La Top 10 degli allenatori che hanno conquistato più punti nel XXI secolo
L'impatto di un tecnico non è misurabile solo osservandone i risultati, è chiaro, ma è altrettanto evidente che i punti fatti siano un indice degno di nota per intuire la grandezza di un allenatore, il suo peso all'interno di una squadra.
La Top 10 dei tecnici che hanno conquistato più punti nel XXI secolo può dunque aiutarci a individuare i più grandi: al comando troviamo un proprio un italiano, Carlo Ancelotti. Così come, all'interno di questa speciale classifica, troviamo anche Claudio Ranieri, che sta provando a rilanciare il Watford dopo aver fatto le fortune del Leicester in passato.
Corsi e ricorsi storici, negli anni, hanno messo di fronte i seguenti allenatori con esiti alterni, regalando intrecci affascinanti: vediamo dunque chi sono i mostri sacri della panchina.
10. Manuel Pellegrini, 551 partite / 957 punti
Ultimo per media punti ma non certo ultimo per squadre allenate. Pellegrini nella sua lunghissima carriera in panchina, che continua tutt'ora, ha allenato addirittura 14 squadre e in ognuna di queste ha lasciato la sua signorilità e le sue regole calcistiche.
Tutto parte del Cile. Si perché il cileno Pellegrini lascia il calcio giocato all'età di 33 anni, dopo aver passato una vita all'Universidad de Chile. Inizia la sua carriera come assistente tecnico, per un solo anno, proprio nella squadra per cui ha giocato ininterrottamente dal 1973 al 1986.
Negli 11 anni successivi si fa strada sulle panchine di Palestino, Higgind e Universidad Catolica. Durante queste esperienze non alza alcun trofeo ma mette le basi del suo credo calcistico: la difesa a quattro, due centrocampisti che fanno schermo e poi dalla trequarti in su la libertà più totale, questa l'impronta dell'Ingegnere.
Una volta finita la gavetta cilena Pellegrini passa in Ecuador e allena la Liga de Quito: qui non lascerà un ricordo indelebile, sarà però il suo trampolino di lancio per la vera, prima, sfida che lo attende. Questa sfida risponde al nome di San Lorenzo con il quale alza il suo primo trofeo: trascinerà infatti la squadra argentina alla vittoria del campionato Clausura. L'aspetto da sottolineare del suo percorso argentino è che quando passerà dal San Lorenzo al River Plate, nel 2002, Pellegrini vincerà ancora una volta il campionato.
Ormai dopo aver allenato in patria, poi in Ecuador ed infine in Argentina Manuel è pronto al salto europeo, in Spagna, con il Villarreal. Nel 2004 firma con il Sottomarino Giallo dove allenerà calciatori come Riquelme e Diego Forlan che, insieme, faranno le fortune di quella squadra.
L'allenatore cileno impiegherà poco ad ambientarsi nel calcio europeo, permettendo al Villarreal di giocare la semifinale di Champions nella stagione 2005/06. Qui il percorso di Pellegrini arriverà alla sua massima espressione di gioco e risultati, i gialli si posizioneranno secondi nella Liga 2007/08.
All'inizio della stagione 2009/10 il tecnico cileno rescinde con il Villarreal per sedersi sulla panchina del Real Madrid. Una scelta che alla fine si rivelerà sfortunata: in quel campionato dovrà infine fare i conti con Guardiola. Quella Liga la vincerà Pep con 99 punti, con Pellegrini arriverà secondo fermo a quota 96. Quella stagione per Pellegrini sarà ricca di rimpianti anche in Champions, dove verrà fermato agli ottavi di finale dal Lione di Puel, mentre in Copa del Rey uscirà ai sedicesimi di finale.
Passa al Malaga la stagione seguente, rimanendo sulla Costa del Sol per tre stagioni utili a riportare la squadra, per la prima volta nella sua storia, in Champions League. Verrà eliminato ai quarti di finale dal Borussia Dortmund di Klopp.
