Sindrome dell'eterna outsider: l'Italia e quel salto mai compiuto
In un momento di scarsa capacità attrattiva, per restare sui tenui eufemismi, e in un periodo di morale ai minimi storici la Nazionale italiana ha saputo sovvertire i pronostici della vigilia e smentire profeti di sventura: un successo per 1-0 contro l'Inghilterra, firmato Raspadori, proietta dunque gli Azzurri verso la prospettiva (da giocarsi all'ultimo turno di Nations League) di approdare alla Final Four.
Un dato significativo e incoraggiante per il tanto vituperato sistema del calcio italiano? Sarebbe superficiale ritenerlo, una rapida occhiata agli equilibri di questa Nations League basta per comprendere quanto la situazione sia fluida e (nella maggioranza dei casi) proiettata verso l'imminente Mondiale, per chi avrà la fortuna di giocarlo.
Esiste però, ancora una volta, un chiaro indizio di quel che la Nazionale italiana sa essere quando, di base, tutti si aspettano il colpo di grazia, quando tutti sono pronti a raccogliere espressioni di biasimo: c'è una tendenza implicita, quasi fisiologica, nel percorso azzurro che dimostra come la Nazionale di Mancini abbia bisogno e necessità di partire di rincorsa, di non avere i favori del pronostico prima di un singolo match o prima di un percorso.
Potremmo pensare dunque che l'exploit di Euro 2020 appartenga a un'altra storia, a un altro mondo, ma a un anno e poco più di distanza si rimane in realtà sui soliti binari e la faccenda non muta: questa Nazionale ha bisogno di poter stupire e rifiuta in modo radicale lo status di favorita, di formazione chiamata a dominare, forte dei favori del pronostico.
Le montagne russe tra Europeo, qualificazioni ai Mondiali e Nations League lo dimostrano in modo lampante: anche al di là dei nomi scelti da Mancini, insomma, la Nazionale ha fallito proprio quando ci si aspettava quel passaggio in più, quel guizzo di personalità che permettesse di passare da outsider a realtà consolidata.
Un passaggio a vuoto che ha condotto, a stretto giro, dai sogni concessi da quella notte di Wembley fino al gelo di Palermo: nessuno stravolgimento tecnico, nessun nuovo ciclo tale da giustificare un periodo di smarrimento, semplicemente l'incapacità di partire "in vantaggio", di dover necessariamente dominare.
Una sindrome ben chiara osservando semplicemente i risultati ottenuti nel gruppo di qualificazione ai Mondiali, al netto della sconfitta con la Macedonia ai playoff: pareggi con Bulgaria, Svizzera (due volte) e Irlanda del Nord, risultati del tutto incoerenti con le capacità di un gruppo in grado di superare ostacoli come Belgio, Spagna e Inghilterra, tornando poi a rimettersi in carreggiata in Nations League, senza che nessuno si aspettasse realmente qualcosa, senza che nessuno prevedesse un simile guizzo.
Segui 90min su YouTube