Tiago Pinto al SFS23. Il timing per Dybala e Lukaku, lo Scouting e la Squadra B

Ieri, allo Stadio Olimpico di Roma, si chiudeva la due giorni del Social Football Summit. Un evento internazionale giunto alla sua settima edizione, un centro di raccolta di molti professionisti della Football Industry nel quale abbiamo avuto la fortuna di assistere a interventi in panel di molte personalità differenti.

Nominarle tutte sarebbe complicato e per un approfondimento più preciso vi rimandiamo ai loro canali. A chiusura dell'evento, sul Football Stage (il palco principale), l'organizzazione ha scelto il General Manager della Roma Tiago Pinto, intervistato da Luca Marchetti, che l'ha portato a toccare temi caldi e altri molto interessanti.

Lo Scouting

L'importanza della parte economica è ormai evidente nella costruzione della rosa della maggior delle squadre e in certe realtà è inevitabilmente predominante. Poi c'è l'importanza dei dati, che non sono l'unico strumento per giudicare, ma che aiutano l'occhio umano in molte occasioni (e viceversa) : "Il lavoro però viene bene con una somma di fattori. Lo scouting è fondamentale come i dati. Prendere il potenziale è il 20-30% ma farlo emergere è un'altra cosa. Ci sono giocatori considerati fenomeni che però non fanno bene".

Tra i passaggi più interessanti dell'intervista, il General Manager della Roma ha spiegato in modo abbastanza dettagliato come avviene la divisione e la valutazione tra i calciatori visionati dal suo staff. "Nello scouting della Roma ci sono 4 livelli per dividere gli obiettivi: A che sono i campioni, B+ quelli che potrebbero fare i titolari nella Roma, B che sono utili ma non più forti di quelli in rosa e C quelli che non servono alla Roma. Nel nostro database abbiamo 5mila giocatori. Io penso che il 90% della lista A non la possiamo prendere".

Tutti sognano con i calciatori di fascia A, ma in poche (in generale in Italia) possono permettersi colpi del genere. Tiago Pinto ha rimarcato la necessità di un direttore di dover smarcarsi e cercare l'equilibrio tra richieste del tecnico, giocatori da prendere per la rosa e capacità finanziarie. Capacità ridotte che non gli hanno però impedito di arrivare a un tecnico come José Mourinho, a Paulo Dybala e a Romelu Lukaku. In tutte queste operazioni ha sottolineato un aspetto: il timing.

Sulla questione ha prima scherzato dicendo "Siamo stati fortunati, non li voleva nessuno" e ha poi spiegato quanto sia stato fondamentale nella gestione di quelle trattative (entrambe chiuse in 5 giorni) il coinvolgimento dell'allenatore e della proprietà.

Squadra B

In ottica futura non si è espresso sul rinnovo di un contratto che scadrà nel 2024, tenendo la stessa linea di José Mourinho. Ha invece parlato ampiamente sulla questione della Squadra B, di un'eventuale Roma U23, soluzione sperimentata finora in Italia da Juventus e Atalanta.

La risposta è che la Roma sta riflettendo sulla questione, ma che il contesto italiano non lo convince. Il General Manager giallorosso viene dal mondo del calcio portoghese, in cui la squadra B è davvero importante, ed è arrivato in una società che produce da sempre tanti giovani per la Serie A. Ciò che è cambiato con il suo arrivo e con quello di Mourinho è l'avvicinamento dei giovani alla prima squadra. "Questo è un grande lavoro che ha fatto anche Josè Mourinho. Bisogna avere coraggio nel metterli in campo. Si è vero siamo una piazza con tanti grandi giovani ma questa vicinanza con la prima squadra è nuova".

Quando è arrivato a Roma il portoghese ha trovato 40 tesserati, in prestito o fuori dal nuovo progetto. Calciatori in attesa di una soluzione, dalle cui cessioni nell'ultimo triennio sono stati racimolati circa 150 milioni di euro. Una squadra B, ha concluso, costa tanto e l'obbiettivo di quella giallorossa sarebbe di passare dalla C alla B.