Perché tutti tifano per Luis Enrique?
La Francia e il Brasile come favorite su tutte le altre, le alternative Argentina di Messi e Portogallo di Ronaldo per poter onorare campioni probabilmente al loro ultimo Mondiale. Poi ancora l'Inghilterra di Southgate, che ha sfiorato il titolo Europeo arrendendosi ai rigori contro l'Italia e la talentuosa, ma fragile Germania di Hansi Flick, chiamata al riscatto.
Sono queste le squadre che più o meno, sulla carta, venivano messe davanti alla Spagna nella griglia di partenza della Coppa del Mondo in Qatar. Poi però si scende in campo, e la musica impiega poco tempo a cambiare. 7 gol alla Costa Rica senza subire praticamente un tiro, il vantaggio con la Germania e il pareggio in extremis di Niklas Fullkrug. Dopo due giornate c'è ancora lo scenario non qualificazione, ma la Roja non appare affatto spaventata: perdere contro il Giappone e mancare l'accesso agli Ottavi di Finale è una possibilità che quasi tutti vedono come improbabile.
Dopo una sessantina di gare giocate nella Coppa del Mondo in Qatar, è ormai chiaro a tutti: la Spagna offre il miglior calcio del Mondiale. Quello più divertente, quello che per certi versi avvicina la Nazionale di Luis Enrique ad assomigliare più di tutte le altre a una squadra di club. Tra le difficoltà maggiori di un evento così, risalta quella di costruire un gruppo vero in brevissimo tempo con giocatori della stessa patria, ma provenienti da diverse parti del mondo, calati in contesti e momenti della stagione completamente differenti.
La Spagna, ancora senza Sergio Ramos, con ben 9 under 23 e l'esclusione di interpreti esperti come Gerard Moreno o Iago Aspas, ha impressionato tutti, a partire dall'Europeo 2021, in cui avrebbe probabilmente meritato qualcosa in più contro l'Italia.
Al termine di quella gara Luis Enrique parlò chiaramente, con la sincerità che lo contraddistingue, complimentandosi con gli Azzurri e dichiarando che avrebbe tifato Italia in Finale: "Sono felice per quello che ho visto, ho goduto di una partita di altissimo livello, penso che sia stato uno spettacolo incredibile, quindi non ho alcun rimpianto, ognuno fa il proprio mestiere. [...] Mi dispiace per l'Inghilterra, ma ora tiferò per l'Italia".
Eppure il legame di Luis Enrique con il nostro paese inizia prima, poco più di 10 anni fa, quando la nuova Roma lo sceglie per iniziare un nuovo ciclo. L'esperienza dura un solo anno, al termine del quale l'asturiano e il suo staff si dimettono. I cambi nella rosa sono tanti, la filosofia è completamente diversa; Lucho non ha ovviamente il bagaglio che ha oggi, ma nella sua idea di calcio si intravede già un qualcosa di speciale.
La piazza è divisa su di lui, un simbolo come Daniele De Rossi si schiera apertamente al fianco dell'asturiano. A Roma era arrivato dopo essere stato l'allenatore del Barcellona B per tre stagioni, dopo Roma si ferma per un anno. Poi il Celta Vigo e l'attesa chiamata del vero Barça, quello dei fenomeni e del post Guardiola che nessuno riusciva a portare sul tetto d'Europa. Lui sì: regala ai culés una stagione indimenticabile, interrompe il cammino del Real Madrid in Champions League e si prende tutto.
Una rivincita gloriosa per chi lo aveva considerato inadeguato in Serie A. Con la Nazionale spagnola firma dopo Russia 2018 e solo un anno più tardi è costretto a lasciare per la tragica scomparsa di sua figlia all'età di 9 anni. Si ferma per 5 mesi, lo sostituisce il suo vice Roberto Martinez, poi torna in panchina e continua a migliorare costantemente la Spagna fino ad oggi.
Se 4 anni dopo la Roja ha un'identità chiara ed è riuscita a superare con successo la deludente fase post epoca d'oro (2008-2012), molto del merito va proprio a Luis Enrique che, con scelte coraggiose e un conseguente ridimensionamento degli interpreti, è riuscito a raggiungere risultati inaspettati. Ha creato un'armonia che conserva tutt'ora. Lo ha fatto attraverso il campo, restituendo a tutti gli appassionati la certezza che è possibile per una Nazionale dominare anche se ci si è rivisti una settimana prima e si è stanchi dall'intenso calendario per club.
Il Luis Enrique personaggio
Il Luis Enrique allenatore, tra i migliori oggi a svolgere questo mestiere, viene forse superato dal Luis Enrique personaggio. Come scritto sopra, al tecnico asturiano non è mai mancata la personalità di dire apertamente ciò che pensa. Atteggiamento sincero, spesso apprezzato dai tifosi e raramente banale nei contenuti.
In occasione del Mondiale in Qatar aveva annunciato di voler creare un legame diretto con i propri fan e con quelli della Nazionale. Promessa che sta mantenendo attraverso twitch, con stream lunghe, durante le quali tocca sempre argomenti diversi. Questa la sua battuta riguardo al legame con Roma e con l'Italia.
"Lo sapete, conservo un grande ricordo di Roma e dell’Italia. Forza Roma e forza Italia!"
- Luis Enrique su Twitch
Però anche aneddoti, curiosità e opinioni. Alla vigilia di Spagna-Germania si è lasciato andare in conferenza stampa nel ricordo di sua figlia Xana in un momento toccante per tutti. Nella giornata di ieri constatava quanto questo Mondiale fosse noioso a causa dell'attenzione di tante squadre all'equilibrio e spesso alla rinuncia ad attaccare, a meno che non ci si ritrovi in svantaggio nel punteggio.
La rivoluzione su Twitch di Luis Enrique può essere paragonata, con le dovute proporzioni, alla "rottura della quarta parete". Non più, o meglio non solo le domande dei giornalisti, ma anche quelle dirette dei fan, senza alcun filtro da parte degli addetti stampa. Sì è messo in gioco online, in un'esperienza nuova e con un successo tutt'altro che scontato e, come fosse in campo, ha dominato un'altra partita, superando il "re" di Twitch spagnolo Ibai Llanos.
La sincerità è la chiave, i contenuti il mezzo con cui raggiungere tutti gli obbiettivi. Quello di offrire al pubblico una delle squadre più divertenti al mondo (considerando anche il calcio dei club), quello di offrire ai tifosi sè stesso, in una conversazione fuori dagli schemi e sempre genuina.