Quando l'aereo lo guida Dan Friedkin

Dan Friedkin
Dan Friedkin / Vivien Killilea/GettyImages
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Dan Friedkin indossa la sua tuta verde militare sulla quale ha fatto cucire una toppa raffigurante lo stemma della Roma sul braccio. Ha i capelli mossi dal vento, dei Ray-Ban e il casco sotto il braccio. Sta per prendere il volo per compiere una missione che tutti su quella portaerei al largo di Ostia, che altro non è che il quartier generale della Roma, ritengono impossibile. Sta salendo gli ultimi gradini della scaletta e ha già un piede sul velivolo quando in lontananza si sente la voce di Tiago Pinto. Il general manager corre a più non posso sulla pista e quando arriva nei pressi dell'aereo è provato dalla fatica. Per il fiatone non riesce a mettere insieme frasi sensate e dalla bocca gli viene fuori un mix sconnesso di italiano e portoghese. Dice qualcosa tipo: "Meu presidente, non andare! È una missão suicida. Resta aqui, troveremo um plano B". Mr Dan lo guarda, dopodiché fissa l'orizzonte e, con il sole al tramonto che si riflette sugli occhiali da sole e il sorriso da spaccone tipico degli americani (o almeno di quelli ricchi), si fa beffe della vigliaccheria del suo dirigente dicendogli: "Troppo rischioso? Io, quando voglio qualcosa, cerco di averla comunque". E così sale sull'aereo e parte, scomparendo pian piano agli occhi di un Pinto incredulo e sconsolato.

Ok, questa frase l'ho presa da Top Gun...e forse l'intera scena l'ho copiata da Top Gun, ma non è questo il punto. Però me lo immagino più o meno così Dan Friedkin mentre dà il proprio benestare a un'operazione dispendiosa, ossia quella che sta portando Romelu Lukaku alla Roma. Probabilmente Pinto gli avrà reso conto dei costi dell'affare e di quanto sia pericoloso spendere così tanto per un giocatore che non ha fatto una preparazione atletica con una squadra, spiegandogli anche che ci vorrà del tempo prima che Big Rom raggiunga una condizione fisica accettabile.

Tiago Pinto
Tiago Pinto / Gualter Fatia/GettyImages

Diplomazia e occasioni di mercato

Friedkin avrebbe potuto lasciar stare, optare per un piano B, un attaccante meno costoso e già pronto. E in effetti l'arrivo di Azmoun sembrava andare proprio in questa direzione. Ma, da buon americano, il patron giallorosso ha preferito il colpo di scena: se il calciomercato fosse un film, Mr Dan ha scelto un finale col botto ed è volato in prima persona in Inghilterra.

Ed è proprio su questo aspetto che vorrei concentrarmi, perché il viaggio in terra britannica non è servito soltanto per raggiungere più facilmente delle condizioni più favorevoli nel prestito del belga con il Chelsea, ma si inserisce all'interno di un'ampia operazione di diplomazia che ha visto i giallorossi intessere rapporti positivi anche con il Paris Saint-Germain. Tenersi buoni i colossi del calcio mondiale è sempre cosa buona e giusta, perché nel loro shopping compulsivo capita spesso che uno o due giocatori finiscano nel cestone per poi risultare deludenti una volta indossati. E la Roma vuole essere lì quando vorranno sbarazzarsene, vuole essere pronta a fiutare le occasioni, ad acquistare quell'usato che magari nelle trendy Parigi e Londra non va più di moda, ma che tra i vicoli della Capitale può ancora fare la sua bella figura.

Uno dei motivi per cui le proprietà straniere non piacciono alle masse è che sono spesso assenti. Sono sempre meno i presidenti che presenziano a tutte le partite della loro squadra e i tifosi la prendono come una mancanza di umanità lamentandosi come nel calcio di oggi il business abbia sconfitto i sentimenti.

Romelu Lukaku
Lukaku / Ciancaphoto Studio/GettyImages

Non me la sento di smentirli, ma la strategia di Dan Friedkin appare peculiare perché, sebbene all'Olimpico si veda di rado, riconosce l'importanza dei momenti per il suo club come un padre oberato riesce a liberarsi dal lavoro per partecipare alla recita del figlio. La Roma non ha un grande budget, ma Pinto è riuscito a fare un mercato importante (solo il tempo ci dirà se sarà stato anche positivo) grazie anche alla diplomazia della proprietà.

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Un messaggio di forza

Il volo oltre La Manica serve dunque a favorire quello che in marketing si chiama B2B (Business to Business), ossia al rapporto interaziendale. Ma c'è naturalmente anche un risvolto sul piano del B2C, del Business to Consumer, che in questo caso sarebbe il tifoso. Non sono infatti molti i tifosi che possono vantare un presidente che prende il suo jet privato e va in giro per il mondo a comprare campioni. Per i romanisti, questo modus operandi di Dan Friedkin è motivo di forza, una ragione per sentirsi orgogliosi.

Non solo una questione di appartenenza, ma anche un segnale rivolto agli antagonisti: quando scenderà dal suo aereo con Big Rom al seguito, l'imprenditore americano attirerà i flash di tutti i fotografi, mettendo inevitabilmente in ombra il mercato delle dirette concorrenti.

Portando in prima persona l'acquisto di turno in città, Friedkin intercetta infine una logica che in Europa solo l'Inghilterra è riuscita finora a intercettare, quella della spettacolarizzazione. Solo qualcuno che si occupa di cinema può infatti pensare di dar vita a un momento simile. Per alcuni può essere un teatrino, ma in realtà è un modo per attirare interesse, creare hype e di conseguenza guadagnare seguito. Magari Lukaku flopperà, chi può dirlo, ma per le modalità del suo acquisto non c'è dubbio che in tanti vorranno vedere come giocherà quel giocatore acquistato e portato a Roma direttamente dal presidente sul suo jet privato.