Rescinderà il suo contratto nel maggio 2013.
A giugno dello stesso anno viene annunciato come nuova manager del Manchester City. Con i Citizens, appena arrivato, conquista la coppa di Lega e la Premier League. In campo europeo ancora niente acuto, neanche con una squadra costruita per vincere: uscirà per due anni di fila agli ottavi di finale sempre per mano del Barcellona.
L'ultima stagione a Manchester Pellegrini la vivrà con il fantasma di Guardiola sulle spalle: l'allenatore spagnolo viene annunciato il primo febbraio 2016, durante quella stagione Pellegrini chiuderà il suo rapporto lavorativo mettendo in bacheca una coppa di Lega e una semifinale di Champions.
Pellegrini dopo l'esperienza inglese volerà in Cina con l'Hebei Fortune con i quali chiuderà i rapporti lavorativi nel 2018 di comune accordo con la dirigenza.
Il 22 maggio 2018 viene annunciato come nuovo allenatore del West Ham alla sua prima annata con gli Hammers otterrà un decimo posto in campionato e niente di più, senza rifarsi in FA Cup. Verrà esonerato nel 2018, il 29 dicembre, dopo un inizio stagione disastroso.
A luglio 2020 torna in Spagna alla guida del Betis. Quest'anno con i biancoverdi le cose sembrano andare piuttosto bene, la vetta non è troppo lontana.
L'ingegnere cileno è ancora in panchina, a caccia di un riscatto dopo annate opache.
9. Claudio Ranieri, 594 partite / 998 punti
Eccolo mister Claudio Ranieri, l'allenatore capace di portare il made in Italy in giro per l'Europa e di farlo a suon di risultati sorprendenti.
Il suo è un calcio fatto di schemi ma anche di sentimenti, un calcio ordinato e allo stesso tempo pieno di sacrifici e vittorie insperate. La filosofia di vita dell'allenatore nato a Testaccio? Il calcio prima di tutto è felicità. Anche per questo è amato da tutte le tifoserie.
Inizia nei campionati minori la carriera dell'allenatore romano.
La svolta arriva con il Cagliari quando, dal 1988 al 1991, conquista due promozioni ed una salvezza in Serie A.
Prestazioni che hanno portato Claudio sulle grandi panchine d'Italia: dopo le esperienze con gli isolani approda sulla panchina del Napoli e della Fiorentina, quella di Rui Costa e Batistuta.
Dopo Firenze, con Coppa Italia e Supercoppa in bacheca, Claudio comincerà a preparare la valigia per trasferirsi in Europa: la prima tappa è il Valencia, club che allena per una stagione per poi passare all'Atletico Madrid. Non otterrà grandi risultati, inizierà però a formarsi anche fuori dal contesto italiano.
Dopo la Spagna è il turno dell'Inghilterra. Claudio viene ingaggiato dal Chelsea dove sfiora la vittoria della Premier, classificandosi al secondo posto. Rimarrà alla guida dei Blues per tre stagioni prima di tornare al Valencia, dove sarà esonerato sette mesi dopo. Nel frattempo riuscirà a vincere la Supercoppa UEFA.
Dopo 10 anni di assenza torna in Italia, prima conducendo il Parma alla salvezza e poi guidando la Juventus nel 2007/2008.
Nel 2009 arriva a Roma, alla guida dei giallorossi è virtualmente campione d'Italia per 37 minuti ma quello Scudetto, alla fine, lo vincerà l'Inter di Mourinho. Con Ranieri in panchina la Roma tornerà a respirare le zone alte della classifica, apprezzando la mentalità vincente portata dal tecnico.
Dopo l'esperienza alla Roma, nel 2011, approda all'Inter. Con i neroazzurri Ranieri darà una sistemata all'avvio stentato sia in campionato che in Champions League. Durante il girone di ritorno, però, sarà tutto vanificato, tanto da portare all'esonero.
