Quando sono i giocatori a fare calciomercato

Harry Kane
Harry Kane / Visionhaus/Getty Images
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A Londra sono circa le 13.00 e il termometro registra 18°, una temperatura fredda per noi mediterranei ma considerata mite e in linea al clima estivo dagli inglesi. A un certo punto, il forsennato via vai degli abitanti della metropoli viene però interrotto. Una parte dei pendolari si ferma, guarda il proprio smartphone e assume una faccia sconsolata, di chi ha appena appreso una notizia funesta. Dopo qualche istante, ripongono il cellulare in tasca e riprendono il proprio cammino.

I cittadini sconvolti sono tutti tifosi del Tottenham. "Harry Kane non si è presentato al suo primo allenamento stagionale con gli Spurs", questo diceva la notifica. La notizia da un lato fa piombare in depressione i (già molto depressi) supporters del Tottenham, ma dall'altro ci porta a una riflessione sul gesto compiuto dal capitano dell'Inghilterra.

Nessun infortunio o problema dell'ultimo momento, Harry Kane ha infatti scelto volontariamente di disertare l'allenamento. Il suo è un atto di forza, una provocazione. L'obiettivo di Hurricane è essere ceduto, il prima possibile.

Harry Kane - Soccer Player, Lucas Digne
Harry Kane / Visionhaus/Getty Images

Già nella passata stagione, l'attaccante chiede di cambiare aria, ma il patron Daniel Levy, non volendo lasciar partire il suo giocatore migliore, gli promette una stagione esaltante, magari condita da un trofeo, pur di convincerlo a rimanere. Kane accetta, ma le cose vanno diversamente. Ecco che allora negli ultimi giorni si rifà avanti la notizia di un suo trasferimento direzione Manchester, sponda City.

La protesta silenziosa (ma nemmeno troppo, visto che ne parlano tutti i giornali) di Harry Kane non è nuova nel mondo calcistico. La storia recente è piena di calciatori che hanno compiuto atti di protesta per calcare la mano sulla loro cessione.

Appena l'anno scorso, Leo Messi si assenta al primo giorno di raduno col Barcellona per sottolineare la propria volontà di abbandonare la Catalogna. La Pulce mal digerisce il graduale indebolimento della rosa e, complice l'addio dell'amico Suarez, ha intenzione di cercare nuovi stimoli lontano dalla Spagna. Non presentandosi al centro sportivo, dà inizio a un braccio di ferro con l'ex presidente Bartomeu che, chiaramente, vuole trattenerlo. Alla fine, è proprio il patron blaugrana ad avere la meglio e, grazie a una clausola presente sul suo contratto, Messi rimane a Barcellona.

Lionel Messi
Lionel Messi / David Ramos/Getty Images

Tuttavia, sempre più spesso le proteste dei giocatori portano a delle concrete operazioni di mercato. Proprio come Messi, anche Geoffrey Kondogbia decide di non presentarsi ad Appiano Gentile, preferendo restarsene a casa. Il francese vuole scappare dall'opinione pubblica italiana che l'ha - giustamente - preso di mira e desidera trasferirsi a Valencia. L'Inter non prende male la diserzione del giocatore (magari senza Kondogbia l'allenamento va perfino meglio) e decide di accontentare la sua richiesta.

Non presentarsi agli allenamenti, magari staccando il telefono per non essere rintracciati, è un gesto diventato ormai comune, anche se rimane del tutto poco professionale. Tuttavia, c'è chi sceglie strategie più "estreme"; è il caso di Dimitri Payet e della sua disputa col West Ham nel 2016. Dopo aver disputato un Europeo da protagonista assoluto, l'esterno classe '87 vuole tornare a giocare in Francia, al Marsiglia, ma gli Hammers non intendono lasciarlo partire. Per forzare la sua cessione, il fantasista francese dichiara che se non si fosse concretizzata la sua cessione, si sarebbe rotto entrambi i crociati da solo. Un ricatto originale.

In un certo senso, anche lo stratagemma di Didier Lamkel Zé riguarda l'autolesionismo. Nel gennaio scorso, l'ala camerunense milita nell'Anversa, in Belgio, e per pretendere il trasferimento alla società si rende protagonista di una forte provocazione: ogni giorno si presenta al centro d'allenamento con la maglia degli acerrimi rivali dell'Anderlecht. Una scelta che non è gradita nemmeno dai compagni di squadra con i quali rischia in più occasioni lo scontro fisico. Ma la mossa di Lamkel Zé si rivela incredibilmente azzeccata: qualche giorno dopo si concretizza il suo passaggio al Panathinaikos.

Morale della favola: nel calcio moderno, la volontà del calciatore conta sempre di più; per chiudere qualsiasi operazione in entrata o in uscita, le società devono quindi cercare di convincere i giocatori che sono autori del proprio destino. Ma non è sempre così.

Vi ricordate di Iturbe? Dopo le deludenti esperienze con Roma e Torino, il paraguayano viene ceduto ai messicani del Club Tijuana, sperando che il ritorno in Sudamerica potesse fargli bene. Tuttavia, le cose non vanno per il meglio e il Tijuana decide di venderlo al Pumas. Dov'è la particolarità? Il calciatore non viene per niente coinvolto nella trattativa e viene a sapere di dover cambiare casacca a carte già firmate. A quanto pare, in Messico l'opinione dei calciatori conta ben poco.


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