Siviglia-Betis: la storia de El Gran Derbi che infuoca l'Andalusia
Di Milo Zatti
Per quanto riguarda il calcio, la Spagna è la patria di uno dei derby più famosi del mondo (se non il più famoso in assoluto). Tutti conoscono infatti il Clasico, una sfida che mette di fronte due visioni opposte del calcio e della politica tra due delle squadre più forti del panorama calcistico mondiale. Per via dei grandissimi campioni che giocano nelle due squadre e per il fatto che spesso questa sfida vale la supremazia, non solo in Spagna, ma in tutta Europa, l'eterno scontro tra Real Madrid e Barcellona è un vero e proprio simbolo del calcio ed è stato ampiamente decantato e celebrato in tutte le salse. Quella tra merengues e blaugrana non è però l'unica grande rivalità del calcio spagnolo. Un'altro derby famosissimo è infatti quello di Madrid tra il Real e l'Atletico che, sopratutto negli ultimi anni, ha acquisito grande importanza. Oltre a questi due famosissimi ci sono vari altri derby regionali e cittadini meno noti ma ugualmente sentiti dai tifosi delle squadre coinvolte, ad esempio quello delle Asturie tra il Real Oviedo e lo Sporting Gijon, quello della Galizia tra il Celta Vigo ed il Deportivo la Coruña e quello della comunità valenciana tra il Valencia ed il Levante, nessuno però è tanto infuocato e carico di passione come il derby di Siviglia tra il Sevilla Fútbol Club ed Il Real Betis Balompié. Non tanto famoso quanto il Clasico o il El Derbi Madrileño, il Gran Derbi (cosi è chiamato in Spagna) è però comunque una partita pazzesca che accende in modo incredibile il capoluogo andaluso e che vede una partecipazione popolare incredibile, vale quindi la pena di raccontarlo più nel dettaglio. Ecco quindi una storia de El Gran Derbi di Siviglia:
Le origini della rivalità
Per andare a ritrovare le origini di questo derby dobbiamo fare un lungo viaggio all'indietro nella storia del calcio spagnolo fino ai suoi primissimi giorni di vita. Siamo nel 1889 in Andalusia, da qualche parte lungo il corso del Rio Tinto non lontano da Huelva in una zona ricca di giacimenti minerari. Alexander Mackay e Robert Russell Ross, due medici scozzesi che lavorano per l'English Hospital, un istituzione che si prende cura dei lavoratori britannici presenti in zona, decidono di fondare una società sportiva comprendente anche una sezione calcistica (il calcio stava diventando popolare in Gran Bretagna proprio in quel periodo) con il fine di provvedere un passatempo per i minatori locali e la chiamano Huelva Recreation Club (oggi conosciuto come Recreativo de Huelva). Questa è la prima vera società calcistica creata in Spagna. Da li in poi però la passione per il calcio si diffonde rapidamente, prima in Andalusia, poi nel resto del paese. Nemmeno un anno dopo nel 1890 a Siviglia un gruppo di figli di immigrati e diplomatici inglesi presenti in città, avendo saputo di quanto successo a Huelva decise di fondare a loro volta una società sportiva, in questo caso però prevalentemente calcistica, fu cosi che nacque il Seville Football Club, successivamente ispanizzato in Sevilla Fútbol Club. Immediatamente iniziarono i contatti tra le due prime società calcistiche presenti sul suolo spagnolo e furono organizzati una serie di incontri che non fecero altro che aumentare l'interesse per questo nuovo sport in tutto il paese.
Fino a qui tutto bene, però c'è un problema: il Seville Football Club pur essendo situata nel capoluogo andaluso è una squadra di britannici a tutti gli effetti: tutto lo staff dirigenziale più il presidente e quasi l'intera rosa è formata da persone nate al di la della manica. Ormai appassionatissimi di calcio anche loro, animati da spirito patriottico e desiderosi di creare una società che sia più spagnola, alcuni studenti dell'Academia Politécnica de Siviglia nel 1907 cominciano a progettare di fondare un altro club calcistico. Questo avviene infine nel 1908 quando, probabilmente inebriati ed esaltati dalle celebrazioni della festa patriottica España en Sevilla, una commemorazione dei cento anni dell'Indipendenza spagnola dalla Francia (a seguito dell'invasione del paese iberico da parte dell'impero francese sotto Napoleone Bonaparte), decidono che si, fonderanno un nuovo club di calcio che connotati meno britannici e più spagnoli. Non volendo usare il troppo inglese football, per decidere il nome si rivolgono al noto giornalista ed accademico della lingua spagnola Mariano Francisco de Cavia y Lac, affinché li aiuti a trovare un appellativo che rifletta bene l'identità che intendono imprimere al nuovo club. Il giornalista gli risponde pochi giorni dopo con un articolo sul periodico El Liberal in cui dichiara che lo spagnolo, come tutte quelle latine, è una lingua ricchissima di ricca di vocaboli, flessibile ed espressiva e per questo, a differenza di quello che dicono in molti, il termine football è assolutamente traducibile in maniera altrettanto efficace nella lingua di Cervantes e Calderon de la Barca, cosi se ne esce con il termine balompié, derivato dai termini spagnoli balon (palla) e pié (piede). Così nasce l' España Balompié, il primo club di Siviglia composto quasi interamente da spagnoli. Per rimarcare ulteriormente la loro identità spagnola ed andalusa gli studenti decidono di adottare come colori sociali il verde ed il bianco che sono i colori tradizionali della bandiera dell'Andalusia.