La definitiva consacrazione arriverà con il Monaco prima, con i quali ottiene una promozione in Ligue1, e con il Leicester poi. La cavalcata trionfale delle Foxes di Ranieri rimarrà, del resto, uno dei pochi miracoli sportivi del calcio contemporaneo.
Quella squadra e quegli uomini sono diventati un'icona calcistica e hanno permesso a Ranieri di vincere la sua prima Premier League, dopo anni di gavetta.
Dopo l'esperienza con il Leicester in mezzo troviamo un'avventura da CT della Grecia e i ritorni in Francia con il Nantes e in Premier al Fulham.
Nel 2019 tornerà alla Roma, dove non riuscirà a ripetere i risultati del passato.
La sua ultima esperienza nel nostro campionato è con la Sampdoria con la quale raggiunge un 15° e un 9° posto, portando alla salvezza la squadra blucerchiata.
Torna in Inghilterra il 4 ottobre 2021 alla guida del Watford. Al debutto non proprio semplice contro il Liverpool subisce cinque gol. Batterà, la settimana seguente l'Everton con altrettanti gol.
Ranieri non deve dimostrare più niente a nessuno, tutti conosciamo e ammiriamo il talento dell'allenatore romano. Al di là del contesto calcistico possiamo solo continuare ad ammirare le gesta in panchina di mister Claudio Ranieri.
8. Claude Puel, 706 partite / 1009 punti
L'allenatore francese ha passato l'intera carriera in Patria fino al 2016, tentando poi l'avventura in Premier. In Ligue1 attualmente allena il Saint-Etienne.
Inizia la sua carriera di allenatore nel 2000 al Monaco, dove aveva concluso anche quella di calciatore. Con i biancorossi riuscirà subito ad aggiudicarsi il campionato francese. Nello stesso anno conquisterà anche la Supercoppa di Francia.
Nel 2002 passerà al Lille dove trionferà nella Coppa Intertoto e si metterà in mostra nei due campionati successivi mettendo a referto prima un secondo e poi un terzo posto. Lascerà il club dopo sei stagioni e ottime prestazioni in Champions, dove riuscì a battere il Milan nel 2007.
Dal 2008 al 2011 passa al Lione con il quale non riuscirà a compiere il definitivo salto europeo, pur ottenendo eccellenti piazzamenti in campionato. La miglior stagione da questo punto di vista è stata nell'anno 2010, con la semifinale di Champions League. Nell'ultimo anno sulla panchina del Lione Puel sarà contestato e, nonostante un terzo posto, sarà licenziato per poi passare al Nizza.
Con i rossoneri Puel disputerà quattro stagioni, senza riuscire del tutto a seguire le ambizioni del club. Con il Nizza ha disputato 169 partite, con una media punti di 1,43.
Si trasferisce nel 2016 in Inghilterra, al Southampton, dove rimane solo un anno, portando la squadra al nono posto: in questo caso la media punti è di 1,38 in 52 partite totali.
Passato alle Foxes nel 2017, non riuscirà a riscattarsi: 67 partite e una media di 1,33 punti, con esonero nella sua seconda stagione.
Ritorna in Francia e firma con il Saint-Etienne ad inizio ottobre del 2019. L'odore della Francia e della Ligue1 giovano a Puel e portano la squadra verde alla finale della Coppa di Francia, dove avrà la meglio il PSG.
Un tecnico, Puel, che ha vissuto gli anni migliori a Lione e al Lille, senza poi ottenere risultati altrettanto degni al Nizza e nell'avventura inglese.
7. Rafael Benitez, 573 partite / 1013 punti
La carriera di Benitez è fatta di grandi successi in campo europeo e di altre esperienze che, sebbene non abbiano portato a grandi titoli, consegnano comunque al gotha dei grandi tecnici lo spagnolo.
Inizia ad allenare nel 1995 in Liga quando esordisce sulla panchina del Real Valladolid, con cui ottiene una promozione senza troppo patemi.
Gli anni seguenti li passerà nella Seconda Divisione spagnola dove guiderà prima l'Osasuna e poi l'Extremadura, squadra che condurrà ad una storica promozione.
