Poco talento o cattiva gestione: come si spiega il flop dell'Italia U21 all'Europeo?
Eliminati con disonore. Finisce nel peggiore dei modi l'avventura dell'Italia all'Europeo Under 21. Alla vigilia la più grande paura riguardava il possibile biscotto tra Francia e Svizzera, ma alla fine i transalpini hanno fatto il loro lavoro, travolgendo i rossocrociato con un perentorio 4-1, mentre gli Azzurrini si sono dovuti arrendere alla Norvegia, trascinata da Erik Botheim, attaccante della Salernitana che l'anno scorso ha segnato un solo gol in campionato e che è più famoso per l'amicizia con Haaland che per le sue doti tecniche.
La classifica avulsa ci condanna, facendo approdare ai quarti Svizzera e Francia, togliendoci la possibilità di partecipare alle Olimpiadi del 2024, ma soprattutto gettando enormi ombre sul movimento calcistico italiano, già affossato dagli scarsi risultati della prima squadra e in parte riscattato dalla finale Mondiale dell'Under 20.
Adesso occorre tirare una linea e ricominciare tutto da capo - quante volte ce lo siamo detti? - ma per cambiare direzione e imboccare quella giusta occorre prima capire cosa non ha funzionato nella spedizione in Romania.
Un attacco spuntato
L'Italia arrivava all'Europeo orfana di quello che sarebbe dovuto essere il suo miglior attaccante. Per motivi che non sono mai stati chiariti - si parla di una mancanza di motivazioni - Moise Kean ha rinunciato alla convocazione lasciando il ritiro di Coverciano dopo un paio di giorni. Certo, non veniva da una grande stagione (appena 6 gol in campionato con la Juventus), ma vista la sua ottima esperienza internazionale, al netto dei soli 23 anni, avrebbe potuto comunque fare la differenza.
Invece Nicolato si è visto costretto ad affidarsi a Pietro Pellegri, centravanti che dopo l'esordio da urlo con il Genoa si è perso nei meandri del Principato di Monaco e adesso fatica a trovare continuità al Torino di Juric. Sia chiaro, Pellegri non è il capro espiatorio dell'eliminazione, ma il fatto che ci siamo dovuti appellare a un attaccante così poco prolifico (in carriera ha fatto solo 8 gol) è sintomatico della mancanza di talento in Italia per quel che riguarda il reparto offensivo.
Quando vengono annunciate le convocazioni per la prima squadra, in molti si lamentano della presenza di Immobile e Belotti, oppure desta clamore la chiamata dell'oriundo Retegui. Questo perché nello Stivale non ci sono più bomber. Non possiamo però stabilire con certezza se si tratti di un problema strutturale nella crescita degli attaccanti a livello giovanile o se sia invece una semplice questione generazionale secondo la quale ad anni di abbondanza ne seguono altri di magra. Fatto sta che la mancanza di "qualcuno che la mettesse dentro" nei momenti cruciali dell'Europeo si è fatta sentire.
La smania per il 3-5-2
Sebbene ai microfoni Rai abbia detto che parlerà del suo futuro solo nei prossimi giorni, il destino di Paolo Nicolato sembra segnato. L'esonero è praticamente certo e in questi casi è anche giusto che a farne le spese sia prima di tutto l'allenatore.
Nicolato è stato promosso sulla panchina dell'Under 21 ormai quattro anni fa, dopo l'incredibile semifinale con l'Under 20 al Mondiale del 2019. In quella competizione scoprimmo il talento di Erling Haaland, capocannoniere del torneo grazie anche ai 9 gol rifilati in una sola partita all'Honduras, ma avemmo anche modo di apprezzare il gioco degli Azzurrini.
Promosso alla guida dell'Under 21, Nicolato ha dimostrato una scarsa capacità di adattamento al materiale umano a sua disposizione. Se con l'Under 20 poteva servirsi di due attaccanti di peso come Scamacca e Pinamonti, in questo Europeo ha continuato a puntare sul 3-5-2 nonostante le difficoltà di Gnonto, uno dei giocatori più talentuosi in rosa che andava per questo valorizzato anche sul piano tattivo.
Passi dunque la difesa a tre, visto che la Nazionale giovanile azzurra può contare su molti centrali abituati a questa disposizione, come Scalvini, Pirola, Okoli. Azzeccatissima anche la scelta di alzare Parisi e Bellanova, due esterni che hanno sempre cercato la giocata per creare superiorità in fascia (anche se l'interista non sempre ci è riuscito). Però forse sarebbe stato meglio rinunciare a un centrocampista, nonostante la grande qualità nel reparto, per inserire un attaccante in più.
L'Italia ha pagato la sua forza?
Sempre nel corso dell'intervista post-partita, Carnesecchi - portiere che al netto dell'errore sul gol ha scongiurato il rischio di un passivo più grave per gli Azzurrini - ha rivelato che nel ritiro "si respirava una bella aria" e che "ci sentivamo forti". Ecco, forse è proprio questo il punto. Probabilmente la presenza di giocatori come Tonali, Gnonto e Scalvini ha danneggiato l'Italia in qusto Europeo. Nicolato ha deciso di convocarli per provare a vincere il torneo, ma l'effetto è stato controproducente.
L'Italia ha dunque peccato di quella che gli antichi greci chiamavano "hybris", di tracotanza. Era certa che almeno il passaggio ai quarti di finale sarebbe stato una formalità. L'esordio con polemica contro la Francia le ha fatto credere che, nonostante la sconfitta, fosse una squadra molto ben attrezzata e che aveva le carte giuste per arrivare fino in fondo.
Mancanza di umiltà, dunque, ma va anche tenuto in conto che gli Azzurrini hanno pagato degli episodi sfortunati, come appunto il mancato pareggio con i transalpini e la traversa colpita da zero metri da Cambiaghi. Se le cose fossero andate diversamente, forse, ci ritroveremmo a tessere le lodi della corazzata italiana.