Sedotto e abbandonato dal grande calcio? Amrabat cerca la sua dimensione
La Fiorentina è pronta ad accogliere Sofyan Amrabat al Viola Park, un'accoglienza che però si figura come estemporanea e che non si tradurrà sul campo in futuro: il centrocampista marocchino vivrà con la testa proiettata altrove questo ritorno indigesto in viola, un passaggio che - agli occhi del calciatore - può apparire come un passo indietro nel proprio percorso, come l'interruzione di un sogno che nella scorsa stagione è apparso a lungo più grande di lui. Si può dar conto di come, per certi versi, la traiettoria immaginata e anche percorsa da Amrabat non coincida col riscontro espresso dal campo e con la percezione esterna del suo status: dopo il Mondiale in Qatar vissuto da protagonista assoluto, con una stagione 2022/23 divenuta quella del definitivo rilancio, Amrabat viveva l'approdo in una big europea come sbocco spontaneo e naturale (con particolare riferimento al sogno blaugrana).
Quale futuro per Amrabat?
Una situazione che si è effettivamente palesata, pur in prestito, grazie al Manchester United ma che - negli effetti - non ha permesso all'ex Verona di imporsi come una solida realtà della Premier League: l'impatto disastroso si è mitigato nel suo epilogo, nel finale di stagione, ma i Red Devils non si sono mossi per riscattarlo e continuano a tergiversare sulla possibilità di dargli una nuova chance. La situazione non appare tramontata del tutto, data la stima di Ten Hag per il marocchino, ma non siamo nell'ambito delle priorità: la volontà del calciatore - palesata anche tramite video estivi di allenamento coi calzoncini dei Red Devils - trova un riscontro solo tiepido sulla sponda United di Manchester. Siamo dunque al paradosso: la Fiorentina avrebbe bisogno vitale di un elemento dalle caratteristiche di Amrabat, interprete ideale come interno nel 3-4-2-1 di Palladino ancor più di quanto poteva esserlo per Italiano, ma le proiezioni tecnico-tattiche di questo tipo rimangono pure speculazioni.
Il centrocampista - pupillo di un Commisso che scelse di assicurarselo a caro prezzo dal Verona - ha vissuto la Fiorentina (non è un caso che si parli al passato) come un degno trampolino di lancio e non ha mai fatto niente per nasconderlo: non sono all'orizzonte improbabili fascinazioni o colpi di fulmine col nuovo ciclo gigliato, tali da spegnere la sete di grande calcio internazionale espressa spesso dal giocatore e dal suo entourage. La realtà e il campo ci parlano di una stagione difficile sia a livello individuale che di squadra, probabilmente una delle peggiori vissute dai Red Devils nell'ultimo ventennio, al contempo Amrabat ha dovuto fare i conti con l'esplosione di Mainoo alle sue spalle e con un contesto calcistico per lui inedito come la Premier League: la fisicità e la carica agonistica con cui il marocchino aveva saputo fare la differenza altrove, a conti fatti, sono risultate "normalizzate" in quel tipo di cornice.
L'impatto complicato, anche a causa di un curioso utilizzo fuori ruolo nelle prime partite (addirittura da terzino sinistro) è poi culminato in una fase del tutto da dimenticare della stagione: da fine dicembre a fine aprile, infatti, il centrocampista di proprietà viola ha collezionato appena 45 minuti complessivi in Premier League, diventando una sorta di scomodo esubero prima di riscattarsi nell'ultimissima fase della stagione. Un parziale riscatto che non ha comunque convinto lo United ad aggiungere 20 milioni a quanto già speso per il prestito. Ciò che resta, accanto all'ambizione di spiccare il volo e alle valigie che non verranno disfatte, è un distacco evidente tra l'auto-percezione di Amrabat e i riscontri oggettivi del mercato: la missione tutt'altro che agevole, per il marocchino, sarà quella di allontanarsi dal profilo scomodo di meteora troppo innamorata di sé e di trovare una realtà in grado di conciliare ambizioni personali e continuità sul campo. In sintesi, si tratterà di trovare - finalmente - la propria dimensione.