Perché Laporta sta facendo dietrofront su Xavi e vuole esonerarlo
Quante cose possono accadere in 12 mesi? Chiedete a Xavi, a Laporta, alla rosa o a tifosi del Barcellona e avrete molte risposte da ascoltare. Il 14 maggio 2023 il Barça diventava Campione di Spagna per la prima volta dall'addio di Lionel Messi, tornando a un trionfo inseguito e maturato in casa dei rivali dell'Espanyol destinati alla Segunda.
Il ballo in cerchio di giocatori e staff al centro del campo e l'invasione di alcuni tifosi di casa con l'obiettivo di cacciare i blaugrana dal proprio stadio; un successo che sarebbe stato poi ampiamente festeggiato davanti ai propri di tifosi. L'impressione comune, generata da fatti reali, di aver finalmente azzerato il gap con il Real Madrid di Carlo Ancelotti.
Poi un'estate travagliata e l'inizio della corrente stagione. Siamo in inverno quando il rapporto tra Xavi e il Barcellona si incrina. Il tecnico, dopo una serie di sconfitte toccanti (una manita dal Villarreal, un poker dall'Athletic Bilbao e dal Real), comunica il suo addio al termine della stagione, provando a restituire credibilità al finale blaugrana. Non arrivano trofei, ma giungono risultati convincenti che cambiano le carte in tavola. Viene indetta una conferenza stampa per confermare la solidità del progetto, per confermare ai tifosi di tutto il mondo che la leggenda catalana resterà in panchina anche nella prossima stagione.
Tutto chiaro dunque, almeno fino a questa mattina. Il mondo barcelonista si è svegliato con l'indiscrezione di RAC1 secondo la quale il presidente Joan Laporta avrebbe deciso di esonerare Xavi a fine stagione, in seguito a delle dichiarazioni rilasciate alla stampa in occasione del match di Liga con l'Almeria.
Le dichiarazioni che hanno scatenato la decisione della dirigenza
"Penso che il culé, il barcelonista, il tifoso, il socio, devono capire che la situazione è molto difficile, soprattutto a livello economico, per competere con le big principali, sia il Real Madrid in Spagna sia le altre in Europa. Abbiamo una situazione economica che non ha nulla a che vedere con i 25 anni precedenti, quando arrivava l'allenatore e diceva 'voglio questo e questo'. Ora non è più così. Non siamo nelle stesse condizioni di altri club che si trovano alle prese con situazioni di 'fair play' molto vantaggiose o che hanno una situazione economica migliore della nostra. Il barcelonista lo deve capire e di questo ho parlato con il presidente e Deco. Lo aggiusteremo. Ciò non significa che non vogliamo competere o lottare per i titoli, tuttavia è questa la situazione del Barça. Il culé deve capire che abbiamo bisogno di stabilità e tempo. Ci proveremo e faremo le cose bene per competere" - e ancora - "Il presidente e Deco sono sempre positivi, ma la situazione economica inciderà sulla pianificazione sportiva".
Dichiarazioni spontanee che sicuramente non vanno nella direzione del proteggere il proprio club dagli attacchi esterni, ma che allo stesso tempo provano a riavvicinare Xavi al tifo barcelonista. A scoprire tutte le carte dichiarando una situazione molto lontana da chi è abituato a vivere il club blaugrana da 25 anni.
Parole che però non possono stupire e generare una tale reazione a questo punto della storia calcistica catalana. Chiunque abbia seguito le vicende del Barça negli ultimi anni era cosciente di una condizione economica critica che ha condotto verso scelte ancora molto discusse. Fare dietrofont sulla decisione di confermare Xavi, esposta con orgoglio soltanto qualche giorno fa, appare ad oggi come un autogol con cui la dirigenza Laporta rischia in credibilità, oltre che sul piano sportivo.