I successi non si fermano qui, si perché nel 2001 alla guida del Valencia vincerà la sua prima Liga. Rimane al timone del Valencia anche nel 2003, senza ottenere grandi risultati, ma nel 2004 porta al Mestalla un altro campionato e il primo trofeo europeo della sua carriera, la Coppa UEFA.
Queste vittorie, ottenute con solidità e tenacia degne di nota, fanno bussare alla sua porta molti club, tra cui il Liverpool.
Nella sua prima stagione oltremanica Benitez arriva quinto in Premier ma è ancora l'Europa a regalargli grandi soddisfazione. Tutti ricordiamo la storica cavalcata coronata con la finale di Istanbul, dove alzerà al cielo la sua prima Champions League.
I Reds erano sotto di tre reti, in quella finale, e riuscirono a riequilibrare il risultato aggiudicandosi la vittoria ai rigori a discapito del Milan.
Con la vittoria in Champions si aggiudicherà anche la Supercoppa UEFA. L'allenatore spagnolo sfiorerà la coppa dalle grandi orecchie anche la stagione seguente, ma il Milan di Ancelotti si prenderà la rivincita.
La carriera di Benitez è costellata di grandi discese e grandi risalite. Con il Liverpool sarà messo in discussione molte volte ma riuscirà sempre a far ricredere i tifosi, riscattandosi.
Lascerà il Liverpool nel 2010 per approdare all'Inter che guiderà dopo il Triplete mourinhano. La stagione in Italia inizia in salita ma riesce comunque a vincere un trofeo e sarà proprio in ambito europeo, quando alzerà al cielo il Mondiale per Club.
L'avventura italiana durerà poco e Benitez tornerà in Inghilterra, al Chelsea, dove rimarrà un anno. Tornerà in Italia per allenare il Napoli, con maggiore fortuna rispetto alla parentesi interista.
Tornerà al Real Madrid nel 2015, dove aveva iniziato come allenatore della squadra B, ma non sarà un approdo gradito e verrà esonerato dopo solo 7 mesi senza lasciare un ricordo indelebile nella mente dei tifosi delle Merengues.
Nel 2016 viene annunciato come allenatore del Newcastle United e alla fine di quella stagione retrocederà. Confermato sulla panchina dei Magpies, riporterà immediatamente i bianconeri in Premier. Rifiuta il prolungamento che gli viene offerto e lascia la panchina dopo tre anni di permanenza.
La carriera di Benitez proseguirà in Cina alla guida del Dalian Yifang, con 13,5 milioni d'ingaggio, non riesce però a portare in bacheca nessun titolo e lascerà la guida del club nel gennaio 2021.
Il 30 giugno scorso è stato ufficializzato alla guida dell'Everton, squadra di Liverpool, dove non è stato accolto proprio alla grande, considerati i precedenti di successo alla guida dei Reds.
6. Jurgen Klöpp, 571 partite / 1059 punti
Un nome e una garanzia di successo e tanto sacrificio. Questi i due termini scelti per descrivere la carriera di Klopp. Un allenatore eclettico che fa del rapporto con calciatori e tifosi le basi per i suoi successi.
Inizia la sua carriera da allenatore nel Mainz dove trascorrerà anche i suoi ultimi anni da calciatore professionista. Nel 2001 infatti, mentre era ancora in attività, a Jurgen viene affidata la panchina della prima squadra.
Il risultato più sbalorditivo della storia tra il club e il tecnico di Stoccarda sarà la qualificazione alla Coppa UEFA 2005/06.
L'anno dopo però la squadra retrocede nella seconda serie tedesca.
Finisce così la prima esperienza da allenatore di Jurgen che nel 2008 approda alla corte del Borussia Dortmund.
Con i gialloneri arrivano anche i primi successi: Klopp riesce subito a trionfare in Supercoppa di Germania contro il Bayern Monaco. L'anno che consegnerà il tecnico e quel Borussia alla storia del calcio sarà il 2010/11, con la vittoria della Bundesliga, nove anni dopo l'ultima volta del club giallonero.
