Perché gli allenatori sono pazzi di Lorenzo Pellegrini?

Lorenzo Pellegrini
Lorenzo Pellegrini / Paolo Bruno/Getty Images
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Dopo la dolorosa sconfitta-beffa nel derby, con tanto di polemiche arbitrali e veleni annessi, la Roma ha trovato il verso di rendere meno amaro il boccone e di rialzarsi con fiducia, lo ha fatto sul campo (coi successi su Zorya ed Empoli) ma se possibile lo ha fatto ancor di più finalizzando un rinnovo strategico, quello di Lorenzo Pellegrini. Un passaggio chiave, con significati importanti in campo come fuori: una garanzia di continuità, da capitano romano e romanista, che a Roma assume un ruolo tutto particolare, come marchio di fabbrica dai precedenti fortunati e illustri. Ma non c'è solo questo: ci sono attestati di stima che dicono molto, dall'ambiente giallorosso sì ma non solo.

Mourinho e Pellegrini
Mourinho e Pellegrini / Giampiero Sposito/Getty Images

Parole che pesano

Il timbro più importante, quello che resta più impresso, è certo quello stampato da José Mourinho in modo chiaro: ogni conferenza stampa, ogni dichiarazione pre o post-partita, è stata la sede di lodi sperticate nei confronti di Pellegrini, anche al di là di una fascia di capitano che (già da sé) dice tanto. A fine agosto lo Special One regalò l'ennesimo attestato di stima al suo numero sette spiegando che, se avesse a disposizione più di un Pellegrini, lo riterrebbe a sua volta titolare: non solo irrinunciabile dunque ma, addirittura, un elemento da clonare e replicare. Ma non finisce qui: Mourinho si è sbilanciato anche sul rinnovo, spiegando che "Pellegrini deve rinnovare domani", in modo da rendere chiaro quanto la firma fosse un passaggio nevralgico per il futuro della Roma. Alle parole di Mourinho si sono unite anche quelle di Aurelio Andreazzoli che, seppur sconfitto col suo Empoli all'Olimpico, ha ribadito quanto detto dal più illustre collega: in sostanza, così ha detto, ne avrebbe voluti anche quattro di Pellegrini a disposizione.

"Può fare tutto, se avessimo tre Pellegrini tutti e tre giocherebbero"

José Mourinho

I perché di un incanto

I numeri di questo inizio di stagione dicono tanto, Pellegrini ha trovato una concretezza mai vista in avanti e ha mostrato una capacità massima di sfruttare le proprie doti balistiche per superare il portiere avversario, con reti spesso di pregevole fattura oltre che con inserimenti puntuali e mortiferi per le difese. Numeri che parlano chiaro: 7 gol tra campionato ed Europa, quarto giocatore della Serie A per tiri in porta (il primo tra i centrocampisti, largamente) e nel panorama continentale è di fatto tra i più prolifici (insieme a Blas del Nantes, con 5 gol in 9 partite di Ligue 1).

Lorenzo Pellegrini, Tammy Abraham
In gol con l'Empoli / Paolo Bruno/Getty Images

Ridurre tutto alla vena realizzativa sarebbe però fuorviante: Pellegrini si sta rivelando l'interprete ideale per il 4-2-3-1 di Mourinho, un elemento in grado di dare equilibrio alla squadra, di portare disciplina tattica abbinata a qualità di palleggio, toccando tanti palloni e capendo al meglio come agire, da bravo direttore d'orchestra. I gol non sono del resto una novità assoluta, anche ripensando ai tempi di Sassuolo, ma lo spirito da leader e la sua funzione in entrambe le fasi hanno raggiunto una dimensione nuova, rendendo quella fascia da capitano e il rinnovato legame come gli sbocchi più naturali e diretti, spiegando in modo chiaro i motivi del debole (più che comprensibile) degli allenatori nei suoi confronti.


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