Perché Italiano sarebbe il giusto compromesso per la panchina della Fiorentina
Come la proverbiale cottarella estiva, consumata nell'arco di pochi giorni, si è giù bruciato l'idillio Fiorentina-Gattuso, per molti timbro di garanzia sulle ambizioni viola, ambizioni ora da ribadire anche a livello mediatico rispetto a una piazza colta da ragionevole smarrimento e preda di giorni convulsi. Perdersi nelle radici di quanto accaduto, per scoprire colpevoli e protagonisti da mettere alla gogna, può diventare un esercizio sterile (in assenza di prese di posizione dei diretti interessati, chiarimenti che da clausola apposita non arriveranno) mentre il fulcro del discorso sta tutto nei prossimi passi della società: Nico Gonzalez, acquisto più costoso di sempre per i viola, è un segnale impossibile da sottovalutare ma il percorso, evitando la parola tabù "progetto", passa necessariamente dal tecnico a cui affidare la squadra.
Un passaggio chiave che dovrà consegnare qualcosa di più di un "normalizzatore", di una soluzione provvisoria e per calmare le acque: e Vincenzo Italiano può essere il compromesso ideale, il giusto mix di qualità coerenti col discorso che la Fiorentina vuole intraprendere anche a medio-lungo termine. Innanzitutto Rocco Commisso non ama, in assoluto, i tecnici troppo esperti o che hanno già toccato l'apice della loro carriera: la scelta di Gattuso era emblematica in tal senso, mancava però di un dettaglio fondamentale per costruire qualcosa insieme. Gattuso, cioè, ha sposato il progetto viola "con riserva", arrivando comunque da esperienze di prestigio col Milan e col Napoli, e per forza di cose non ha vissuto l'approdo in viola come lo step decisivo, come l'occasione della vita.
Nel caso di Italiano, profilo dalla storia calcistica importante ma fin qui lontana dal circolo delle big come giocatore e come tecnico, la fame potrebbe essere diversa, mossa da un pieno entusiasmo per uno scalino in più nella carriera di chi fin qui ha allenato con successo Arzignano Valchiampo, Trapani e Spezia. La gioventù cercata da Commisso nel suo tecnico, nell'uomo a cui consegnare le mani della Fiorentina, non è un mero chiodo fisso del patron, un giovanilismo fine a se stesso, ma si lega a un discorso progettuale e d'insieme. Da un lato c'è la voglia di intraprendere un discorso in prospettiva, non concentrato sulla singola stagione ma sulla crescita e sulla costruzione di un'identità riconoscibile, di un marchio che finalmente faccia capire "cos'è la Fiorentina". Dall'altra parte la costruzione del Viola Park e l'attenzione per le giovanili lasciano trapelare l'idea di un percorso da formare insieme, anche con la sinergia tra prima squadra e Primavera di Aquilani: idee, queste, che si sposano in modo più automatico con chi ha la carta d'identità dalla propria parte.
L'opera di convincimento nei confronti dello Spezia sarà delicata, occorrerà muoversi con attenzione per evitare l'ennesimo strappo e un nuovo contrasto, ma l'eventuale riuscita della trattativa (ricordiamo che Italiano è fresco di rinnovo) riallaccerebbe quei fili che, negli ultimi giorni, sembravano irrimediabilmente rotti.
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