Perché la Fiorentina può puntare su Vanja Milinkovic-Savic in porta
Per la Fiorentina e per i suoi tifosi il nome di Milinkovic-Savic non sarà mai un nome come un altro, i ricordi vanno ovviamente a Sergej e a quelle ore al Franchi concluse con le lacrime e con un affare clamorosamente saltato, per la gioia della Lazio.
Un Milinkovic-Savic potrebbe però vestire davvero la maglia viola, si tratta di Vanja, portiere e fratello minore del centrocampista laziale. In mezzo a tanti candidati più celebrati e citati, da Vicario a Gollini, negli ultimi giorni si è fatto spazio l'estremo difensore classe '97 del Torino: una soluzione sicuramente sorprendente che, stando a quanto riportato da Sky Sport, sarebbe vicina a realizzarsi per i viola con la formula del prestito.
Perché la Fiorentina può puntare su Milinkovic-Savic
Ma perché, in modo appunto piuttosto inatteso, gli uomini mercato viola possono puntare su un profilo diverso da quelli ipotizzati, per certi versi meno convincente e intrigante agli occhi della piazza? Le ragioni in ballo sono fondamentalmente tre e riguardano sia l'aspetto tecnico che quello economico.
Pensando alle valutazioni sul giocatore in sé si sottolineano le note doti di Milinkovic-Savic a livello balistico, col pallone al piede. Certo, la famosa punizione con cui sfiorò il gol contro il Carpi è rimasta negli occhi di tutti, ma al di là di quel momento è chiaro come le caratteristiche di Milinkovic-Savic siano quelle di un estremo difensore coraggioso, pronto a rischiare la giocata anche coi piedi e non certo prudente come approccio al ruolo.
Sappiamo quanto Italiano chieda al proprio portiere a livello di gioco coi piedi, si è visto nella prima stagione del tecnico in viola, e Milinkovic-Savic in questo senso ha le carte in regola per fare meglio di Dragowski, talvolta in affanno da quel punto di vista. Un portiere dal profilo moderno insomma, che tecnicamente può ancora fare passi in avanti ma che possiede l'identikit richiesto dai viola, un po' come Gollini.
Si tratta di un estremo difensore che, tra l'altro, non si limita a servire i centrali e a scegliere la soluzione più prevedibile in uscita ma che può lanciare anche efficacemente la fase offensiva, con lanci lunghi anche rischiosi. Di fatto ha vissuto nella sua ultima stagione la più importante tappa dell'esperienza italiana, con tanto di posto da titolare agli ordini di Juric dalla prima alla ventisettesima giornata (prima che gli venisse preferito Berisha).
Un totale di 27 partite da titolare dopo annate in prestito e senza poter trovare continuità con la maglia del Toro: è evidente che, in assenza del posto da numero uno, l'idea di un trasferimento possa diventare più verosimile nonostante la fiducia mostrata da Juric un anno fa.
Un altro motivo riguarda l'opportunità economica rispetto ad altri candidati: l'affare potrebbe chiudersi in prestito, senza dunque un esborso immediato con cui fare i conti. Infine, ultimo ma non ultimo, il ruolo di Terracciano: le buone cose mostrate dall'ex Empoli, al netto del celebre errore di San Siro col Milan, potrebbero spingere Italiano a dargli ancora fiducia e a non chiedere dunque un titolarissimo agli uomini mercato, lasciando che lo stesso Terracciano e Milinkovic-Savic diano il meglio in un ballottaggio tra i pali, con l'italiano in vantaggio.
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