Rocco Commisso e il progetto Fiorentina: stadio, bilancio, obiettivi e passione

Rocco Commisso
Rocco Commisso / ANGELOS TZORTZINIS/GettyImages
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C'è tanto spazio per la Fiorentina nell'intervista rilasciata da Rocco Commisso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. La rosea ha contattato telefonicamente il massimo dirigente viola, che si trova a New York, per parlare della situazione legata allo stadio Franchi, del bilancio economico della sua esperienza da patron della squadra toscana ma anche dei tifosi viola, del progetto per il futuro e anche della prematura scomparsa di Joe Barone.


Tra gli altri temi trattati da Commisso nella stessa intervista, ci sono anche:


"Sul nuovo stadio a Firenze si tocca un tasto dolente. Il sistema italiano purtroppo è una disgrazia, non solo per noi ma per chiunque voglia creare e investire. I Comuni sono proprietari di tutto e mettono mille paletti che alla fine dissuadono i privati ad andare avanti. I proprietari degli stadi devono essere i club, non i Comuni. Anche se non ne ho colpa, considero la mancata costruzione di un nuovo stadio il mio più grande fallimento o forse rimpianto, perché non mi hanno permesso di farlo. In cinque anni non siamo riusciti a combinare nulla e ora con i lavori al Franchi ne passeranno tanti altri".

"Sulla ristrutturazione del Franchi dico che il Comune ha preso soldi dallo Stato, ora la completi. Purtroppo se non saranno rispettati i tempi a subirne le conseguenze saranno i tifosi e la Fiorentina. Per me è un dolore non essere riuscito a convincere l'amministrazione e la politica locale a farmi costruire uno stadio di proprietà anziché ristrutturare il Franchi. Ma in Italia c'è l'agenza dei monumenti e non abbiamo potuto fare quel che volevamo. Assurdo non poter fare uno stadio nuovo a Firenze, o vicino Firenze, dopo cento anni. Non controllo la burocrazia ma la politica non ha aiutato la Fiorentina nel percorso di modernizzazione. All'estero troviamo stadi moderni ovunque, noi invece giochiamo dentro un monumento e questo non ci permette di ottenere le risorse necessarie che un nuovo impianto garantirebbe. Senza lo stadio di proprietà è impossibile aumentare i ricavi: l'alternativa è indebitarsi ma non è così che si gestiscono e si tengono sane le aziende".

"Ho acquistato la Fiorentina nel giugno del 2019, con la squadra che si era salvata dalla retrocessione in Serie B all'ultima giornata. Considerato da dove siamo ripartiti, credo che il percorso di crescita sia stato innegabile. Ho speso in cinque anni circa 430 milioni di euro: 170 milioni per il club, 140 milioni per comprare i giocatori e 120 milioni per costruire il Viola Park. Tutte finanze proprie, senza prestiti e ogni anno rimettiamo mano al portafoglio per tutte le necessità. La Fiorentina è un club sano, senza debiti e cerchiamo un equilibrio tra costi e ricavi, ma nel sistema calcio italiano questo è quasi impossibile, bisogna sempre inserire nuovi flussi di denaro. L'impegno è sempre stato e resta quello di migliorarci anno dopo anno. Abbiamo disputato due finali europee di Conference League consecutive e una di Coppa Italia. Dispiace non averle vinte ma tre finali in cinque anni sono un grande risultato. In campionato speravamo di fare meglio ma ci siamo assestati intorno al settimo/ottavi posto. Possiamo e vogliamo salire altre posizioni. Se mettiamo insieme i risultati sportivi, gli investimenti e la costruzione del centro sportivo che tutti ammirano, credo che il bilancio sia positivo".

"Il tifoso in generale vive tutto con estrema passione, fatica a volte ad avere una visione di insieme, valutando con lucidità e serenità un ciclo. Vive giorno per giorno e se non vince una partita ne fa un dramma. Anche negli anni scorsi la cessione di alcuni giocatori è stata vissuta come una tragedia: il tempo ci ha dato ragione. Dei club a cui possiamo paragonarci, per dimensione e ricavi, solo l'Atalanta ha fatto meglio di noi come risultati, ma il loro progetto - compreso di infrastrutture - è partito prima".

"Non rimpiango l'acquisto di un club italiano, avevo molte offerte per investire in America e in Europa ma volevo farlo in Italia perché è il mio Paese di origine e non perdo l'entusiasmo anche se per andare avanti non smetti mai di spendere. Io la bancarotta la lascio fare ad altri, come me non succederà. Non lascerò la Fiorentina in un percorso finanziario senza futuro".

"Quest'estate abbiamo preso undici giocatori, una squadra intera. Diamo tempo a Palladino. Ho sempre detto che l'obiettivo è fare meglio dell'anno prima: siamo arrivati ottavi e vogliamo salire. Per me è una Fiorentina più forte rispetto allo scorso anno con l'arrivo di mix di giocatori giovani ed esperti, su una base già importante. Ora devono capire le metodologie dell'allenatore ma sono fiducioso".

"Ai tifosi chiedo di stare sempre vicino alla squadra e alla società, di tifare i colori viola ma di lasciar fare a me il presidente, prendendo con il mio staff le scelte migliori per il club. Ho l'obiettivo di far crescere la Fiorentina, mantenendola sana. Non la voglio lasciare in cattive acque, la Fiorentina è una questione di cuore e ha il nostro massimo impegno. Io e mia moglie amiamo Firenze. Quando un giorno dovrò lasciare il club, la Fiorentina sarà una società solida, senza debiti, con strutture importanti - come il Viola Park e speriamo anche un nuovo stadio".

"Joe Barone mi manca tantissimo. È stata una disgrazia averlo perso, lui mi ha aiutato tantissimo in tanti anni insieme. Ha fatto un grandissimo lavoro per la Fiorentina, in società, in Lega e al Viola Park. Ora il suo impegno è stato preso dal dg Alessandro Ferrari e dal ds Daniele Pradé. Sogniamo tutti di alzare un trofeo da dedicare a Joe. Speriamo di riuscirci quest'anno".


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