Perché Iachini non sarebbe il tecnico ideale per la Salernitana?
La Salernitana ha scelto di guardare oltre, di accantonare il discorso intrapreso con Davide Nicola e di procedere al cambio di allenatore: fatale, per le sorti del tecnico, la sconfitta per 8-2 rimediata contro l'Atalanta nella diciottesima giornata di Serie A.
Una sconfitta roboante e dall'ovvio risalto mediatico che non può, però, cancellare quanto di buono fatto fin qui dallo stesso Nicola. Ci riferiamo sia a quanto realizzato nella scorsa stagione, quella della salvezza miracolosa quando tutto sembrava condurre alla retrocessione, che valutando il buon margine sul terzultimo posto che i granata possono vantare attualmente (+9 sul Verona).
Esiste dunque, a questo punto, il necessario interrogativo su chi debba essere il tecnico scelto da Iervolino per sostituire lo stesso Nicola e per proseguire la stagione nel migliore dei modi. A tal proposito diventa necessario osservare come, in assoluto, sia complesso individuare profili che siano buoni per ogni stagione, che sappiano trascendere gli obiettivi strategici di un club in un dato momento storico.
Che profilo dovrà avere il nuovo tecnico della Salernitana?
E la Salernitana non sembra vivere oggi soltanto di quell'istinto di sopravvivenza che, senza badare troppo al come, vede nella salvezza l'unico faro che illumina la strada. Tutt'altro, esistono segni di ambizioni e di proiezione verso un progetto affatto conservativo: le voci su Benitez, al di là degli esiti, dicono tanto e spostano logicamente l'asticella.
Le valutazioni su Giuseppe Iachini, dunque, non muovono da una considerazione assoluta e granitica sull'ex tecnico della Fiorentina, già capace di fare da normalizzatore nel contesto gigliato, ma si legano a una coerenza tra il profilo che il club vuole assumere e quello del tecnico che dovrà guidarlo.
Iachini, valutandone i principi tattici e la carriera, può rappresentare un'ancora di salvezza salda per chi, nei momenti di difficoltà e di tempesta, vuole ridare serenità all'ambiente e arrivare, senza patemi d'animo, all'obiettivo prefissato. Una cornice che, perlomeno in linea di principio, non sembra adatta a descrivere la situazione dei campani, non sembra fotografarne le intenzioni.
Al contempo, chiaramente, può risultare illogico e fin troppo utopistico andare a caccia del nome di grido, del big che lasci a bocca aperta la piazza e che abbia forte impatto mediatico: la parola centrale è progetto e, in un'ottica progettuale, dovrà essere individuato un tecnico in grado di valorizzare una rosa ricca di qualità, il cui valore è aumentato in modo esponenziale in seguito al mercato estivo, e in grado soprattutto di intraprendere un discorso a medio-lungo termine, senza vestire i panni scomodi del "traghettatore".
Un profilo per certi versi congeniale, già emerso lo scorso anno prima dell'arrivo di Nicola, sarebbe stato quello di Daniele De Rossi, ovviamente precluso a causa dell'attuale esperienza alla SPAL dell'ex capitano giallorosso: le ambizioni e la voglia di crescere della proprietà, insomma, potrebbero essere le condizioni ideali per dare modo a un giovane tecnico di farsi le ossa e di dare entusiasmo alla piazza, senza dover necessariamente ricorrere ai "soliti noti" e agli specialisti dell'arrivo in corsa.