Capello: "Inter e Juve alla pari, Donnarumma irriconoscente". Sacchi: "Milan e Lazio avanti alle altre"

Fabio Capello
Fabio Capello / Alessandro Garafallo - Pool/Getty Images
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Fabio Capello 'gioca' la Serie A. L'ex allenatore ha parlato a Tuttosport provando ad inquadrare il campionato: "Una volta in Italia c'erano come proprietari grandi industriali che investivano e che puntavano ad avere grossi ritorni in termini di popolarità, la crisi li ha spazzati via e solo chi ha risorse oggi è in grado di spendere. Le risorse le hanno i russi, gli arabi e qualche americano. Il nostro campionato ha perso i calciatori migliori. Senza Lukaku e Cristiano Ronaldo, il valore di Inter e Juve si equivale. Entrambe possono passare il girone in Champions, mentre al Milan conviene puntare direttamente al terzo posto per spostarsi in Europa League. Donnarumma? Se devo essere sincero, non mi aspettavo la sua scelta. Una volta che il Milan si era qualificato per la Champions League, non aveva motivo di andarsene. Senza Champions, sarebbe stato diverso. Ma così… Non giustifico la sua non riconoscenza, visto anche l'importante offerta che il Milan alla fine gli aveva riconosciuto. Anche contro il Cagliari ho visto una squadra che gioca molto bene, che sa quello che vuole. Con giovani che sembrano aver intrapreso definitivamente la via della maturazione"

Arrigo Sacchi
Arrigo Sacchi / Elisabetta A. Villa/Getty Images

C'è poi spazio anche per l'analisi di Arrigo Sacchi, intervistato da La Gazzetta dello Sport: "Senza i campioni si lavora con le idee, quelle non ti abbandonano mai. Il calcio è uno sport collettivo, non individuale. Si deve partire dal gioco, dal collettivo: se ce l'hai, sei a posto. Lukaku e Cristiano Ronaldo sono due fenomeni, non c'è dubbio. Ma con Ronaldo la Juve che cosa ha vinto in Europa? Niente. E allora? Se non hai le idee, o se non sai svilupparle, non vai lontano: potrai vincere in Serie A, perché le tue avversarie non hanno la tua potenza economica, ma in Champions no. L'Italia è un esempio da seguire: Mancini ha dettato una linea, l'ha seguita e ha convinto i giocatori ad andargli dietro. Mancini è la nostra speranza. Gli è stata utile l'esperienza all'estero: ha capito che attraverso la strategia si poteva abbandonare l'italico tatticismo e correre verso la bellezza. Finora ho visto due squadre che, per il modo di interpretare il calcio, sono più avanti delle altre: la Lazio di Sarri e il Milan di Pioli. La Lazio sta diventando un'orchestra dove tutti si muovono secondo lo spartito e seguendo il ritmo. Sarri è un grande stratega, ha commesso un solo errore: andare alla Juve, dove avevano idee diverse dalle sue. Il Milan è un collettivo: aggredisce, fa pressing, ha coraggio. Pioli ha messo il gioco al centro del progetto e si vede: contro il Cagliari ha dominato e non c'erano Donnarumma, Ibrahimovic, Calhanoglu, Kessie, Bennacer. C'è un'idea e tutti lavorano per metterla in pratica. Ora, però, non credano di essere arrivati".


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