Thiago Motta, l'anno zero della Juve e il calcio italiano in declino: parla Elkann

La ripartenza bianconera: la scelta di puntare su Thiago Motta, gli obiettivi e il pensiero sul calcio italiano
F1 Grand Prix of Belgium
F1 Grand Prix of Belgium / Vince Mignott/MB Media/GettyImages
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In un periodo di profondo cambiamento come quello vissuto dalla Juventus, partendo dall'avvicendamento Allegri-Thiago Motta per arrivare agli scossoni legati al calciomercato, le parole di John Elkann assumono un peso ancor più importante: il CEO di Exor, numero uno del club bianconero, ha parlato da Casa Italia soffermandosi anche sulle scelte compiute dai bianconeri e sulle aspettative per il futuro della Juventus.

La prima volta di Thiago Motta allo Stadium: "Una bellissima atmosfera. Vogliamo creare un clima di condivisione. Il legame tra la nostra famiglia e la Juventus è fortissimo, con queste iniziative vogliamo portare la Juve nelle famiglie. Al tempo stesso, lavoriamo per coinvolgere con una grande attività social chi non può essere fisicamente vicino a noi" riporta il Corriere dello Sport.

Su Thiago Motta: "Con Thiago ci avviciniamo a una nuova generazione, la nostra squadra è molto giovane e lui ha l’esperienza necessaria per lavorare con il nostro gruppo. È la persona di cui abbiamo bisogno".

Anno zero per la Juve? "Dipende da cosa vuol dire. Che si può anche non vincere? Questo è come lei lo interpreta. Io parto dalla frase che ho letto in questi giorni al Roland Garros: 'la vittoria appartiene a chi ha tenacia'. La voglia di rimetterti in gioco dopo i momenti di avversità. L’anno zero è lasciarsi dietro quello che è accaduto in passato, premere il tasto reset e guardare avanti. Gli atleti, le squadre forti sono quelle che hanno queste capacità, senza entrare in situazioni di alibi. D’altra parte è normale che siano tutti contro di te: se competi, lo fai con i più forti al mondo che vogliono batterti. Ed è normale che se i risultati non arrivano, i tifosi non siano contenti".

Il momento del calcio italiano: "Il nostro calcio non è più il punto di arrivo dei grandi campioni, ma un trampolino per andare in Premier nel pieno della carriera. In Italia giocano giovani alle prime armi che si devono formare. Una resa? No, è un peccato non affrontare la realtà. Questa è la situazione che stiamo vivendo, l’errore sarebbe negare questa evidenza".

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