Quanti De Gea esistono? La Fiorentina cerca una sintesi tra due racconti opposti
Quanti David De Gea esistono? In linea teorica uno soltanto, quello che è sbarcato a Peretola accolto da un buon numero di tifosi della Fiorentina, nell'afa cittadina di questi giorni, ma spostandoci dall'impressione più immediata - quella di un acquisto che ha in sé una parte di show e di fisiologico stupore - possiamo individuarne due e possiamo soprattutto notare quanto siano lontani l'uno dall'altro (perlomeno nel racconto che se ne fa).
Per quasi un decennio De Gea è stato unanimemente riconosciuto tra i top assoluti del ruolo, parliamo del resto di un portiere che ha difeso i pali del Manchester United per ben 12 stagioni, del recordman non britannico di presenze con la maglia dei Red Devils, di un portiere arrivato a guadagnare cifre iperboliche e del tutto distanti dall'idea di poterlo vedere un giorno arrivare in Italia, a maggior ragione al di fuori del novero delle big impegnate in Champions League.
Inghiottito dallo United: croce e delizia
La storia e la carriera di De Gea si affiancano in modo ovvio e naturale alla parabola di un Manchester United che, al di là del titolo inglese del 2012/13 e di un successo in Europa League, non raggiunge da tempo i fasti del passato e vive stagioni a dir poco complicate, spesso in grado di inghiottire gli stessi protagonisti (emblematico il caso di Maguire) e di farne dei veri e propri bersagli mediatici, portandoli dallo status di idoli a quello di bidoni anche nell'arco della stessa stagione.
Anche lo stesso De Gea dunque, come contraltare al ruolo di numero uno dei Red Devils e alle voci che lo hanno visto spesso vicino al Real Madrid, ha vissuto periodi bui e macchiati dalle critiche dei tifosi e dei tabloid, divenendo uno dei tanti capri espiatori che a turno popolano la sponda rossa di Manchester. Nel 2020 in particolare non sono mancati pareri severi e netti sullo status di De Gea: da miglior portiere della Premier a colpevole per le sconfitte, dai riflessi incredibili agli interventi goffi, da risorsa insomma a vero e proprio problema di cui liberarsi.
Occorre poi sottolineare che, persino nelle sue prime tappe dell'esperienza inglese, il peso per i 18 milioni di sterline spesi dallo United per averlo dell'Atletico Madrid si sia tradotto in aspettative pressanti e inaggirabili: mentre il giovane spagnolo iniziava ad ambientarsi nel nuovo contesto non mancavano giudizi pesanti, critiche da parte di chi lo riteneva sopravvalutato, pareri che si sono però scontrati negli anni con una crescita innegabile e tale da portarlo alle vette prima descritte, nell'élite dei portieri più apprezzati e ricercati a livello internazionale.
Gioco coi piedi: un altro paradosso
Accanto al doppio De Gea, quello nell'Olimpo dei migliori portieri e quello che si allena in solitaria per un anno insieme al preparatore personale, esiste un altro gioco di opposizioni, un'altra curiosa deviazione nel racconto del tipo di portiere che arriva in viola: si afferma da settimane quanto Palladino inviti il proprio portiere a partecipare attivamente al gioco, si sottolinea quanto il Monza dell'attuale tecnico viola fosse la seconda squadra per possesso palla nella propria trequarti difensiva, e si è condotti dunque a pensare che lo spagnolo possa dare all'allenatore le risposte tanto attese.
Perché si parla di narrazione doppia e persino paradossale? Semplicemente riflettendo sul momento dell'addio di De Gea a Manchester per lasciare spazio a Onana, proprio sulla scia di una maggiore qualità tecnica cercata da ten Hag. Oppure riflettendo sull'esclusione dalla Nazionale spagnola, per mano di Luis Enrique, in favore di Unai Simon. Eroe oppure zavorra, portiere da cui far partire il gioco oppure l'esatto opposto: si torna dunque a interrogarsi su quale sia il vero De Gea, su quale possa essere la sintesi tra due narrazioni opposte, tanto ambigue da offuscare l'oggettivo prestigio di un simile arrivo nel nostro campionato.
Dopo un anno di inattività, con voci connesse più ai milioni d'oltreoceano oppure sauditi, la svolta impressa da De Gea alla propria carriera negli ultimi giorni sa di colpo di scena: Firenze spera di aver trovato un numero uno di livello internazionale e, al contempo, un'ideale chioccia per far crescere alle proprie spalle un giovane predestinato come Tommaso Martinelli, allontanando critiche e mugugni che ormai da tempo - in seno ai tifosi - circondano tutto ciò che riguarda la porta gigliata e le scelte societarie in tal senso.