Perché il futuro di Garcia al Napoli appare compromesso? I 5 fattori determinanti

  • Ambizioni irrealistiche dopo una stagione magica
  • Fiducia a tempo e scetticismo della piazza
  • I segni d'insofferenza da parte dei leader
Garcia
Garcia / Francesco Pecoraro/GettyImages
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Il tema clou della giornata di ieri, tra voci di avvicinamento e improvvisi bagni di realismo, è stato senza dubbio quello del possibile ritorno in panchina di Antonio Conte - in Serie A - e di un avvicendamento con Rudi Garcia sulla panchina del Napoli, col corteggiamento di De Laurentiis nei confronti del tecnico salentino ad amplificare le voci insistenti di esonero per il francese.

L'enfasi mediatica attorno a tale ipotesi sembra svanita nell'arco di poche ore, Conte non avrebbe gradito un avvicinamento prima della formalizzazione dell'esonero del collega e preferirebbe comunque restare ancora fermo, ma è indubbio che la posizione di Garcia sulla panchina del Napoli possa apparire a ragione come compromessa o, quantomeno, come minacciata da più parti (dal punto di vista ambientale come della gestione della squadra). Proviamo a individuare le varie sfumature di un momento a dir poco delicato.

1. Una narrazione distorta

Khvicha Kvaratskhelia, Luciano Spalletti
Festa Scudetto a Napoli / Francesco Pecoraro/GettyImages

La gioia per lo storico Scudetto raggiunto dal Napoli, storico sia per la lunga attesa che per l'entità del dominio espresso dagli uomini di Spalletti nel corso della stagione, ha trovato un contraltare poco auspicabile nell'addio del tecnico di Certaldo (quando ci si immaginava il proverbiale anno sabbatico, senza potersi figurare un'esperienza come CT da lì a pochi mesi).

Un aspetto critico, per certi versi sottovalutato all'interno del racconto delle vicende partenopee, riguarda il carico di aspettative collegato all'approccio di De Laurentiis. In sede di festeggiamenti, del resto, il patron azzurro ha voluto spostare l'asticella in modo ambizioso, ponendo sul tavolo addirittura un auspicio di successo europeo (citando la Champions) e dando dunque per scontato che la squadra potesse confermare la magia del 2022/23. Un auspicio che, sulla carta, ha creato attese probabilmente insostenibili dopo un'annata irripetibile per antonomasia.

2. La fiducia a tempo

Rudi Garcia
Garcia in Napoli-Fiorentina / Ivan Romano/GettyImages

Passiamo alla stretta attualità e abbandoniamo i propositi estivi: la conferma di Garcia in panchina, perlomeno nel suo racconto mediatico, non appare certo granitica e particolarmente convinta. La stessa ammissione di De Laurentiis, "Con lui sto vivendo un momento no", rende chiaro quanto l'idillio sia già superato e quanto la fiducia nel tecnico francese appaia a tempo, condizionata già nell'immediato dai prossimi risultati e dalla possibilità di una nuova sconfitta dopo quella con la Fiorentina.

Presupposti che, già in sé, possono condizionare il lavoro dell'allenatore e possono in qualche modo minarne il ruolo all'interno dello spogliatoio, rispetto a un allenatore che gode invece del supporto completo da parte della proprietà (a livello mediatico oltre che sostanziale).

3. I retroscena sul casting estivo

SSC Napoli's Italian president Aurelio De Laurentiis gives a...
Garcia e De Laurentiis / KONTROLAB/GettyImages

Nell'ammettere il "momento no" con Garcia, nei giorni scorsi, De Laurentiis è anche entrato nel merito del lungo percorso estivo che lo ha condotto a scegliere il nuovo tecnico, il sostituto di Spalletti. Già in estate si è parlato a lungo dei tanti incontri, delle cene e delle impressioni lasciate sul patron azzurro dai vari candidati, un vero e proprio casting che partiva dal 4-3-3 come presupposto di base (per mantenere continuità tattica) ma che toccava anche aspetti caratteriali e di motivazione.

Il punto chiave qui, valutando la situazione tutt'altro che idilliaca di Garcia, è capire come il francese non fosse una prima scelta e quanto - di fatto - per De Laurentiis ci fossero candidati potenzialmente più validi per raccogliere l'eredità di Spalletti (ad esempio Thiago Motta, citato proprio dal presidente, o Luis Enrique). Un ulteriore segnale poco incoraggiante.

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4. Lo scetticismo della piazza

SSC Napoli v UC Sampdoria - Serie A
Spalletti / Simone Arveda/GettyImages

L'amore che ragionevolmente lega una piazza al tecnico che l'ha condotta allo Scudetto, dopo 33 anni di attesa e contro ogni pronostico della vigilia, porta con sé anche un lato "oscuro". Rende cioè difficile per chiunque altro andare a ricostruire quell'alchimia, riuscire a sfruttare quell'onda lunga di entusiasmo: l'imperativo sarà sempre quello di dimostrare qualcosa, di essere costantemente sotto esame e sottoposto a paragone.

Garcia, peraltro, non partiva col piede giusto sul fronte del calore da parte dell'ambiente azzurro: nomi come Conte o Luis Enrique avrebbero infiammato di più la tifoseria, l'ultima esperienza in Saudi Pro League e la distanza dal calcio "vero" hanno fatto sì, poi, che l'entusiasmo non fosse dirompente già a priori.

5. L'atteggiamento dei giocatori

Victor Osimhen of SSC Napoli (l) argues with Rudy Garcia...
Victor Osimhen / Insidefoto/GettyImages

Si tratta probabilmente del tema che sorprende di più e che potrebbe rivelarsi in grado di fare la differenza. Possiamo collocare lo spirito di squadra del Napoli di Spalletti, con la capacità di superare l'addio dei senatori e di valorizzare ogni ingranaggio, esattamente sul fronte opposto rispetto a quanto sembra accadere oggi: sostituzioni accolte con insofferenza, gesti plateali e casi mediatici in quantità, soprattutto se coi leader (tecnici e carismatici) come protagonisti.

Una serie di situazioni che, pensando a quanto accadeva solo pochi mesi fa, dà efficacemente il polso di un contesto ben lontano da quello perfettamente organizzato e coeso che si è tradotto poi in una stagione perfetta come quella passata, con Spalletti come vero e proprio "alchimista".