Nella stagione successiva Klopp si concede il bis vincendo anche un'altra Supercoppa di Germania. Chiuderà l'avventura tedesca con un totale di 5 trofei all'attivo, prima di lasciare la Germania e trasferirsi al Liverpool.
Nel 2015 come detto, l'approdo ad Anfield con la proprietà che gli mette subito a disposizione tre perni su cui costruire la squadra: il portiere Alisson Becker, il centrale Virgil Van Dijk e l'esterno d'attacco Mohamed Salah.
Dopo le stagioni di ricostruzione Klopp porterà il Liverpool sul tetto d'Europa nel 2019, con la Champions League vinta dopo la finalissima contro il Tottenham ma soprattutto dopo la clamorosa rimonta in semifinale con il Barcellona (4-0 in casa dopo lo 0-3 del Camp Nou).
Vincerà anche la Supercoppa UEFA e nella stagione successiva (2019/20, segnata dalla pandemia) arriva il trionfo in Premier League.
La nuova stagione è appena cominciata ma il Liverpool sembra essere tornato sia in campionato che in Europa: staremo a vedere se l'allenatore tedesco saprà regalare altre gioie ai tifosi dei Reds.
5. Pep Guardiola 455 partite / 1096 punti
Cosa rende Pep Guardiola così speciale? Una particolare statistica rivela che lo spagnolo alza un trofeo ogni 23 partite giocate. Basterebbe questo dato per spiegare l'immensità e la bravura di uno dei manager più titolati al mondo.
Nel 2008, a soli 37 anni il presidente Laporta gli affida le redini del Barcellona. In poco tempo la squadra catalana raggiunge la media di 3 gol realizzati a partita, diventando un esempio di gioco per tutti.
Di lì a poco (dal 2008 al 2011) trionfa nella Liga per tre stagioni consecutive, a cui si aggiungono 2 Coppe di Spagna, 3 Supercoppe spagnole, oltre a 2 Champions League, 2 Supercoppe UEFA e 2 Mondiali per Club.
Un vero predestinato, visto che alla prima stagione da tecnico della prima squadra, Guardiola vincerà il suo primo Triplete portando a casa anche la Champions League nella finalissima di Roma contro il Manchester United.
Dopo l'esperienza catalana, nel gennaio 2013 Guardiola passa al Bayern Monaco.
Dopo la sconfitta in Supercoppa di Germania, recupera vincendo altri tre titoli: Supercoppa UEFA, Mondiale per Club e Bundesliga. L'esperienza in Germania porterà nella bacheca dei bavaresi altri 4 titoli: 2 Bundesliga e altrettante Coppe di Germania.
Dal punto di vista europeo Guardiola non riuscirà a ripetere le striscia vincente iniziata con il Barcellona, fermandosi alla semifinale di Champions League persa contro l'Atletico Madrid.
Nel 2016 Guardiola diventa l’allenatore del Manchester City. La sua prima stagione alla guida dei Citizens terminerà senza alcun trofeo da registrare.
Molto meglio nella stagione successiva, quando riuscirà a trionfare in Premier League e Coppa di Lega.
Nella sua terza stagione al City 2018/19, il tecnico vince la Supercoppa d’Inghilterra e la sua seconda Premier League di fila (in una battaglia fino all'ultima giornata contro il Liverpool), oltre a una Coppa di Lega inglese e un'FA Cup.
Risultati straordinari, che portano il City a diventare la prima squadra ad aggiudicarsi tutti i trofei nazionali.
La stagione in corso si è aperta con la terza Coppa di Lega: sullo sfondo, la speranza di alzare quella Champions tanto sognata non solo dai tifosi del City ma anche dallo stesso Guardiola, che dopo il Barcellona non sembra più avere familiarità con questo trofeo.
