Scudetto nel derby, confronto Conte-Inzaghi e lacune da colmare: parla Bastoni
Manca davvero un passo all'Inter di Simone Inzaghi per conquistare aritmeticamente il titolo di Campione d'Italia. I nerazzurri, questo weekend, se la vedranno prima col Cagliari e poi il 22 aprile con il Milan di Pioli. Domenica 14 aprile il penultimo passo da compiere, per poi pensare e preparare al meglio la stacittadina coi rossoneri che - se vinta - potrebbe consegnare al gruppo interista il tricolore proprio davanti agli acerrimi rivali. Nell'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport Alessandro Bastoni, difensore centrale dell'Inter, ha affermato come il derby vada vinto a prescindere dai festeggiamenti per lo Scudetto. Inoltre ha espresso una considerazione su cosa manca al gruppo di Appiano per essere allo stesso livello delle altre big d'Europa, spazio anche all'ottavo di Champions perso quest'anno contro l'Atletico di Simeone.
Sull'esultanza dopo la vittoria al fotofinish a Udine: "Sì, sì, mia figlia già dormiva e l'ho svegliata con le urla. Sapevo e sapevamo tutti dell'importanza del risultato, volevamo mantenere il margine sulla seconda, l'euforia si spiega così".
Sulla differenza con il trionfo con l'Inter di Conte: "Con Conte già da inizio anno eravamo attesi. Stavolta no: io non ricordo un addetto ai lavori mettere l'Inter avanti in partenza. E intendiamoci: neanche noi sapevamo quali uomini, al di là dei calciatori, sarebbero entrati in gruppo. E dunque lo scudetto sarebbe una bella rivincita per noi che abbiamo fatto integrare i nuovi. Ecco, sarebbe un successo del gruppo Inter".
Sulla finale persa a Istanbul e sulla seconda parte della scorsa stagione: "Anche, ma in generale da tutta la seconda parte della scorsa stagione. Ci siamo parlati anche tra noi calciatori, dopo un avvio brutto, uno dei momenti più difficili vissuti all'Inter. Da quel momento le cose sono cambiate".
Sul vincere il derby: "È bello vincere il derby a prescindere da tutto, che questo possa decidere lo scudetto è un caso. Vogliamo la partita per noi stessi, per i tifosi, per tutto".
Sul non pensare alle ultime cinque vittorie nella stracittadina col Milan: "Assolutamente no. Neanche fossero 50 o 100. Direi lo stesso per qualsiasi altro avversario".
Sull'obiettivo 100 punti che stuzzica l'ambiente: "Sicuramente sì. Però la nostra priorità è cucirsi la seconda stella, i 100 punti non sono un'ossessione e non sarebbe certo un fallimento non arrivarci".
Sul 'cambio di posizioni' e su Inzaghi: "Il mister ci ha suggerito l'idea di mobilità che si vede. Ma tutto ha origine dalla disponibilità e dall'atteggiamento mentale generale: se io vado in attacco, Lautaro o Mkhitaryan sanno che devono andare in difesa. Tutti difendono, tutti attaccano: c'è un codice che rispettiamo, sappiamo ciò che dobbiamo fare ed ecco che viene fuori l'Inter che vedete voi".
Sul k.o. in Champions con l'Atletico: "Eh, sì. Ma se non siamo passati vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa, è un motivo in più per riprovarci il prossimo anno. L'errore è stato subire subito l'1-1 a Madrid dopo essere andati avanti. Ma è il calcio...".
Su cosa manca per essere più completi: "L'abitudine a giocare quel tipo di partite. Prima di Inzaghi l'Inter non arrivava agli ottavi da un'infinità. Ma stiamo crescendo, anche qui. Pensate al fatto che viviamo con rammarico il fatto di essere usciti agli ottavi con l'Atletico, mentre due anni fa era quasi un evento essere eliminati dal Liverpool: questo è già un grande cambiamento".