Dalla Roma alla Lazio, nulla di normale ma niente di strano: il caso Pedro
C'è qualcosa di strano in un club che, all'interno di un mercato palesemente bloccato tra società dai conti martoriati, cede un giocatore di 34 anni a un altro club senza ottenere alcunché per il cartellino ma, semplicemente, risparmiando su un ingaggio pesante? No, tutto assolutamente nella regola e nelle previsioni. E cambia qualcosa il fatto che il primo club sia la Roma e il secondo sia la Lazio? Da un certo punto di vista cambia tutto, dall'altro fa capire tanto del tipo di contesto in cui ci si muove, in cui ormai non c'è più tempo o spazio per i paletti identitari o per i veti tra rivali. In tempi di difficoltà, in sostanza, non puoi andar troppo per il sottile valutando chi hai di fronte: in altri momenti, forse, non si sarebbero neppure parlati ma ora, considerato tutto, va bene anche così.
Benefici per tutti
Se il discorso non riguardasse due entità che stanno l'una all'altra come il giorno sta alla notte ci sarebbe ben poco di cui discutere o su cui interrogarsi: la Lazio è pronta a passare al 4-3-3 e cerca elementi già pronti, ideali per il modulo di Maurizio Sarri, la Roma dal canto proprio sta dando vita a un processo di svecchiamento reso palese anche sul mercato, pur senza puntare su giovanissimi (al netto di Rui Patricio sono arrivati due classe '97 come Vina e Abraham e un classe '95 come Shomurodov). I biancocelesti hanno scelto di bypassare problemi legati al cartellino, che stanno bloccando altri affari, andando a puntare su un giocatore decisamente low-cost in quel senso, per un fatto meramente anagrafico, la Roma invece riesce così a liberarsi di un ingaggio lordo da 7,8 milioni di euro fino al 2023 e, grazie al Decreto Crescita, cedendo il giocatore in Italia non dovrà versare 2 milioni di euro al fisco.
Effetto Sarri
Risuonano nella mente le parole di Sarri a Sportitalia, parole di inizio luglio, che vedevano il tecnico sottolineare le doti di Pedro, definito un grande giocatore, tecnico e rapido, sottovalutato in rapporto a quel che ha vinto in carriera. Del resto il neo-allenatore biancoceleste non parla per sentito dire o per mero rispetto verso un esperto campione: Sarri, infatti, ha avuto Pedro a disposizione nel Chelsea e, con lui in squadra, ha ottenuto il successo in Europa League nella stagione 2018/19. In quella stagione Pedro collezionò 8 gol e 2 assisti in Premier League e partecipò da protagonista alla cavalcata europea dei Blues con 5 gol e 3 assist, decisamente in crescendo rispetto alla stagione precedente proprio grazie all'idillio col tecnico italiano.
Niente di normale
L'aspetto economico e il legame virtuoso che è venuto a instaurarsi con Sarri, così come la chiara capacità del giocatore di disimpegnarsi nel 4-3-3, sembrerebbero rendere l'affare un semplice intreccio di logici interessi e di altrettanto valide esigenze tra campo e portafogli. Esiste però un piano totalmente diverso, un piano che non prevede fondamenta logiche o fiato speso per spiegare: si entra di fatto nella storia, con un trasferimento simile, e lo si fa interrompendo una tradizione ormai radicata, quella che non vuole giocatori della Roma passare direttamente alla Lazio. L'ultimo in tal senso fu Astutillo Malgioglio, portiere che nell'estate dell'85 lasciò la Roma, dopo due stagioni vissute come riserva, per trovare spazio da titolare. Lo fece grazie alla Lazio, in Serie B, dando vita a un rapporto tutt'altro che idilliaco, sfociato poi nei contrasti duri con la tifoseria e non solo per i trascorsi giallorossi dell'estremo difensore.
Si parla di 36 anni fa, dunque, e andando più indietro nel tempo troviamo comunque pochi esempi a cui appellarci: Carlo Perrone nell'estate del 1982 tornò alla Lazio dopo un anno poco fortunato alla Roma (unico esempio di ritorno da una parte all'altra della Capitale), Michele De Nadai dal canto proprio aveva compiuto lo stesso percorso l'anno precedente, passando dalla Roma alla Lazio dopo quattro stagioni in giallorosso. Ancor più a ritroso troviamo Cordova (nel '76), Petrelli (nel '72) e Ferraris (addirittura nel '34). Aggiungiamo, alla distanza storica dall'ultimo passaggio diretto dalla Roma alla Lazio, anche il fatto che si parla in questo caso di un giocatore che il 15 maggio scorso ha messo a segno il gol del definitivo 2-0 proprio nel derby della Capitale, pur senza tifosi e pur senza traguardi degni di nota rimasti in ballo per la Roma.
Solo in un mercato così, con esigenze del tutto particolari, si riesce dunque a superare il solco della storia e a trascendere mugugni e rivalità: i tempi sono quelli che sono e anche un fatto storicamente anormale può diventare, più cinicamente, realtà.
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