4. Sir. Alex Ferguson, 513 partite / 1132 punti
Una vita con il Manchester United: 27 anni d'amore incondizionato e 49 trofei in bacheca (non tutti con i Red Devils). Non a caso Sir. Alex Ferguson è a oggi, l'allenatore più vincente della storia del calcio.
Una carriera che parte nel luglio 1974 con l’East Stringshire. Successivamente viene ingaggiato dal Saint Mirren: qui assembla una squadra giovane che, partendo dalle leghe inglesi inferiori, riesce a portare in Premiership nel 1977.
L’anno successivo viene comunque sollevato dall'incarico e si accasa all'Aberdeen, inizia praticamente subito a vincere.
Nel 1980 vince il campionato all'ultimo respiro superando i rivali del Celtic di un punto.
Nel 1982 l’Aberdeen conquista la Coppa di Scozia e l'anno seguente mette in cassaforte il suo primo Treble, così lo chiamano in Scozia, vincendo la Coppa di Scozia, la Coppa delle Coppe la Supercoppa Europea. Impresa riuscita a metà nel 1984 quando riesce nel Double, vincendo campionato e coppa scozzesi.
Nel frattempo arriva anche la chiamata come CT della nazionale scozzese ruolo che ricopre dal 16 ottobre 1985 al 13 giugno 1986, anno in cui partecipa ai Mondiali in Messico venendo però eliminato al primo turno.
Dopo aver vinto gli ultimi trofei con l'Aberdeen il 6 novembre 1986 inizia l'era allo United. I primi anni non sono proprio semplici, con Sir. Alex costretto a ricostruire una squadra che non alza un trofeo dal 1967.
Il primo titolo arriva nel 1990 quando, grazie alla vittoria ai danni del Crystal Palace si aggiudica l'FA Cup. In quegli anni nel frattempo trovano spazio all'interno della formazione titolare calciatori del calibro di Giggs, Schmeichel e Cantona: anche grazie all'arrivo di questi ultimi innesti lo United riuscirà a conquistare nel '91/92 una League Cup.
L'anno seguente, dopo 26 lunghissimi anni, il Manchester guidato da Ferguson si laurea Campione d'Inghilterra.
Dal 1993 al 1997 Ferguson metterà a segno ben tre double, portandosi a casa sia la Premier League che FA Cup.
Nella stagione 1998/1999 vince il suo primo Treble con la vittoria in Premier League (la quarta consecutiva), FA Cup e Champions League. Grazie a quest'incredibile serie di successi la Regina Elisabetta il 20 luglio 1999 lo nomina Sir. Poco tempo dopo lo United riuscirà a conquistare la Coppa Intercontinentale.
La squadra nel frattempo cambia e si evolve: complice il mercato (specialmente con la partenza di Beckham) a Old Trafford approda un giovanissimo portoghese che risponde al nome di Cristiano Ronaldo. Arriveranno anche calciatori come van der Sar e Rooney. Nella seconda metà degli anni 2000, i Red Devils a vincere tre Premier League e una Champions League nella stagione 2007/08. L'epopea di Ferguson è ora ai massimi livelli.
La carriera dell'allenatore scozzese si chiuderà con la vittoria di altre due Premier (2010/11 e 2012/13).
3. José Mourinho, 565 partite / 1197 punti
Considerato uno dei tecnici più carismatici che il calcio moderno abbia mai conosciuto, del nativo di Setubal si potrebbe raccontare qualsiasi cosa.
Nel 2000 e nel 2001 le prime vere avventure da allenatore, sulla panchina di Benfica e Uniao Leiria.
I risultati ottenuti sulle panchine lusitane (rispettivamente un sesto e un terzo posto) gli valgono la chiamata del Porto. Qui Mourinho ottiene la consacrazione a livello europeo e mondiale: nella stagione 2002/03 porta i biancoazzurri a vincere la Coppa UEFA, ma il culmine dell’avventura con i Dragões è senza ombra di dubbio la vittoria della Champions League 2003/04.
