La Top 11 dei migliori giocatori della 26ª giornata di Serie A
Nella giornata in cui vincono cinque delle prime sei della classe, con Atalanta e Lazio uniche a perdere delle big, ma anche uniche ad affrontare scontri diretti, l'Inter supera uno degli ultimi ostacoli verso lo scudetto. Il vantaggio su Milan e Juventus va oltre ai numeri, vista la superiorità negli scontri diretti, e ora anche oltre il calendario. La squadra di Conte non ha brillato, se è vero che nella Top 11 della settimana, schierata con uno spregiudicato 3-4-1-2, entra solo un giocatore e non si tratta certo di un attaccante. Sorridono anche Milan e Juventus grazie a protagonisti del tutto inattesi, a livello tattico e di nomi...
1. Andrea Consigli (Sassuolo)
Altra giornata amara per i neroverdi, che sembrano aver tirato i remi in barca con troppo anticipo. Le tante assenze non aiutano e in qualche caso anche la filosofia di gioco di De Zerbi, ma alla Dacia Arena gli emiliani hanno semplicemente incontrato una squadra più motivata e in forma, così il portiere evita quantomeno la disfatta dicendo di no due volte a Stryger-Larsen e poi evitando la doppietta di Llorente e negando la gioia del gol a De Paul.
2. Berat Djimsiti (Atalanta)
Al cospetto della coppia-gol più prolifica del campionato l’albanese fa un figurone confermandosi uno dei centrali dal rendimento più alto della stagione. Gara praticamente priva di sbavature: tiene testa a Lukaku sul piano fisico e della velocità e sfiora anche il gol nel primo tempo.
3. Alex Sandro (Juventus)
Lo schieriamo nel suo ruolo naturale, ma alla terza partita da centrale il brasiliano sta acquisendo sempre più certezze. L’esordio a Verona era stato da dimenticare, ma giocando a tre. Contro Spezia e Lazio da centrale al fianco di Demiral ecco due prove con i fiocchi: l’attacco biancoceleste sarà stato anche spuntato, ma il numero 12 bianconero è stato perfetto in marcatura e anche come letture tattiche. E per concludere avvia l’azione che porterà al gol del sorpasso.
4. Rade Krunic (Milan)
Quasi senza attacco, Pioli trova gol alternativi in quel “Bentegodi” che è stato a lungo il suo teatro da giocatore e da allenatore, seppur su sponde diverse. Kessié si conferma leader carismatico del gruppo, almeno in assenza di Ibrahimovic e cresce anche come regista, ma la prova del bosniaco merita la copertina. L’ex Empoli prende in tutto e per tutto il posto di Calhanoglu, trovando un gran gol su punizione dopo essersela procurata e creando parecchi problemi al Verona con i suoi inserimenti tra le linee.
5. Gianluca Mancini (Roma)
In una squadra che ha perso i gol degli attaccanti, il centrale ex Atalanta è sempre più leader non solo carismatico di un gruppo che resta attaccato al treno Champions. Contro il Genoa fa pentole e coperchi come terzo di destra della linea difensiva. Il gol partita, il quarto del campionato, ma anche molto di più: un’altra rete sfiorata, anticipi in serie e qualità nella costruzione come alternativa a Smalling quando l’inglese è schermato.
6. Milan Skriniar (Inter)
In una gara così sofferta per la sua squadra è impossibile non premiare lo slovacco per l’importanza del gol partita, peraltro segnato non di testa, ma con una girata ravvicinata da attaccante vero al termine di un’azione confusa. Il suo cambio di marcia nella ripresa dopo un primo tempo sofferto è quello di tutta l’Inter.
7. Jens Stryger Larsen (Udinese)
Giornata difficile da dimenticare per il danese, iniziata con lo striscione di solidarietà dei tifosi dopo l’errore-shock di San Siro e ancor prima con la decisione di Gotti di schierarlo da titolare e proseguita con una prestazione di spessore e soprattutto di personalità. Non era scontato appena tre giorni dopo il fattaccio e considerando anche che ha giocato sulla sinistra. Attento in fase difensiva, sempre concentrato e vicino al gol in due occasioni.
8. Giulio Maggiore (Spezia)
Dopo Pobega, protagonista nella prima parte di stagione, il centrocampo degli Aquilotti sta mettendo in mostra un altro talento, questa volta nato e cresciuto in casa.. Perché parte sempre dalla panchina? Dopo un primo tempo sonnolento della squadra il suo ingresso in campo nella ripresa è adrenalina pura. Dà energia, qualità, inserimenti e fosforo. Inevitabile che partecipi all’azione del pareggio. Resta da capire perché venga schierato solo part-time…
9. Fernando Llorente (Udinese)
È passato in poche settimane dalla tribuna di Napoli ad un posto fisso al centro dell’attacco bianconero. La società gliel’ha consegnato e Gotti gli ha subito dato fiducia, schierandolo titolare in cinque partite su sette e venendo ricambiato da prestazioni generose, ma anche qualitative. Come sempre imbattibile nel gioco aereo, tra sponde e falli guadagnati, si dà da fare anche per aiutare i compagni in fase di non possesso, completando il tutto con un gol spettacolare che mette in discesa la partita, Il 27° in A, il primo da 15 mesi.
10. Piotr Zielinski (Napoli)
La continuità non è e forse non sarà mai il suo forte, come è d’uopo per giocatori in possesso della sua classe. Anche contro il Bologna si estranea troppo spesso dalla partita, anche a causa di un fastidio muscolare subito in avvio, ma quando si accende illumina la manovra di tutta la squadra. Manda in porta Insigne con un colpo di tacco e si ripete con l’assist per Osimhen.
11. Lorenzo Insigne (Napoli)
La seconda doppietta della stagione e la seconda del 2021 avvicinano il primato assoluto di gol in un campionato, 18, e arriva al termine di una prestazione più di sostanza e di carattere che di qualità, ma era questo che serviva per mettersi alle spalle la crisi e la rabbia di Reggio Emilia. Sblocca il risultato dal limite e raddoppia nel finale, condendo la prestazione con un notevole sacrificio in fase di non possesso palla.
12. Allenatore: Andrea Pirlo (Juventus)
Il trasformismo inizia a pagare, ma occhio a non abusarne… A tre giorni dalla partita vitale contro il Porto il Maestro stravolge ancora la propria squadra, presentando un 4-2-3-1 con un paio di scommesse tattiche, Bernardeschi terzino, Alex Sandro centrale e Kulusevski esterno sinistro sulla trequarti oltre che Ronaldo in panchina. Lo svedese fa e disfa, ma alla fine la serata è positiva perché la squadra mostra di seguire le indicazioni della propria guida oltre che carattere nella rimonta. Dosa le forze e dà nuove certezze e la squadra finisce addirittura in controllo. In crescita.
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