Perché la mascotte ufficiale della Fiorentina sarà un leone
Siamo nell'estate del 2020, a metà agosto, e la Fiorentina comunica tramite i canali social l'esito del concorso per individuare la nuova, la prima riconosciuta ufficialmente, mascotte del club viola. Un leone che indossa la divisa della Fiorentina e un mantello rosso che sventola: una notizia che, sul momento, scatenò anche qualche perplessità da parte dei tifosi, di quelli più vecchia scuola, che per certi versi percepirono la novità come la proverbiale "americanata", distante dalle tradizioni del nostro calcio e dunque inefficace per generare un vero e proprio moto d'orgoglio identitario.
L'idea che, grazie ai sondaggi social tenuti nei mesi precedenti, si aggiudicò il primo posto era frutto del lavoro di Luca Pinelli, studente presso la Scuola Internazionale di Comics così come gli altri partecipanti al concorso indetto dal club. Al di là dei consueti mugugni, ben noti a chi vive e conosce la realtà fiorentina, il comunicato social non ebbe però un seguito particolare o degno di nota: qualche voce a favore, qualche tifoso divertito dall'idea e il solito coro dei contrari, fisiologico.
Poi un anno e mezzo di silenzio: niente che facesse pensare, insomma, all'imminente ingresso sul terreno del Franchi di un tizio vestito da leone pronto a saltare ed esultare a bordocampo. A Interrompere il silenzio, riportando in ballo la questione mascotte, è stato un video diffuso sui social dalla Fiorentina: un breve riepilogo, un montaggio, dei leoni che si possono ammirare e scoprire nel capoluogo toscano, nei luoghi più noti e turisticamente apprezzati di Firenze. Diventa dunque logico ripensare al concorso di un anno e mezzo fa, a quel leone vestito di viola che verosimilmente si tramuterà a breve in una mascotte che, a tutti gli effetti, farà parte dello spettacolo offerto dal Franchi.
Perché la mascotte della Fiorentina sarà un leone
Ma perché la mascotte della Fiorentina sarà proprio un leone? Diventa necessario a tal proposito partire dal Marzocco. Si tratta di uno dei simboli più importanti e rappresentativi del capoluogo toscano, un leone seduto che tiene tra le zampe il giglio di Firenze e che, dunque, lo protegge. Si tratta di un simbolo dalle radici antiche, un vero e proprio animale totemico che già nel Medioevo contraddistingueva la città, così come del resto accadeva in altre importanti realtà (soprattutto nel centro-nord).
Il marzocco (o marzucco) presenta un'ambiguità di fondo legata al nome e alla sua interpretazione: da un lato si ritiene che possa essere l'unione di mahr (cavallo) e zuccòn (proteggere), un termine dunque di origine longobarda, d'altro canto la teoria più comunemente nota è quella legata all'etimologia latina e quindi a Martocus (piccolo Marte), legandoci anche a quanto riferito da Dante in merito a Firenze come anticamente dedicata a Marte, con tanto di statua del Dio guerriero distrutta dalla piena nel 1333 e sostituta proprio dal leone.
La raffigurazione più nota del Marzocco è senz'altro la statua del Donatello (realizzata tra il 1419 e il 1420) conservata al Bargello, l'originale, e in piazza della Signoria di fronte a Palazzo Vecchio, la copia. Il rapporto tra Firenze e i leoni, però, non si esaurisce qui e - dunque - fornisce nuovi spunti per comprendere la soluzione che la Fiorentina adotterà, sotto forma di mascotte.
Si tratta di un animale che tradizionalmente rappresenta la potenza della Repubblica fiorentina, un animale che si può trovare in numerosi angoli della città, anche al di là del noto Marzocco di Donatello. A guardia della Loggia dei Lanzi, come banderuola sulla Torre di Arnolfo, in un affresco del Ghirlandaio nella Sala dei Gigli, in Palazzo Vecchio.
Più di un simbolo
Non solo: non si parla soltanto di leoni come connotazione simbolica, come animale totemico che raffigura potenza e fierezza, ma anche di veri leoni allevati in diverse zone del centro a partire dal 1200, tra piazza San Giovanni e piazza della Signoria.
Una presenza così insolita ed esotica che si lega a leggende e fatti storici connessi a Firenze: in particolare spicca il riferimento a Guglielmo di Scozia (col Leone come simbolo) così come si ricorda la morte di un leone vissuta come simbolo nefasto (due leoni si sbranarono tra loro prima della notte in cui Lorenzo il Magnifico morì).
Un legame profondo dunque, effettivamente carico di aspetti identitari riconoscibili, che troverà una traduzione certo più leggera e "spettacolare" sotto forma di mascotte sul campo ma che, innegabilmente, possiede una forza simbolica meritevole di approfondimento.
Segui 90min su Instagram.