Perché per la Fiorentina è così critico sostituire Odriozola e Torreira
La formula del prestito può essere definita a tutti gli effetti come croce e delizia delle cose di mercato, può da un lato avvicinarti a elementi che sarebbero altrimenti fuori portata e può - come stiamo vedendo - avere anche un doloroso contraltare, quello cioè di vederti poi perdere quegli stessi elementi, vere e proprie meteore ammirate e poi svanite all'orizzonte (non senza rimpianti). Un epilogo comune, almeno per il momento, per Alvaro Odriozola e Lucas Torreira, di rientro alla casa madre dopo un anno più che mai soddisfacente agli ordini di Italiano alla Fiorentina.
Situazioni dall'epilogo fin qui affine ma che, sulla carta, apparivano ben diverse e lontane: da un lato Odriozola era in prestito secco e non ha mai nascosto il desiderio di sentirsi a tutti gli effetti del Real Madrid, dove vorrà esplodere, d'altro canto Torreira (data la presenza di un riscatto possibile per 15 milioni) appariva sicuro della riconferma, sicuro di diventare un giocatore viola a tutti gli effetti e di lasciare quell'Arsenal in cui non ha mai saputo (o potuto) imporsi.
Nel caso di Odriozola nessun colpo di scena dunque, con una conferma ai limiti dell'utopia, mentre pensando a Torreira tutto è apparso come su un piano inclinato fin dalle ore successive a Fiorentina-Juve, ultima giornata di campionato. Le voci di una rottura hanno attutito l'entusiasmo per la Conference e tutt'ora il peso di Torreira nelle ambizioni viola, agli occhi dei tifosi, appare ineludibile, troppo strategico per potersi dire addio.
Perché sono addii così dolorosi?
Perché, però, entrambi gli addii finiscono per apparire così dolorosi e complessi da fronteggiare? Riferendosi a Odriozola è chiaro che, nella recente storia viola, un laterale destro convincente fosse una sorta di chimera: tanti gli interpreti che si sono succeduti (Laurini e Lirola gli ultimi in ordine di tempo, ma la lista sarebbe infinita) senza mai fare breccia fino in fondo nel cuore di tifosi e addetti ai lavori.
Lo spagnolo è apparso fin da subito come l'elemento congeniale per il 4-3-3 di Italiano e per favorire il dialogo con l'ala, alternando sovrapposizioni o situazioni più imprevedibili, con lo stesso Odriozola a tagliare dentro il campo anziché allargarsi per crossare. Doti tecniche e atletiche che non si vedevano da tempo a Firenze, da quella parte, abbinate poi ad altre qualità che - di fatto - hanno colpito altrettanto la piazza.
Ci riferiamo alla voglia di Odriozola di vivere quella stessa città, quel capoluogo gigliato così orgoglioso e fiero delle proprie ricchezze e del proprio passato: lo spagnolo non si è comportato da ospite ma ha voluto integrarsi, ha voluto capire Firenze e (nonostante le parole d'amore per il Real) ci è senz'altro riuscito.
Il caso più spinoso
Passando poi al caso di Torreira è evidente come lo stesso discorso che vale per Odriozola, quello del legame con la piazza, sia replicabile: non solo, i tifosi gigliati sono addirittura arrivati (dopo un lasso di tempo importante) a dedicare un corso personalizzato all'uruguaiano, amato sia per le doti tecnico-tattiche che per garra e capacità da vero trascinatore, qualità che - anche a Firenze - non passano inosservate.
Esiste poi un dato ancor più centrale e non aggirabile: l'uruguaiano ex Samp è un interprete formidabile per il 4-3-3 di Italiano, legando difesa e centrocampo ma vestendo anche i panni dell'uomo-ovunque, in grado quest'anno più che mai di inserirsi della parti del portiere avversario. Doti di regia e di rottura che - considerato il riscatto a 15 milioni - appaiono sulla carta complesse da riscontrare in altri elementi disponibili sul mercato, perlomeno per una cifra inferiore.
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