Il protagonista della 27ª giornata di Serie A: Dusan Vlahovic, la scalata dell'altro Haaland
Il piccolo Haaland è pronto per spiccare il volo. Ok, sia il termine piccolo di fronte ad un ragazzone di quasi 1,90 può sembrare strano e così pure il paragone con il ciclone di Leeds, che viaggia già su numeri da recordman assoluto in Champions League. Però alle latitudini italiane, dove si punta sui giovani più per necessità che per filosofia, fa sempre effetto sapere che Dusan Vlahovic è il quarto classe 2000 ad entrare in doppia cifra in stagione nei principali campionati europei, dopo appunto Haaland, Moise Kean e Amin Gouiri, ma al momento tra i Millennial per gol realizzati alle spalle del solo ex Salisburgo.
Merito della tripletta al Benevento, che fa salire il serbo a quota 12 reti avvicinando in maniera sensibile la squadra di Prandelli alla salvezza. Il classico pomeriggio fortunato? Non sappiamo quale sarà la carriera del ragazzo che i dirigenti viola hanno pescato a 18 anni al Partizan Belgrado, ma tutto è lecito meno che parlare di casualità o ricondurre la performance al difficile momento attraversato dal Benevento.
Non fosse altro per il repertorio completo mostrato da Dusan al “Vigorito”: scatto in profondità da prima punta vera dopo la bella azione Ribery-Eysseric per sbloccare il risultato, tocco da centravanti rapace a pochi metri dalla linea dopo un mischione da corner per il raddoppio e poi arcobaleno “nonsense” per chiudere la gara con più di un tempo di anticipo. Riassumendo: intelligenza tattica, movimenti da attaccante navigato, senso del gol e poi potenza, tecnica e precisione, ma anche fantasia, per completare l’opera.
Niente male, appunto, per un giocatore nato nel gennaio 2000 e che, proprio come Haaland, è in possesso delle caratteristiche per agire da prima e da seconda punta. Rispetto al fenomeno anglo-norvegese, al “nostro” manca un pizzico di classe e leggerezza e di tecnica, oltre ovviamente all’esperienza internazionale, ma ognuno matura con i propri tempi e ovviamente molto dipende dal contesto tecnico-agonistico, perché Erling ha potuto misurarsi subito su palcoscenici europei. Dusan invece sta scalando la montagna piano piano, grazie alla fiducia della società, che non è mai mancata, e che da qualche mese è stata doppiata da quella di Cesare Prandelli.
Perché se le stigmate del predestinato si erano viste già dopo il gran gol all’Inter, nel dicembre 2019, poco più di un anno dopo il debutto che ne fece il primo 2000 a giocare in Serie A con la maglia viola, il percorso accidentato e deludente avuto dalla squadra negli ultimi 18 mesi ha inevitabilmente inciso sulla crescita tecnico-tattica di Vlahovic. Brava la società a resistere alle pressioni della piazza che invocava un centravanti di nome per scalare la classifica e bravo Prandelli, uno che sa come far crescere i giovani, a non fargli mai mancare il proprio supporto anche nei momenti più difficili. Il momento del raccolto sta arrivando.
Ancora parziale, sia chiaro, perché le potenzialità di Dusan sono ancora in filigrana. Il debutto nella Nazionale maggiore, avvenuto a ottobre e bagnato con un gol già alla quinta presenza, rappresenta il primo passo della scalata all’Europa. Da proseguire il prima possibile con la maglia della sua Fiorentina. Che il centravanti di razza non ha avuto bisogno di inseguirlo sul mercato.
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