Negli stessi anni sorge un altro problema in città: il Sevilla F.C., essendo stata fondata da giovani figli di ricchi britannici è una società molto elitaria che non ammette tra le proprie file giocatori provenienti da classi sociali meno agiate ne a persone che vengono da fuori della città e questo sta cominciando ad andare stretto a molti, anche ad alcuni dirigenti del club stesso. Fu cosi che un gruppo di dissidenti, guidati da un grosso ex-dirigente del Sevilla, Gracia de la Borbolla, decidono di andarsene e fondare un loro club che sia più aperto a tutti. Decidono di chiamare la loro nuova squadra Betis Football Club, dal nome latino del fiume Guadalquivir che attraversa la città (Baetis) e dal nome che i romani avevano dato a quella regione (Baetica). L'intraprendente Borbolla lavorò molto sul piano diplomatico per far riconoscere la sua nuova squadra e nel 1913 riuscì ad ottenere dal re spagnolo Alfonso XIII il titolo onorifico di Real da anteporre al nome Betis Fooball Club. Nonostante il riconoscimento diplomatico però, i risultati sul campo non arrivavano per il Betis e quindi per comunanza di interessi tra il 1914 ed il 1915 fu deciso di fondere la società con il più affermato Balompié, che nel frattempo aveva vinto svariate volte la Coppa di Siviglia, andando a formare il Real Betis Balompié, la squadra che conosciamo oggi. L'ex España Balompié contribui fornendo gran parte dei giocatori e portando i suoi colori sociali mentre il Real Betis Football Club portò il suo titolo onorifico di Real oltre che a parte del suo quadro dirigenziale. Ormai consolidate nella loro forma finale e rimaste le uniche due compagini in città il Sevilla Fútbol Club ed il Real Betis Balompié cominciarono a sviluppare una profonda rivalità che andrà crescendo negli anni.
La rivalità negli anni
Nel corso del tempo la divisione economico-politico-sociale venne man mano diminuendo fino a quasi scomparire del tutto ai giorni nostri, quello che rimase e non fece altro che crescere però fu la passione popolare per le due squadre e la reciproca rivalità. Vediamo quindi alcuni episodi chiave della storia di questa eterna sfida. La rivalità tra le due squadre è talmente grande che si estende su tutto: non si è d'accordo nemmeno sulla data del primo derby ufficiale che secondo quelli del Sevilla si è giocato nell'ottobre del 1914 ed ha visto una facile vittoria della loro squadra per 3-0, secondo quelli del Betis invece risale al gennaio del 1915 il primo incontro tra le due squadre, che vide i biancoverdi trionfare di misura per 1-0. La terza partita tra le due compagini è quindi considerata, per comodità, la prima ufficiale e tecnicamente vide il Sevilla trionfare per 4-3. Diciamo tecnicamente perché la partita non si è mai conclusa a causa di un invasione di campo in massa effettuata dalle due tifoserie che costrinse alla fuga direttore di gara e giocatori e diede vita ad una rissa colossale di dimensioni omeriche sul terreno di gioco che fu sedata dalle forze dell'ordine con molta fatica dopo diverse ore.