Diventato uno degli allenatori più richiesti al mondo, attira l'attenzione di Roman Abramovič, presidente del Chelsea, che decide di portarlo a Londra. Con i Blues, Mourinho vince due Premier League di seguito (2005 e 2006), una FA Cup e una Community Shield.
Nel 2008 arriva alla corte di Massimo Moratti e dell'Inter. La prima stagione comincia con una Supercoppa Italiana, proseguendo poi con la vittoria dello Scudetto.
L'anno successivo è quello della consacrazione a leggenda del club nerazzurro: nel 2009/2010 infatti Mourinho vincerà Scudetto, Coppa Italia e Champions League 45 anni dopo l'ultimo trionfo nerazzurro nella massima competizione europea. Si tratta del primo e unico Triplete messo a segno da una squadra italiana.
La stagione seguente, ormai all'apice della sua carriera, il portoghese passerà al Real Madrid dove porterà a casa Liga, Copa del Rey e Supercoppa spagnola.
Nel 2013, Mourinho torna al Chelsea: pur senza lasciare traccia in ambito europeo, Mou riesce a mettere in bacheca un'altra Premier League.
Dal 2016 al 2018, il portoghese allena il Manchester United, dove effettivamente mette a segno un altro Triplete conquistando però Community Shield, League Cup ed Europa League. Vittorie che però non vengo viste di buon occhio dai tifosi dei Red Devils, desiderosi e abituati a ben altri palcoscenici.
Nel 2019, il passaggio al Tottenham: esperienza tutt'altro che positiva, culminata poi con l’esonero del 19 aprile 2021, con gli Spurs al settimo posto in classifica.
Nel maggio di quest'anno, a sorpresa, viene annunciato dalla Roma come nuovo tecnico della prima squadra. Piazza più che gradita dal portoghese pronto a regalare una stagione da protagonista al club e ai tifosi giallorossi.
2. Arséne Wenger - 702 partite / 1381 punti
Con gli oltre 20 anni sulla panchina dell'Arsenal, è considerato un monumento vivente nella storia dei Gunners.
Andando con ordine però, la sua carriera inizia nel 1984, quando il Nancy gli offre la prima panchina da professionista. L'esperienza non fu particolarmente scoppiettante: nonostante il triennio alla guida del club infatti, non arrivò nessun trofeo.
Nel 1988 si trasferì al Monaco, con cui vinse il titolo in Division 1, l'attuale Ligue 1. Durante il periodo in biancorosso (durato 6 stagioni) Arséne si aggiudicò anche la Coppa di Francia nel 1991. L'esperienza nel Principato permise all'allenatore di lavorare con giocatori del calibro di Weah e Klinsmann.
Sempre incline al cambiamento, nel 1994 volò in Giappone per firmare con il Nagoya Grampus, arricchendo il club giapponese di una Coppa del Giappone (nel 1995) e una Supercoppa (nel 1996).
Grazie all'esperienza nipponica riuscì ad arricchire il suo calcio. Una tappa dunque importante, culminata con lo sbarco all'Arsenal, nel 1996.
Inizia praticamente subito a conquistare titoli, già nella stagione 1997/1998 mette a segno il famoso "double" vincendo sia la Premier League che l'FA Cup, impresa bissata anche nella stagione 2001/2002. Anni caratterizzati dalla rivalità con lo United di Ferguson e dall'esplosione (in maglia Gunners) dei vari Viera, Pirés e Thierry Henry.
Nel 2004 vinse di nuovo la Premier League, stavolta senza mai perdere una partita: ben 90 punti in classifica con "Titi" (Henry) capocannoniere con 30 reti. Una stagione praticamente perfetta, che diede vita al mito degli "Invincibles".
Nella stagione 2004/2005 l'Arsenal vinse l'ennesima FA Cup ne seguirono poi altre 3: 2014, 2015 e l'ultima nel 2017. Wenger divenne l'allenatore più vincente nella storia del club londinese, nonché il più longevo di sempre nella storia della Premier League con 828 partite e 476 vittorie.
