Rivoluzione in attacco per la Fiorentina: come cambia il reparto avanzato?
Il calciomercato è fatto notoriamente di improvvise accelerate che interrompono momenti di apparente stanca, non sempre i binari risultano quelli più prevedibili sulla carta e non mancano occasioni in cui gli uomini mercato riescono realmente a stupire, percorrendo sentieri mai intercettati a livello mediatico. Il caso della Fiorentina, in questa sessione estiva, appare emblematico ed è evidente come gli acquisti messi a segno fin qui dai viola siano stati in grado di sorprendere o di uscire dal novero dei soliti noti.
Quel che colpisce, ora più che mai, è però la scelta di rivoluzionare in modo importante l'attacco, non tanto valutando la batteria di esterni offensivi (tutto sommato invariata) quanto pensando al terminale offensivo: dentro M'Bala Nzola e fuori Arthur Cabral, di fatto mancano solo le firme di un doppio affare già confermato da Barone (e già forte di indizi social ormai abituali).
Accanto agli affari sostanzialmente conclusi restano altri due temi che sanciranno poi un ulteriore passaggio di questa rivoluzione: l'arrivo ormai imminente di Lucas Beltran dal River e un Luka Jovic che, a quel punto, rischierebbe di trovarsi a fronteggiare una fastidiosa concorrenza e che (a sua volta) potrebbe trovare una sistemazione grazie al lavoro svolto da Ramadani.
La permanenza di Nico Gonzalez, Ikoné e Brekalo assieme all'arrivo di Sabiri e volendo anche di Infantino (seppur più probabilmente usato sulla trequarti) lasciano immaginare un assetto tutto sommato invariato sugli esterni, con le principali novità che riguardano dunque il ruolo di prima punta nel 4-3-3 o nel 4-2-3-1 utilizzato da Italiano.
I profili in ballo, quelli di Nzola e di Beltran, risultano per certi versi diametralmente opposti sia considerandoli dal punto di vista tecnico che, più in senso lato, valutando (anche come impatto mediatico) il tipo di colpo: da un lato un elemento che conosce il campionato italiano (forte di 77 presenze e 26 gol in Serie A) e dall'altro un profilo intrigante, che dovrà necessariamente passare da un periodo di ambientamento al nuovo contesto ma che - sulla carta - infiamma maggiormente la piazza.
Cosa cambia per l'attacco della Fiorentina?
Partendo da Nzola si sottolinea, necessariamente, come sia ingeneroso mettere a paragone i suoi 13 gol dello scorso anno con gli 8 firmati da Cabral: l'angolano è stato un punto fermo dello Spezia mentre Cabral, per tutta la stagione, ha dovuto fronteggiare la concorrenza di Jovic (suddividendosi equamente il ruolo della prima punta, senza che nessuno riuscisse mai a soppiantare l'altro).
Ci sono però tratti degni di nota, anche seguendo un confronto col brasiliano, nella stagione vissuta da Nzola: quest'ultimo si è messo in evidenza anche per quanto riguarda la percentuale dei passaggi riusciti (a differenza di un Cabral più impreciso) e si tratta di un aspetto sicuramente incoraggiante volendo tornare a un centravanti che (come Vlahovic nel suo momento migliore) riesca a dialogare efficacemente con chi si inserisce alle sue spalle o con gli esterni offensivi.
A livello di intensità nel pressing e di generosità possiamo trovare probabilmente aspetti che accomunano chi arriva e chi parte, Nzola e Cabral, restando sempre in linea con ciò che Italiano si aspetta, dal punto di vista della velocità in campo aperto e dell'atletismo ci si aspetta invece un maggior contributo da parte del neoarrivato, elemento che fa dello strapotere fisico un proprio marchio di fabbrica fin dal periodo della gavetta nelle serie inferiori.
Nzola e Italiano: dall'antipatia all'idillio
Un timbro di garanzia è rappresentato senz'altro dal connubio con Italiano, tecnico che ha saputo col tempo creare un ottimo feeling col centravanti nonostante un inizio poco rassicurante: "Le prime volte mi stava proprio antipatico, è una storia bizzarra. Quando sono arrivato al Trapani, non capivo il suo modo di giocare. Di lui detestavo tutto. Poi ho pensato fosse meglio cercare di conoscerlo bene altrimenti rischiavo di diventare pazzo: alla fine ho scoperto un uomo vero, generoso e geniale" ha confessato Nzola a La Nazione nel 2021, parlando proprio di Italiano e di un impatto difficile.
I due si sono scoperti a vicenda ed è evidente quanto Italiano abbia impattato positivamente sulla crescita di un calciatore che, nei primi anni in Italia, veniva spesso etichettato come esclusivamente fisico ma da sgrezzare sul fronte tecnico e tattico. Con Italiano, in sostanza, Nzola ha saputo crescere soprattutto dal punto di vista della gestione delle energie, acquisendo col tempo quegli accorgimenti necessari per imporsi anche ad alto livello: "'Se continuerai a correre così, non farai mai tanti gol'. Questa cosa mi ha aiutato: sono sempre stato più vicino all'area e non spendevo più energie per niente" ha spiegato Nzola a DAZN, soffermandosi proprio sui consigli di Italiano.
Non solo Nzola-Cabral: aspettando Beltran
L'avvicendamento tra Nzola e Cabral non è però il solo ribaltone estivo per l'attacco viola: l'arrivo di Beltran porterà ancora qualcosa di diverso, aggiungendo una soluzione alternativa a Nzola e regalando alla Serie A un profilo che - nel River - sta facendo parlare di sé a suon di gol (vivendo un 2023 da sogno). Beltran ha saputo crescere in modo evidente a livello di concretezza e di cinismo, palesando grandi qualità quando si tratta di attaccare lo spazio ma dimostrando anche di saper dialogare coi compagni, senza rivelarsi eccessivamente individualista e trovando la soluzione migliore per far male agli avversari anche servendo il compagno.
Dal punto di vista della struttura fisica è quanto di più lontano si possa immaginare da Nzola, aspetto sicuramente interessante e tale da regalare a Italiano soluzioni diverse anche in base all'avversario di turno o al momento della partita. Diventa evidente come il binomio che lega Firenze e l'Argentina, assieme all'esplosione con la maglia del River, diano a Beltran i crismi del colpo che intriga maggiormente la piazza rispetto a Nzola, appare altrettanto chiaro come i due profili siano complementari e non rischino di pestarsi i piedi: in senso assoluto è possibile anche immaginarne una convivenza, in maniera persino più naturale di quanto accadesse con Cabral e Jovic.