Sabiri può davvero rilanciarsi con la Fiorentina di Palladino?
Si considerava circa un anno fa come fosse segno di superficialità snobbare l'arrivo di Abdelhamid Sabiri alla Fiorentina, sottolineando come le sue caratteristiche potessero adattarsi alle idee di Italiano e rimarcando ancor di più la possibilità di impiegarlo in più ruoli (soprattutto nel 4-2-3-1 ma anche nel 4-3-3, come mezzala offensiva). In particolare erano due gli aspetti che intrigavano e lasciavano immaginare una traiettoria virtuosa: un impatto sorprendente nel precampionato, con gol di pregevole fattura e una forma fisica degna di nota, e la possibilità di esaltarsi come trequartista nel 4-2-3-1 che Italiano stava usando con continuità (e che ha continuato a utilizzare fino alle ultime sfide alla guida dei viola).
Sabiri può avere una nuova chance?
Tutti ragionamenti finiti poi come una bolla di sapone, svaniti di fronte a una cessione a sorpresa in Saudi Pro League: dietro all'addio, consumato e annunciato in fretta e furia a inizio settembre, si citavano incomprensioni con Italiano tali da chiudere le porte a una stagione vissuta in viola. Perché si torna dunque a parlare di Sabiri in chiave Fiorentina? Principalmente per le intenzioni espresse dall'Al-Fayha, squadra in cui il marocchino ha militato nell'ultima stagione: il club arabo non vorrebbe spendere i 3 milioni necessari al riscatto del giocatore, nonostante una stagione tutto sommato positiva a livello personale, e Raffaele Palladino - nuovo tecnico gigliato - si troverà a valutare il calciatore in ritiro.
L'edizione odierna de La Nazione si spinge oltre e spiega come lo stesso Sabiri abbia intenzione di mettersi a disposizione del nuovo tecnico, per conquistarsi una seconda chance in maglia viola dopo quella sfumata di un anno fa. Un nuovo tecnico come possibile ripartenza: ma esistono i margini affinché l'auspicio del giocatore si tramuti in realtà? Il discorso, la risposta al quesito, va diviso necessariamente in due parti. Una riguarda la collocazione tattica di Sabiri nella squadra che Palladino schiererà, pensando sia al 3-4-2-1 accostato tradizionalmente al giovane tecnico che al 4-2-3-1 utilizzato nella seconda parte della stagione al Monza.
Discorso tattico e discorso mentale
Soffermandosi in particolare sull'ipotesi 3-4-2-1 diventa stimolante e valida l'idea di immaginare Sabiri in viola: Palladino potrebbe puntare su una trequarti composta da Nico Gonzalez e da un elemento con caratteristiche più affini a quelle del fantasista (non un'ala spostata in zona più centrale). In questo quadro verrebbe naturale immaginare Gonzalez sul centro-destra e Sabiri sul centro-sinistra, con la possibilità di sfruttare il destro (piede forte) per andare al tiro e di far valere tutta la propria fantasia. In questo senso potrebbe essere, dunque, un profilo anche più valido rispetto ai vari Sottil, Ikoné e Kouamé per inserirsi nel progetto di Palladino.
Anche qualora il tecnico volesse ripartire dal 4-2-3-1 la questione resterebbe identica: si sarebbe spazio, cioè, per un trequartista con le qualità dell'ex Samp senza bisogno di forzature tattiche o di stravolgimenti in tal senso. Il discorso andava diviso in due, si diceva, e la seconda parte attiene alla possibilità di reinserire un calciatore nel contesto viola (e nel contesto Serie A) dopo un anno vissuto altrove, fuori dai principali campionati europei e in un ambiente meno provante a livello tattico e atletico.
Lo scorso anno Sabiri si presentò in ritiro tirato a lucido, esprimendosi poi al meglio anche nelle amichevoli pre-campionato, ma la chiave sarà evidentemente in quell'aspetto mentale spesso indicato come "punto debole" del calciatore e culminato tra l'altro nel divorzio sorprendente di settembre. Sul piano dell'utopia, di ciò che resta sulla carta, la rivalutazione di Sabiri (7 gol e 7 assist nell'ultima stagione in Arabia) appare dunque auspicabile ma le incognite a questo punto sono evidenti e riguardano sia la capacità del calciatore di calarsi nel modo giusto nella realtà viola che - forse ancor di più - la possibilità di riconquistare la fiducia di un ambiente ormai scettico.