Nel 2018, con l'addio all'Arsenal si concluse anche la sua straordinaria carriera da allenatore.
1. Carlo Ancelotti - 709 partite / 1441 punti
Dopo un'ottima carriera da giocatore, inizia il proprio percorso in panchina come vice di Arrigo Sacchi nella sfortunata spedizione Azzurra ai Mondiali di USA '94.
Nel 1995 la prima esperienza in solitaria, culminata con la promozione in Serie A, della sua Reggiana: un traguardo importante anche a livello personale che lo vede portare la squadra della sua città (il tecnico è infatti nativo di Reggiolo), a solcare i prati dei più importanti stadi italiani.
Nel 1996 approda a Parma, dove entra in contatto con calciatori alle prime armi che in seguito faranno la storia di questo sport (Fabio Cannavaro e Gianluigi Buffon giusto per citarne un paio). In Emilia raggiunge un secondo posto sfiorando anche lo Scudetto, e un quinto posto la stagione seguente.
Nel 1999 arriva la chiamata della Juventus con cui conquista il primo trofeo del proprio palmarès, l'allora Coppa Intertoto. Nel 2001, sempre alla guida dei bianconeri, raggiunge il secondo posto in campionato. La Vecchia Signora diede la possibilità ad Ancelotti di allenare personaggi del calibro di Del Piero, Zidane e Filippo Inzaghi.
Nel novembre del 2001 firma per il Milan con cui rimane per otto stagioni vincendo praticamente qualsiasi cosa, tra cui due Champions League (2003 e 2007, con annesse Supercoppe Europee), una Coppa Italia (2003), uno Scudetto e una Supercoppa Italiana (2004) e un Mondiale per Club (2007).
A Milano ritrova Inzaghi (voluto fortemente dopo l'esperienza alla Juve) e lavora con giocatori che - in quegli anni - fecero la fortuna del club meneghino: tra questi - oltre all'eterno Maldini - anche Cafù, Nesta, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Kakà e Shevchenko (questi ultimi entrambi vincitori del Pallone d'Oro sotto la guida del tecnico emiliano).
Il 2009 vede Ancelotti lasciare l'Italia per iniziare il personale "tour" in giro per l'Europa. La prima tappa lo porta a Londra, dove firma per il Chelsea di Roman Abramovič. Qui riporterà a Stamford Bridge il "triplete" britannico con Premier League, Community Shield e FA Cup tutte nel 2010.
Nel 2011 si trasferisce all'ombra della Tour Eiffel accasandosi al PSG. Il club venne acquistato proprio quell'anno dallo sceicco Al-Khelaifi il quale iniziò (con Ancelotti come primo acquisto) la costruzione di un vero e proprio Dream Team. L'avventura francese però sarà avara di trofei, visto che i transalpini vinceranno solo un titolo, la Ligue1 del 2013.
Quando si parla di Ancelotti, uno dei primi pensieri va sicuramente al suo soprannome "Re di Coppe". Il motivo? Basta chiedere a tifosi del Real Madrid chi è l'allenatore della tanto inseguita Decima. Nel 2013 infatti Ancelotti passa alla corte dei Blancos che, sotto la sua guida, conquistano la 10ª Champions League della propria storia, una Supercoppa Europea e un Mondiale per Club. In terra spagnola vincerà anche una Copa del Rey.
Nel 2016 si accasa in Germania, precisamente al Bayern Monaco: con i bavaresi conquisterà il Meisterschale con la vittoria della Bundesliga (2017) e due Supercoppe di Germania (2016 e 2017).
Tra il 2018 e il 2020 il ritorno in Italia (al Napoli) e successivamente quello in Inghilterra (all'Everton): in entrambi i casi però, non arriva nessun trofeo.
Lo scorso giugno viene nuovamente ingaggiato dal Real Madrid con l'obiettivo di riportare trofei in bacheca: la stagione è ancora in corso e chissà che Ancelotti non tenga fede alla sua fama ancora una volta.
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