La Premier League di 90min: alla scoperta della favola Brentford
Innovazione e tradizione vanno di pari passo in questo angolo di paradiso nell'ovest di Londra, dove nella prima - e insolitamente tiepida - domenica d'autunno, il Brentford ospita il Liverpool di Jurgen Klopp.
La Central Line (linea rossa) che mi dovrebbe portare fino ad Ealing Broadway, non funziona nel weekend causa lavori, e allora preferisco una passeggiata al doppio autobus. Ad Acton, quartiere adiacente a Brentford che ha dato i natali a Kit Harington per gli amanti di Games of Thrones e a Robin Friday per chi invece ama le storie degli eroi maledetti del calcio, compaiono le prime prime maglie a strisce biancorosse che scendono in corteo lungo Gunnersbury Avenue.
"Tifo Brentford come mio padre e mio nonno, non avrei potuto fare un'altra scelta", mi racconta un giovane tifoso che prova a spiegare cosa significhi per tutti i tifosi delle Bees, essere tornati nella massima divisione - è la prima partecipazione in Premier League - dopo 74 anni. "Per noi, anche essere in Championship era un sogno, figuriamoci la promozione e giocare contro il Liverpool. Oggi vinciamo 2 a 1".
La nuova casa del Brentford, è un impianto ultramoderno da 17.250 posti inaugurato nel 2020, quando il club si è mosso qui dal vecchio Griffin Park, situato a pochi passi da qui e famoso in tutta l'Inghilterra per essere l'unico impianto del paese con un pub ad ogni angolo dello stadio.
All'esterno l'atmosfera è elettrica. Entro appena in tempo per godermi uno spettacolo di cui non ero a conoscenza: L'Hey Jude cantata a squarciagola, con cui il pubblico di casa accoglie le squadre in campo è da brividi. Dopo 7' Salah, prova a spegnere l'entusiasmo del pubblico di casa scavalcando Raya con un tocco morbido, ma Ajer è bravissimo a salvare sulla linea.
A gioire per prime sono le Bees, che al terzo tentativo sbloccano la gara con Pinnock, bravo a farsi trovare sul secondo palo al 27' e a depositare in rete su assist dell'idolo di casa Toney. Al 31' è subito 1 a 1: Jota gira in porta di testa un cross morbido di Henderson su cui il portiere dei padroni di casa non può nulla. Klopp esulta con rabbia perché capisce che oggi sarà tutt'altro che facile.
Prima del riposo i Reds hanno l'occasione di passare in vantaggio: Jones colpisce il palo con un tiro deviato e Jota a due passi dalla porta, si vede negare il tap in da uno strepitoso Raya. Il pubblico non è contento dell'operato del direttore di gara e anche se la lingua è differente, il linguaggio del corpo dei tifosi di casa è abbastanza universale. Troppo caldo per il tè, mai troppo tardi per la birra. Si va al riposo sull' 1 pari.
La ripresa è giocata a un ritmo forsennato. I Reds passano in vantaggio con Salah e l'aiuto del VAR e le Bees pareggiano con Janelt, celebrato dai tifosi biancorossi sulle note di Modugno. Neanche il tempo di esultare e di accusare i tifosi ospiti di cantare solo quando in vantaggio, che il Liverpool rimette il naso avanti. Al 67' Curtis Jones fulmina Raya con un siluro dal limite e scivola in ginocchio sotto il settore ospiti che torna a cantare.
Ma il Brentford non ci sta, 74 anni del resto sono troppi per arrendersi così, e al minuto 82' il subentrato Wissa scavalca Alisson e manda in visibilio il Community Stadium. Pochi minuti dopo, Toney riesce addirittura a trovare il 4 a 3 per qualche istante, prima che guardialinee e VAR confermino il fuorigioco.
Finisce 3 a 3, con i tifosi Reds che abbandonano lo stadio in silenzio e quelli delle Bees che salutano la squadra intonando ancora una volta Hey Jude e Free From Desire. Un punto meritatissimo che sa di vittoria, per questa squadra e questo pubblico che si sono presi la scena sia in campo che sugli spalti.
Vado via con la voglia di tornare il prima possibile in questo angolo di Londra, perché il Brentford sogna in grande e perché con i Beatles cantati così è sempre festa, indipendentemente da quale sia il risultato.