Sabatini: "Zhang Sr.? Un semidio. Bastoni? Ho caldeggiato io l'operazione"

Walter Sabatini
Walter Sabatini / Ivan Romano/GettyImages
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In vista della sfida di stasera tra Inter e Salernitana, Walter Sabatini (ds del club campano) ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Il dirigente granata si sofferma anche sulla sua parentesi in nerazzurro. Ecco le sue parole.

Sulla salvezza: "Perché un gruppo di giocatori ora sta diventando una squadra. Siamo stati già ampiamente definiti come retrocessi. Lo siamo al 93%. Il 7% l’ho trattenuto io. Come feci in sala operatoria. Vi spiego: Mi stanno portando dentro, allo staff del chirurgo chiedo: “Quante possibilità ci sono che non sia un tumore maligno?”. Silenzio. Insisto. E i medici: “All’80% è maligno”. Rispondo: “Tenetevi il vostro 80%, io mi gioco il 20%, ci vediamo tra qualche ora”. Mi sveglio. E allora il chirurgo mi fa: “Aveva ragione lei, è benigno"".

Su Ribery: "Dopo aver visto la macchina gli ho detto solo “sono contento che non sei morto”. È un essere umano, straordinario, aiuta i compagni, partecipa con tenacia nonostante la sua storia".

Su Dzeko: "E' l’armonia in movimento nel calcio. Brava l’Inter a prenderlo".

Sull'Inter: "Un sogno averla accarezzata. Ho sbagliato la porta d’ingresso, però. Ho accettato una richiesta interna di rimanere fuori dall’organigramma. Non avrei mai dovuto farlo. Non si va all’Inter da fantasma, all’Inter si grattano i gomiti a tavola e si fanno le cose con fermezza. E' un rammarico profondo, non mi sono messo in condizione di fare il massimo: andando via da Roma, non c’era altra società che avrebbe potuto emozionarmi".

Walter Sabatini
Walter Sabatini / Francesco Pecoraro/GettyImages

Sulla Roma e Baldini: "Baldini? Ma io devo ringraziarlo, fui lui a fare il mio nome alla proprietà americana della Roma. Quando Pallotta gli propose di fare il consulente, dissi a Franco "tu accetta pure, ma io me ne vado, perché nessun direttore sportivo potrebbe lavorare in questo modo". Sono pieno di difetti, ma non ho mai corso il rischio di diventare patetico".

Su Bastoni: "Su Bastoni ho molta responsabilità. Ho fortemente caldeggiato l’operazione".

Su Scamacca e Frattesi: "La fuga di Scamacca mi spiazzò, rimasi addolorato, ho fatto di tutto perché restasse. Gli avevo promesso di portarlo subito in prima squadra, l’avrei fatto. Frattesi? Lo convocai che era ancora negli Allievi. Gli dissi: “Se non arrivi a fare carriera in Serie A, vengo a cercarti, a picchiarti”. Ricky Massara mi faceva una testa così, per lui e per Antonucci. Frattesi è il prototipo del centrocampista moderno: se io fossi all’Inter, lo prenderei subito. Ma qui a Salerno ne ho uno simile: Ederson"..

Su Inzaghi: "Un rompicoglioni mai visto. Aveva una grande capacità di letture delle cose: le dettava agli altri, lui spesso non riusciva a metterle in pratica. Una radiolina accesa: mi venne il sospetto potesse diventare allenatore".

Su Zhang Jindong: "Zhang padre? Non è un umano. E' un semidio. Ricordo cene opulente nella sua residenza, io lui e Capello. Una volta io e Fabio eravamo a tavola con Lippi. Jindong scese dai piani alti per salutare Marcello, una divinità in terra. Nessuno lo vedeva mai, era un figura mitologica".


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