Perché Luciano Spalletti è pazzo di Kim Min-jae

Kim Min-jae
Kim Min-jae / ANP/GettyImages
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Arrivato tra lo scetticismo generale, Kim è gia entrato nei cuori dei tifosi napoletani. Come sempre a parlare è il campo e le sue prestazioni di grande livello hanno fatto in modo che diventasse già un punto fisso nella difesa di Spalletti. Grinta, personalità e affidabilità gli ingredienti che hanno spinto il la dirigenza del Napoli a pagare i quasi 20 milioni di euro della clausola rescissoria per prelevarlo dal Fenerbahce, avendo la meglio sulla concorrenza agguerrita del Rennes.

Aveva il difficile compito di non far rimpiangere un mostro sacro della difesa partenopea come Koulibaly e fino ad ora ci è riuscito alla grande. Rappresenta l'anticonformismo del calcio moderno, l'essenzialità allo stato puro.

Pur essendo dotato di una buona tecnica di base, il venticinquenne coreano non si imbatte mai in strane giocate palla al piede ma è uno che bada molto al sodo e se è il caso butta la palla in fallo laterale. Interpreta la partita come una missione, quella di non far arrivare pericoli dalle parti di Meret e come un vero soldato ci mette tutta l'attenzione e la dedizione di cui dispone per portare a termine il suo compito.

Kim è il prototipo perfetto dell'essenzialità unita all'efficacia, del pragmatismo assoluto, in un'epoca calcistica in cui viene privilegiata l'estetica rispetto alla concretezza. A Spalletti, però, tutto ciò non importa e di sicuro non intende privarsi del soldato Kim, approfittando di ogni occasione per sottolinearne le grandi doti mentali e di dedizione alla causa.