Ruolo, modello di riferimento e i consigli di Cuadrado: Cabal si presenta alla Juve

Juan Cabal
Juan Cabal / Marco Canoniero/GettyImages
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In attesa che dal mercato arrivino novità sul fronte Koopmeiners, Nico Gonzalez e Galeno, la Juventus presenta ufficialmente i suoi nuovi acquisti. Dopo le parole di Douglas Luiz, oggi è toccato a Juan Cabal prendere parte alla prima conferenza stampa da giocatore bianconero. Il difensore colombiano, arrivato dal Verona, ha parlato nello specifico del suo ruolo in campo, dei giocatori a cui si ispira e del suo rapporto con un connazionale ex juventino, ossia Juan Cuadrado. Ecco le sue parole (fonte: ilbianconero.com).

Prime parole da bianconero:
"Buongiorno a tutti. Sono contentissimo di essere arrivato in questa squadra. Per me è davvero un sogno poter essere arrivato in una delle squadre più grandi in Italia e nel mondo. Ho lavorato tanto in questa settimana per poter riuscire a realizzare il mio sogno, non è solo arrivare alla Juve e fermarmi un anno, ma diventare un giocatore importante come Chiellini, Bonucci, Cannavaro. Voglio diventare un giocatore davvero importante".

Cosa puoi portare alla Juve?
"Tutto il mio talento, ciò che sono come persona, dove provo a fare il meglio, in campo e fuori. Il meglio. Tutto quello che posso. Qualsiasi cosa voglia il mister. Cercherò di migliorare su tutti i fronti".

Come ti descriveresti?
"Se dovessi usare una sola parola sarebbe resilienza. Ho lottato davvero tanto per questo mio sogno. E in molti hanno visto che avevo già la maglia della Juve sin da piccolo e ho sempre inseguito il sogno della Juve. Quando sono arrivato in Italia ero più vicino e grazie al cielo sono arrivato qua. Ho diversi riferimenti: Cristiano, Alex Sandro, Cuadrado. Vari giocatori che sono passati, voglio fare la storia della Juve. Sono passati ma loro sono rimasti nella storia".

Sulla decisione di andare alla Juve:
"Una decisione legata molto al mio sogno, non solo il mio ma anche quello della mia famiglia, della mia società. Non volevo andare nell'altra società e non voglio parlare dell'altra società, che pure era grande. Il mio obiettivo era arrivare qui".

Su Cuadrado:
"Sono diversi i giocatori che mi hanno ispirato. Ho avuto la fortuna di vederli giocare. Ho giocato e condiviso il campo con molti di loro. Ne conosco diversi che sono grandi anche fuori dal campo e mi hanno aiutato a crescere. Come Zapata. L'ho incontrato e mi ha aiutato molto. Ho parlato con Cuadrado. Ci siamo scambiati qualche parola. Mi ha detto che era la decisione giusta, che non c'era altra squadra come questa".

Cos'altro ti ha detto?
"Mi ha detto di godermela innanzitutto, di continuare a essere me stesso, di cercare di diventare un giocatore migliore. Il talento a volte non è sufficiente. Serve lavorare ogni giorno e c'è sempre da migliorare. E lui è una persona corretta, sempre bravo come calciatore e so che mi aiuterà a imparare molte cose su di me".

Sul suo ruolo:
"Tra i giocatori che ammiravo da più giovane, Marcelo. Il laterale sinistro del Brasile. Ne conosco molti altri. Ne ho visti tanti nel tempo. Ho raccolto informazioni su di loro. È fondamentale guardare i giocatori bravi, cosa fanno e cercare di ripetere. Thiago? Mi ha sorpreso la fiducia che ti dà, poterti aprire, ho sentito la fiducia in queste partite e penso che continuerò a sentirla e voglio dimostrare".

Fiducia nei propri mezzi:
"Forse ce l'avevo già a Verona, penso sia importante credere in te stesso. Se non ci credi tu, come fanno a crederci gli altri? Devi avere la fiducia che tutto andrà bene. Non è stato facile questo percorso. Mi sono abituato a questo nuovo calcio, al campionato italiano, ora lo conosco bene e posso mettere in campo il mio talento".

Sulle emozioni:
"Mi sento ancora un po' stranito quando entro nello spogliatoio. Dico ancora: wow, sono ancora qua con i grandi giocatori. Sono ancora molto sorpreso e molto felice di quello che sto scoprendo. Di come mi hanno accolto. Dai tifosi. Dalla società, dallo staff, da tutti. Voglio restituire tanto, tutto quello che ho ricevuto".

Rischi di soffrire di vertigini?
"Sì, si tratta più di qualcosa di mentale. Nel calcio si soffre tanto, ci sono cose che possono piacere o no, ma c'è molto anche di mentale, bisogna essere forti per avere fiducia in se stessi e crescere come persona e come calciatore. Oggi penso che a prescindere dal calcio occorra essere forti e solidi".

Cos'è per te la Juve?
"Essere arrivato alla Juve è la cosa più bella successa nella mia carriera. Non ho neanche le parole adatte, non so come esprimere se non con 'wow, sono qui davvero!'. Non riesco a smettere di piangere a volte, e non riuscivo quando me l'hanno confermato. Volevo solo fare la valigia e partire, venire qui il prima possibile. Gioia non solo mia, ma della mia famiglia. Di tutte le persone che mi hanno accompagnato con energia positiva affinché crescessi. Mi riempie il cuore. E voglio restituire tutto questo".

Sui leader dello spogliatoio:
"Nello spogliatoio penso che si sappia chi sia il leader e il capitano. Ma tutti siamo leader, andiamo tutti verso l'obiettivo. Non credo occorra intrufolarmi, si guadagnano queste cose lavorando quotidianamente per questo. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo e siamo tutti leader allo stesso modo".

Sulle magliette inviate in Colombia:
"A casa vogliono tutti le magliette, c'è anche una bella atmosfera con i compagni. C'è un'energia bella. Quando arrivi in una squadra nuova, sei il più piccolo, non sai. Ma mi sono sentito sin da subito parte della squadra ed è importante. Sono felice di poter inviare le magliette in Colombia".

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