Perché la vittoria dell'Atalanta in Europa League entra nella storia
La storia non si scrive all'improvviso. Non ci si sveglia una mattina scoprendo che la propria squadra, quella che per oltre 30 anni ha giocato campionati di Serie B, la stessa che ha una sola Coppa Italia nel Palmares, è diventata Campione d'Europa.
La storia è strutturata su concatenazioni di eventi, su cause e conseguenze, ma anche e soprattutto sulle gesta degli uomini. E a Bergamo l'uomo del momento non è soltanto colui che guarda, ma anche chi quell'attaccante straordinario l'ha messo in campo dal primo minuto, in una formazione sbilanciata in avanti che suonava fin da subito come una dichiarazione di guerra agli invincibili di Leverkusen.
E un'offensiva così impetuosa è stata una sorpresa per Xabi Alonso e i suoi ragazzi, apparsi quasi indifesi, spauriti di fronte all'approccio della squadra bergamasca. Una vittoria roboante, maturata e conquistata su diversi campi europei; un successo che premia un lavoro quasi decennale, che cancella tante sconfitte dolorose e regala la gioia più grande di sempre, almeno fino al prossimo traguardo.
Una coppa storica perché...
- Il primo trofeo di Gasp. Oltre 800 panchine in carriera, quasi 400 su quella dell'Atalanta. Gian Piero Gasperini, che per alcune generazioni di nuovi allenatori è stato fonte di ispirazione, ha centrato soltanto ora il suo primo successo. A 66 anni e nella città che l'ha reso uno dei migliori tecnici del palcoscenico italiano (ed europeo). Un trofeo inseguito e sfiorato diverse volte (tre soltanto in Coppa Italia), il giusto riconoscimento che corona il fantastico lavoro svolto a Bergamo.
- Battere gli imbattuti. Lì dove non era riuscito il Bayern Monaco nè il Borussia Dortmund finalista di Champions League; dove avevano fallito Roma, West Ham e tutte le altre squadre affrontate in stagione dal Bayer Leverkusen. 90 minuti per rovinarne oltre 4500 di imbattibilità, nella partita più delicata dell'anno. Gasperini ha festeggiato dimostrandosi l'unica,
in attesa del Kaiserslautern, in grado di battere Xabi Alonso nella corrente stagione, che ormai possiamo definire quasi perfetta.
- Il secondo trofeo nella storia. Il primo una Coppa Italia risalente agli anni 60, in una competizione diventata ormai maledetta per il popolo atalantino; il secondo quindi, in 116 anni di storia, doveva essere il sogno proibito di tifosi e calciatori. Avrei firmato per perdere la Coppa Italia e vincere l'Europa League, queste le parole di Gianluca Scamacca a Dublino. Una frase banale ma tremendamente vera per chiunque, in quel classico gioco che si propone tra amici "accetteresti questo in cambio di quest'altro", sia disposto a sacrificare qualcosa per gioire di più.
- Lontano dalle favorite. L''8 marzo 2024, terminata dunque l'andata degli Ottavi di Finale di Europa League, l'Atalanta aveva, secondo Opta Analyst, il 4.9% di probabilità di vincere il trofeo. Una percentuale che si sarebbe incrementata di 2 punti al turno successivo, fino a completare quel 100% poche ore fa, nella notte della Dublin Arena. Liverpool, Bayer Leverkusen, Milan e Benfica le squadre a cui il supercomputer concedeva maggiori chances; tutti sappiamo come è finita.
- Esperienza europea. Non che mancasse agli uomini di Gasp, vivere le notti d'Europa continuativamente serve proprio a questo. Tuttavia, se confrontata al pluripremiato Liverpool, allo Sporting Lisbona e a un Bayer Leverkusen che aveva sfiorato la Finale nella precedente stagione, l'esperienza europea nerazzurra era da considerarsi inferiore. Ederson, Hien, Ruggeri, tre dei migliori interpreti della Finale, erano praticamente alla prima campagna da titolari in una competizione internazionale.
- Andare oltre il limite. Quasi come un diktat che Gasperini sembra aver imposto a chiunque decida di indossare la maglia nerazzurra. Vivere l'Atalanta in questi anni sembra coincidere con l'obbligo di andare oltre le proprie possibilità, di affrontarle e superarle. Spostare il livello sempre un po' più in alto. Ripiantare la bandiera bergamasca qualche metro più su, anche quando si aveva l'impressione si fosse raggiunto il picco massimo, è ciò che ha portato la Dea in paradiso.