Andando avanti di trent'anni, nel 1945-1946 troviamo un altro episodio celebre che sintetizza bene l'antipatia tra i due club. Siamo verso la fine della seconda guerra mondiale nella Spagna franchista, fuori dal conflitto ma oppressa dalla dittatura, di soldi nel paese ce ne sono pochi ed il Betis è gravi ristrettezze economiche e per fare cassa è costretto a vendere il suo miglior giocatore, un certo Francisco Antunèz. Sfortunatamente l'offerta più vantaggiosa per il giocatore arriva dai rivali cittadini e la disperata dirigenza dei biancoverdi malauguratamente accetta. Come prevedibile è il caos: violente manifestazioni di piazza, assalti alla casa del presidente ed alla sede della società a cui seguono addirittura proteste formali e giuridiche. Capendo l'errore la dirigenza tenta di rimangiarsi la parola ed annullare il trasferimento ma purtroppo è già tutto fatto, carta canta, il giocatore passerà ai rivali. Oltre al danno anche la beffa però. grazie al giocatore il Sevilla vince la sua prima Liga mentre il Betis nonostante il denaro ricevuto continua la sua caduta libera e scivola in terza divisione. Il club rimarrà bloccato nel terzo livello del calcio spagnolo per circa un decennio con i tifosi che vanno su tutte le furie ma che proprio in questo periodo dimostrano il loro amore incondizionato per la squadra coniando un motto che li accompagna ancora oggi: "Viva el Betis, manque pierda!" (viva il Betis, nonostante perda).
Fastforward di più di cinquant'anni a tempi molto più recenti: siamo nella stagione 2006/2007, è fine febbraio e per l'ennesima volta va in scena il Gran Derbi. La partita è un quarto di finale di Copa del Rey e si gioca stadio Benito Villamarìn, casa dei biancoverdi. Poco dopo l'inizio del secondo tempo al 56' minuto gli ospiti si portano in vantaggio con un goal di Frédéric Kanouté e l'allenatore del Siviglia, Juande Ramos si alza dalla panchina per esultare ed abbracciare i suoi collaboratori. Dagli spalti però viene tirata in testa al tecnico una bottiglia piena d'acqua ghiacciata (o coca cola, le versioni differiscono). Ramos collassa a terra perdendo i sensi e viene trasportato immediatamente all'ospedale dove per fortuna si risveglierà qualche ora dopo senza aver subito danni troppo gravi, nel frattempo il derby viene sospeso. Questo bruttissimo episodio testimonia ancora una volta come anche in tempi più recenti la rivalità e l'odio feroce tra le due tifoseria non sia assolutamente diminuito. Una nota positiva (nella tragedia) è stata però registrata verso la fine dell'estate dello stesso anno quando, dopo la morte in campo per arresto cardiaco del centrocampista del Sevilla Antonio Puerta, al funerale si presentarono anche moltissimi tifosi del Betis che volevano rendere omaggio ad un valoroso avversario scomparso così prematuramente. In più la tifoseria del Betis si raccolse in un minuto di silenzio per il giocatore e gli tributò un omaggio con striscioni e cori prima della loro partita in campionato nel weekend successivo. Questo contribuì non poco a riavvicinare le due tifoserie con molti supporter del Sevilla che si congratularono con i loro rivali per questo bel gesto di umanità e sportività.
La rivalità asimmetrica
Negli ultimi vent'anni la rivalità tra il Betis ed il Sevilla è diventata molto asimmetrica. Se infatti prima del 2000 le due compagini andaluse avevano raccolto un numero simile di trofei con 1 campionato a testa (1934/1935 per il Betis e 1945/1946 per il Sevilla), 1 Coppa di Spagna per Betis (1976/1977) e 3 per il Sevilla (1935/1936, 1939/1940 e 1947/1948), nel nuovo millennio la situazione è cambiata drasticamente. Nel corso degli ultimi vent'anni infatti, mentre il Betis ha vinto una sola Coppa di Spagna (2004/2005) il Sevilla ha avuto di gran lunga il miglior momento della sua storia vincendo altre due Coppe di Spagna (2006/2007 e 2009/2010) e ben 5 Coppe UEFA/ Europa League (2005/2006, 2006/2007, 2013/2014, 2014/2015 e 2015/2016) stabilendo il record assoluto di vittorie nella competizione. Si potrebbe pensare che questa incredibile serie di vittorie sia sufficiente a scoraggiare i rivali del Betis fin quasi alla depressione però incredibilmente non è cosi: nonostante le grandi vittorie del Sevilla la rivalità è più accesa che mai, sia il Ramón Sánchez-Pizjuán che il Benito Villamarín sono sempre pieni per ogni derby e ad ogni coro di dileggio lanciato dai tifosi biancorossi ai loro rivali ricordando il gap di trofei che c'è tra le due squadre i loro avversari rispondono sempre con il loro grido d'amore incondizionato: "Viva el Betis, manque pierda!"
Segui 90min su Facebook, Instagram e Telegram per restare aggiornato sulle ultime news dal mondo e della Serie A.