Theo Hernandez centrale di difesa è una soluzione valida a lungo termine?

La centralità di Theo Hernandez.
Theo Hernandez of Ac Milan  gestures during the Serie A...
Theo Hernandez of Ac Milan gestures during the Serie A... / Marco Canoniero/GettyImages
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Anche quando giocava largo, ovvero in praticamente tutte le partite della sua carriera eccetto l'ultima, Theo Hernandez ha sempre avuto una centralità impressionante nel gioco rossonero. Quella che tra i terzini hanno in pochi in tutti i sistemi di ogni undici del pianeta; quella su cui si costruisce gran parte della manovra offensiva di una squadra.

Nel Milan, attualmente, l'unico difensore centrale disponibile è Fikayo Tomori, ormai eretto a unica solida colonna del cadente muro a difesa di Mike Maignan. Thiaw e Kalulu si rivedranno nel 2024, Pellegrino ha subito una distorsione alla caviglia e Kjaer è alle prese con problemi fisici da diverso tempo. Motivi per i quali in questi giorni si è vociferato di un ritorno di Matteo Gabbia, in prestito al Villarreal.

Non si può scrivere una data d'origine nell'emergenza infortuni, che riguarda il Milan da inizio stagione e che continua tuttora ad assillare il club rossonero. C'è però un'indicazione che ha portato Pioli ad optare per Theo Hernandez come centrale difensivo. I rossoneri sono sul risultato di 1-1 a San Siro contro il Borussia Dortmund nella sfida che annienterà le speranze europee del club. Thiaw si accascia a terra, è il segnale dello stiramento che lo allontanerà dal campo per i prossimi mesi.

Karim Adeyemi, Rade Krunic
AC Milan v Borussia Dortmund: Group F - UEFA Champions League 2023/24 / Jonathan Moscrop/GettyImages

L'allenatore deve prendere una decisione in fretta e abbasa Krunic sulla linea dei difensori, al fianco di Tomori. Il bosniaco non ha responsabilità precise in una sfida che sfugge completamente dal controllo della squadra di casa. Il Milan è sfilacciato, soffre le ripartenze a campo aperto e ha quella voracità di cercare il gol come se fosse l'ultimo minuto, che ne causa la sconfitta. Attacca in modo disordinato senza potersi appoggiare alle certezze difensive del periodo dello Scudetto, rischiando. È una gara da dentro o fuori arrivata troppo presto e in condizioni di emergenza.

Con l'esclusione dalla massima competizione europea alle porte e la retrocessione in Europa League che dipenderà dalla trasferta contro il Newcastle, Pioli aveva bisogno di più garanzie e la scelta del centrale difensivo nella sfida contro il Frosinone è ricaduta su Theo Hernandez.

Theo centrale

Il francese è arrivato a Milano nel 2019. In quattro anni ha raggiunto quasi 200 presenze in rossonero (che infrangerà nella corrente stagione) e per quanto riguarda le cifre realizzative vanta numeri da centrocampista (26 gol e 30 assit). Batte i calci di rigore, gli angoli, i piazzati; indossa la fascia da capitano quando Calabria è assente ed è uno dei simboli del nuovo corso milanista.

Ha un peso nello spogliatoio e nella partita che cambia il volto della squadra. Metterlo al centro del gioco è un'idea ormai vecchia di Pioli che non gli aveva però mai cambiato posizione, almeno sulla carta. Theo che si alza in diagonale per affiancare Bennacer o Krunic, aprendo lo spazio a sinistra per Tomori, Kalulu o Thiaw ed evitando raddoppi su Leao; Leao che si accentra per lasciare libera la corsia a Theo. Soluzioni che non si contraddicono tra loro, che abbiamo più volte ammirato nelle partite del Milan.

Quella con il Frosinone è stata chiaramente diversa. Theo era realmente il penultimo o terz'ultimo uomo della sua squadra, non l'illusione di una trovata geniale di Pioli, una necessità in assenza di alternative.

Da questo scorcio di partita possiamo evincere la consueta personalità del francese nel gestire il pallone, sotto pressione o libero, non importa la zona del campo. La consapevolezza nei suoi mezzi che lo portano ad operare come un regista, con lanci potenti di decine di metri a tagliare il campo in diagonale. Per quanto riguarda la fase difensiva è stato impeccabile. 8 recuperi, 5 tra intercetti e tiri bloccati, 3 salvataggi e nessun errore decisivo (fbref).

Una prestazione ottima addolcita dalla glassa delle sue peculiarità. Forse l'incoscienza di chi vuole sempre fare di più, mettersi in luce, dimostrare di poter battere chiunque, in qualunque gara e in ogni condizione. Un Theo Hernandez che conduce provando a piegare i fili delle linee avversarie, che vuole spaccare i reparti palla al piede nonostante parta da zone più a rischio, nonostante lasci scoperto il centro, invece che la fascia.

Con il Frosinone la scelta ha pagato, ma sabato a Bergamo ci sarà l'Atalanta, una squadra che sa approfittare dei corridoi sguarniti, con un livello tecnico diverso. L'emergenza non è terminata e non terminerà a breve, ma Theo Hernandez ha dimostrato subito di avere le caratteristiche giuste (velocità per difendere alto compresa) per dare garanzie al Milan di Stefano Pioli, per non snaturarlo.