Perché la Fiorentina può vedere il bicchiere mezzo pieno nonostante il 2-1 del Mapei
Ci sono sconfitte che bruciano in modo particolare, risultati che sanno di beffa e che hanno il potere di far crollare, come un castello di sabbia, quel che una squadra è riuscita a costruire. Il 2-1 del Mapei Stadium, e Italiano di certo non lo ha nascosto, ha tutte le carte in regola per unirsi alla lista dei passi falsi più beffardi, tanto da richiedere qualche ora per provare di fatto a digerire l'accaduto.
Non è complesso capire perché una sconfitta al 94' possa far male, a maggior ragione se arrivata in una sfida chiave per dare continuità alle ambizioni europee della Fiorentina, al contempo però esistono ragioni per cui continuare a ritenere virtuoso il percorso viola, in continuità con le ultime prestazioni e non, dunque, come battuta d'arresto realmente significativa (se non per la gestione dell'1-1 nel recupero, come a Empoli).
1. I giocatori in crescita
Un tema fondamentale, considerata soprattutto la tendenza di Italiano di variare uomini con continuità, riguarda il recupero o comunque la crescita di elementi fin qui frenati da problemi fisici o da un rendimento inferiore alle aspettative.
Il ballottaggio Dragowski-Terracciano si è riacceso, il polacco ha dato risposte confortanti e ha tenuto in partita i viola con buoni interventi. Castrovilli, dal canto proprio, è apparso il più attivo e dinamico, sfiorando il gol con un gran tiro dalla distanza e ricordando a tutti la tecnica di cui è dotato.
Ikoné, infine, ha dimostrato di meritare fiducia dal primo minuto e ha lasciato intravedere tutto il repertorio tecnico a disposizione, tra dribbling efficaci e un mancino educato. Tutti protagonisti che si riveleranno importanti da qui alla fine della stagione.
2. Il primo gol di Cabral
Fin qui Italiano ha ammesso di confidare in Piatek e nella sua maggiore conoscenza del contesto della Serie A, grazie alla conoscenza della lingua e degli avversari unite a un arrivo anticipato rispetto a Cabral, ma il brasiliano è entrato bene in partita ed è riuscito a rispondere presente sfruttando al meglio un cross tagliato dalla sinistra e trovando così il primo gol italiano.
Una rete che darà senz'altro fiducia al giocatore e che allontana il rischio di una pericolosa ansia da digiuno che, talvolta, può colpire gli attaccanti privi di esperienza in un dato contesto. Il ballottaggio costante con Piatek si fa dunque ancor più combattuto, con Italiano chiamato a capire - partita dopo partita - chi avrà le caratteristiche migliori per far male agli avversari.
3. Questione di episodi
Il primo distinguo necessario da fare, valutando la sconfitta del Mapei, riguarda i meriti del Sassuolo e il livello già dimostrato fin qui dai neroverdi, anche al di là dei risultati prestigiosi ottenuti contro Juve, Milan e Inter dagli uomini di Dionisi.
Si tratta di una sconfitta ben lontana dalle disfatte con Torino e Lazio, di una partita assolutamente equilibrata tra due realtà virtuose della stagione in corso, in grado di esprimere un gioco intraprendente e a tratti spettacolare, una sfida decisa dagli episodi e certo non vissuta passivamente dai viola.
Possesso palla, tiri in porta e dati sulla precisione dei passaggi sono esattamente speculari, diventa evidente come l'espulsione di Bonaventura sia stato un momento chiave: i viola hanno trovato la forza d'animo per partire all'assalto anche in dieci ma, una volta trovato l'1-1, hanno subito l'immediato ritorno neroverde e si sono trovati in difficoltà (con una formazione ormai spiccatamente offensiva oltre che priva di un uomo).
4. La sintonia coi tifosi
Un aspetto più che mai confortante riguarda il rapporto ormai ritrovato tra la squadra e la tifoseria, capace anche al Mapei di dar vita a un vero e proprio esodo e di cantare a gran voce e ininterrottamente per tutto il corso del match, nonostante i viola fossero sotto nel risultato.
Un aspetto non banale quello dell'armonia col popolo gigliato, che senz'altro potrà dare una spinta notevole anche al Franchi nelle prossime sfide contro Juventus (in Coppa) e contro il Verona in casa.
Evidente che l'incrocio coi bianconeri di Vlahovic in semifinale sia, sulla carta, un appuntamento da sottolineare sul calendario per i tifosi viola: arrivarci con un idillio in corso rimane un motivo di fiducia, una spinta in più al di là dei dati tecnici e tattici.
5. Tutti protagonisti
Non si tratta di turnover: quest'ultimo prevedrebbe una formazione titolare con, a momenti alterni, l'inserimento di riserve pronte all'uso. Siamo ben oltre, insomma: l'idea secondo cui non esistano titolari, spesso usata retoricamente dai tecnici, trova in Vincenzo Italiano una dimostrazione pratica ed effettiva, non un mero specchietto per le allodole mirato a tenere tutti sulle spine.
Di fatto l'allenatore viola non ha mai utilizzato la stessa formazione, non ha individuato un undici di base ma ha voluto premiare chi si è comportato meglio in settimana, alternando i giocatori a disposizione e non fornendo così particolari riferimenti agli avversari. Una logica che, soprattutto a centrocampo e in attacco, sembra in grado di far sentire protagonista l'intero gruppo, senza prime o seconde scelte.
Segui 90min su Instagram.