Perché Italiano ha il coltello dalla parte del manico rispetto alla Fiorentina
Sono giorni decisamente caldi a Firenze, non soltanto valutando l'aspetto meteorologico ma proiettandosi sulla posizione di Vincenzo Italiano sulla panchina della Fiorentina: dopo la fine del campionato, col ritorno in Europa grazie alla qualificazione alla Conference, il caso Torreira e i timori di mercato (la paura cioè di incappare in nuovi casi) hanno fatto sì che in città iniziasse a serpeggiare il sospetto, quantomeno il dubbio, che il futuro della panchina viola non sia poi così scontato e che non sia già scritto.
Il discorso contrattuale non indurrebbe allo spavento ma non mancano voci legate alla necessità di un rinnovo del contratto come marchio basilare per poter procedere: questa, ad esempio, è la posizione espressa oggi da Tuttosport, secondo cui un mancato prolungamento condurrebbe addirittura al divorzio immediato. Si attende dunque l'incontro tra le parti per mettere sul tavolo le rispettive attese, per scoprire le carte, ma al momento appare piuttosto lampante come sia il tecnico ad avere le argomentazioni più solide da giocarsi.
I casi di mercato
Un fastidioso filo conduttore della recente storia gigliata riguarda i casi di mercato, tradotti poi con un addio: il più eclatante e attuale riguarda Dusan Vlahovic, col suo passaggio alla Juventus nel corso del mercato invernale. Ma anche soffermandosi su Torreira, ormai destinato a una mancata conferma e di rientro all'Arsenal, appare chiaro che Italiano abbia raccolto un importante credito rispetto alla società: l'allenatore è riuscito cioè a portare risultati, con un ritorno in Europa dopo 5 anni di assenza, nonostante la cessione del giocatore più importante proprio nel vivo della stagione.
E ora, tornando appunto a Torreira, ci troviamo di fronte alla rinuncia di un uomo chiave nell'undici di Italiano: è evidente come la dirigenza debba avere un occhio di riguardo verso un allenatore in grado di valorizzare la rosa a disposizione, senza porre veti o senza pretendere niente a livello di mercato. L'"aziendalismo" di Italiano, insomma, lo mette in posizione di forza, con un giusto credito da riscuotere.
Il sostegno della piazza
Per rendere in modo plastico e concreto l'aspetto dell'approvazione della piazza basterebbe immaginare due sondaggi, uno sul gradimento nei confronti del tecnico e un altro sull'appoggio nei confronti della dirigenza. Esito piuttosto scontato: l'approvazione verso Italiano è tutto sommato trasversale, se non unanime, mentre pensando all'atteggiamento dei tifosi verso la proprietà è palese una maggiore difformità, una classica suddivisione (tipicamente fiorentina) tra Guelfi e Ghibellini.
La compattezza del sostegno verso il tecnico è un'arma evidente in mano allo stesso Italiano: la piazza è dalla sua parte mentre, d'altro canto, un potenziale divorzio condurrebbe una larga parte della tifoseria a contestare la proprietà, così come sta parzialmente accadendo per il mancato riscatto di Torreira. Anche per questo, insomma, Italiano ha particolare forza (sulla carta) da esercitare in sede di summit.
Il riconoscimento mediatico
Il rendimento e il gioco espresso dalla Fiorentina hanno fatto sì che, anche sul fronte nazionale, il nome di Italiano salisse alla ribalta e attirasse attenzioni di prestigio: colleghi e addetti ai lavori, anche esperti, lo indicano come uno dei tecnici più promettenti e validi del panorama italiano, importanti club come il Napoli, inoltre, sono stati accostati con insistenza proprio allo stesso Italiano.
Un futuro alla guida di una big, con l'Europa come scenario, sembra dunque nelle corde dell'ex allenatore dello Spezia: anche in questo caso sarà difficile, per i viola, fare la "voce grossa" rispetto a Italiano e al suo agente Ramadani in caso di vedute differenti e poco conciliabili.
Il gioco e i risultati
I tifosi e i media, si sa, son pronti ad abbracciare una causa e a farla subito cadere, in maniera talvolta ingenerosa o schizofrenica. Quel che rimane però, ed è oggettivo, sono i passi in avanti palesati dalla Fiorentina fin dall'arrivo di Italiano come tecnico: dal rilancio di giocatori ormai dati per partenti (come Saponara e Duncan) al gioco brillante, dalla valorizzazione di un patrimonio come Vlahovic fino ai punti in classifica.
Quella viola, del resto, è stata la squadra che ha palesato il maggior incremento di punti rispetto alla stagione scorsa: ben 22 punti in più rispetto al 2020/21 e un passaggio da posizioni rischiose a una corsa per l'Europa che mancava da tempo.
Il peso dei contratti
Esiste poi una questione certo poco incoraggiante dal punto di vista della società gigliata o, comunque, agli occhi di ogni club che ha in mano un patrimonio (un giocatore o un allenatore che sia). Il peso dei contratti, per quanto rassicurante sulla carta, finisce spesso per risultare insufficiente per mettere un club al riparo dalle scelte e dalle occasioni del momento: lo stesso Italiano, del resto, un anno fa ha lasciato lo Spezia per raggiungere i viola nonostante un contratto firmato da poco tempo.
Le certezze, insomma, sono merce rara: basti ripensare a quanto accaduto con Gattuso, già ufficializzato dai viola e poi finito al centro di un surreale caso che ne sancì il divorzio immediato col club. Un contratto insomma, fin troppo spesso, appare uno scudo più a livello mediatico che non sostanziale: qualcosa da agitare di fronte alle voci ma, frequentemente, una rete di sicurezza solo parziale in mano a un club.
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