiva siglata contro il Cardiff da subentrato: un sinistro da rapace dell'area di rigore, su suggerimento del bomber Vardy. Il timbro ideale per ambientarsi nelle Foxes, realtà chiaramente più ambiziosa rispetto al Reading e capace poi di conquistare il ritorno in Premier a fine stagione. Oltre alle capacità d'inserimento e allo stacco aereo, utile nelle incursioni in area, si sottolinea come il classe 2003 abbia affinato le proprie doti in fase di non possesso, nella lettura del gioco e nella capacità di essere utile anche in fase d'interdizione, facendo valere anche il gran fisico e l'atletismo.

Qualità che, unite al buon controllo e alla capacità di difendere il pallone nello stretto, costruiscono il prototipo del centrocampista completo e moderno. Una modernità che si traduce nella capacità di anticipare l'avversario, recuperare il possesso e sapere già quale scelta compiere per far ripartire il gioco, andando direttamente in verticale: il profilo di centrocampista offensivo abile negli inserimenti, insomma, appare superato e ci pone davanti a un prospetto già formato per trovare spazio in Serie A e per non perdersi ancora una volta nei meandri delle serie inferiori inglesi.

Prospettiva win-win

La sensazione di crescita appena descritta deve aver convinto (o almeno intrigato) anche Pochettino, data la scelta di richiamare Casadei al Chelsea a gennaio per risolvere l'emergenza infortuni: minutaggio ristretto per l'ex Inter ma una chance, finalmente, per assaporare la Premier League anche se non da titolare. Riallacciandosi alle esigenze della Fiorentina, rinforzare un centrocampo oggi povero di uomini, la suggestione Casadei appare ideale sia per un discorso tattico - data l'evoluzione che lo rende oggi congeniale per il ruolo di interno nel 3-4-2-1 di Palladino - sia come tipo di investimento "sicuro" e destinato a ripagare anche a lungo termine (essendo un classe 2003).

Maresca, pur avendolo avuto a disposizione nel Leicester per metà della scorsa stagione, lo ha lasciato fuori dal suo primo Chelsea (senza convocarlo per il ritiro) e i Blues possono riuscire a cederlo senza generare una minusvalenza, il calciatore - dal canto proprio - potrebbe misurarsi finalmente con la Serie A e con un calcio mai vissuto in prima persona, essendosi fermato al contesto della Primavera. Un'evoluzione naturale e costruttiva per testarne la maturazione e, d'altro canto, per goderci i frutti di quanto appreso negli anni di Championship e in un universo calcistico lontano dal nostro. Una prospettiva win-win che vale la pena - e la spesa - di portare fino in fondo.

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