Perché la Juve ha sbagliato a lasciar andare Dybala?
L'impatto di Paulo Dybala con la Roma è stato notevole: il fuoriclasse albiceleste ha inanellato finora 11 reti e 5 assist, dimostrandosi una pedina fondamentale nel modulo di José Mourinho. Il calciatore - passato ai giallorossi dopo il mancato rinnovo contrattuale con la Juventus - adesso si è trasformato in un rimpianto per tutti i sostenitori della "Vecchia Signora", che ancora non si capacitano nell'aver fatto andare via un elemento che - nelle scorse stagioni - ha saputo dare il proprio contributo alla causa bianconera.
La Juve ha fatto bene a non blindarlo? Parliamoci chiaro: per dare continuità di risultati e per mantenere sempre alto il livello della rosa servono sempre giocatori di qualità. Dybala era il fantasista di una Juve che - a livello tecnico - non eccelleva, ma riusciva comunque quasi sempre a portare il risultato a casa. Questo anche grazie alle caratteristiche che aveva la "Joya": fantasia e imprevedibilità, certamente non fisicità e pragmatismo prediletti da Allegri. La querelle tra i cosiddetti Dybalers e non continua, coi secondi che ancora sostengono il tradimento dell'argentino di fronte all'offerta da parte della dirigenza allora capitanata da Arrivabene. Non c'è niente di più importante del club, sostengono alcuni, ma - in questo caso - poteva valere la pena immaginare uno sforzo in più per farlo restare alla Continassa, considerando l'impatto che la Joya sta dimostrando di poter ancora avere.
Ancora non ci credete? Diamo un'occhiata alle statistiche. Dybala - come sottolineato in precedenza - ha segnato 11 gol e 5 assist. Un infortunio l'ha tenuto lontano per un po' dal rettangolo verde, ma quando è stato chiamato in causa ha risposto sempre presente. La prestazione contro lo Spezia è l'ennesima dimostrazione del talento cristallino dell'argentino: 2 assist, 8 duelli vinti su 12, 5 falli subiti e quattro passaggi chiave. Un elemento, insomma, in grado di elevare da solo il livello di una squadra (come del resto ribadito da Mourinho anche di recente).
Il mancato rinnovo con la Juve ha assunto contorni per certi versi grotteschi. La capacità con la quale i bianconeri hanno lasciato andare Dybala è stata disarmante. C'è chi aveva definito "coccodrillesche" le lacrime del calciatore dopo l'ultimo match della scorsa annata contro la Lazio, ma la verità è che Dybala si sentiva quasi in colpa all'idea di lasciare una squadra che gli aveva dato tantissimo. Arrivato dal Palermo da giovanissimo, da "Picciriddu", Dybala era col senno di poi diventato una risorsa tecnica fondamentale (data per scontata, a conti fatti).
Le parole di Arrivabene sul mancato rinnovo suonavano e suonano paradossali, quasi surreali nei confronti del calciatore, come se la scelta fosse stata consensuale e di comune accordo. La Juve ha sempre avuto dei dieci "fragili", giocatori che hanno avuto a che fare con infortuni proprio come l'argentino, una fragilità che non avrebbe dovuto compromettere in toto il percorso della Joya in bianconero.
Nonostante la filosofia "allegriana" che fa della fase difensiva un punto cardine del gioco, al club serviva sempre un profilo in grado di assicurare soluzioni e giocate. Angel Di Maria - probabilmente - è stato scelto proprio per raccogliere un'eredità pesantissima, eredità che potrebbe però rivelarsi utile solo a breve termine (e con una fragilità fisica che comunque rimane). Far "scappare" un giocatore come Dybala è stato un errore strategico evidente. Lui ora è alla Roma da attore principale, non più dato per scontato: alla luce delle recenti prestazioni e della gestione del caso da parte della Juve, insomma, appare evidente quanto il club sia stato miope in quel frangente.
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