La Top 11 dei migliori giocatori del ritorno degli ottavi di Champions League

Manchester City
Manchester City / Miklos Szabo/Getty Images
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L'esperimento, forzato, della Final Eight vista nella scorsa edizione non resterà isolato, ma per il momento le magnifiche otto della Champions 2021 dovranno sfidarsi nelle classiche sfide di andata e ritorno. Italia fuori dai giochi, per la prima volta dal 2016, e Inghilterra padrona con tre rappresentanti. Non una garanzia di per sé sulla presenza di almeno una big della Premier il 29 maggio a Istanbul, ma i rapporti di forza vedono il Manchester City un passo davanti a tutti. Scorrendo l'elenco dei protagonisti delle gare di ritorno degli ottavi, però, l'equilibrio emerge chiaro e in un'annata così particolare con partite a ritmi serrati è meglio abituarsi a non considerare sorprendente alcun risultato...

1. Keylor Navas (Paris Saint-Germain)

Keylor Navas
Keylor Navas / Laurence Griffiths/Getty Images

Ha vinto tre Champions con il Real Madrid e in tanti lo consideravano l’anello debole della difesa. Scaricato dai Blancos a Parigi il costaricense si è ormai affermato tra i big mondiali nel ruolo. Sarà che sente aria di Clasico, ma contro il Barcellona para letteralmente tutto: almeno cinque interventi miracolosi, in particolare su Dembélé e Busquets, e poi il rigore respinto a Messi che avrebbe complicato il finale di partita. In generale dà tranquillità a una difesa tutt’altro che stabile…

2. César Azpilicueta (Chelsea)

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César Azpilicueta / BEN STANSALL/Getty Images

Alla sua ottava stagione intera con i londinesi, il capitano dei Blues non è più una sorpresa, ma colpisce sempre vederlo dominare la scena con la sicurezza e la padronanza di ogni situazione, unite alla sua proverbiale fisicità. L’Atletico capolista della Liga non fa una gran figura a Stamford Bridge, ma i timidi tentativi offensivi della squadra di Simeone sono frustrati dalla concentrazione del basco, ormai perfettamente calato nel ruolo di terzo difensore pur essendo nato fluidificante. L’unica licenza se la concede con quel retropassaggio che aziona Carrasco, ma si sa che molti generali bravi sono anche fortunati…

3. Ferland Mendy (Real Madrid)

Ferland Mendy
Ferland Mendy / Quality Sport Images/Getty Images

Tra i corollari della svolta tattica di Zidane nel segno della difesa a tre c’è la valorizzazione delle caratteristiche dell’esterno francese. Perché se l’andamento della gara di ritorno ha “sminuito” il peso del suo gran gol a Bergamo, il peso avuto dall’ex Lione nel passaggio dei Blancos ai quarti è evidente. A Valdebebas si è avuta la conferma di un giocatore ora in fiducia proprio grazie al nuovo assetto tattico che gli permette di spingere con personalità e buona qualità sulla fascia di competenza, facendosi anche vedere spesso e volentieri nella terra di mezzo. Ci mette anche tecnica, sapendo che alle spalle è ben coperto…

4. Fabinho (Liverpool)

Fabinho
Fabinho / Soccrates Images/Getty Images

Anche essere jolly di professione presenta i suoi svantaggi. Perché a furia di giocare bene in qualunque ruolo si è chiamati a ricoprire il brasiliano ex Monaco ha finito per confondere anche le idee di Klopp che non sa più dove farlo giocare nelle partite chiave. Tutto questo fino però alla gara contro il Lipsia, facile solo sulla carta per una squadra che era reduce da sei sconfitte casalinghe consecutive. I tedeschi saranno anche scesi in campo rassegnati, ma Fabinho davanti alla difesa mette a posto due reparti in un colpo solo, la difesa che è più protetta e il centrocampo che ha un vertice basso dal quale fare partire le azioni e in grado di fare da frangiflutti nelle transizioni negative.

5. Marquinhos (Paris Saint-Germain)

Marquinhos
Marquinhos / Jean Catuffe/Getty Images

È uno dei reduci della clamorosa notte di Barça-Psg 6-1 e la rivincita se la gode da protagonista. Ormai una certezza a livello tecnico, tattico e di personalità, utilizzabile al centro della difesa o davanti alla retroguardia. Nonostante la larga vittoria dell’andata la squadra rischia tanto contro un Barcellona dominante: Dembélé e Messi spuntano da ogni parte, ma il brasiliano e Navas tengono in piedi la baracca. Il portiere para quasi tutto, l’ex romanista si immola sulla Pulce quando il guardiano dei pali non c’arriva ed in generale è insuperabile come posizionamento.

6. Sergio Ramos (Real Madrid)

Sergio Ramos
Sergio Ramos / Angel Martinez/Getty Images

Fermare l’attacco dell’Atalanta, peraltro ridotto all’osso nel primo tempo, non è stata l’impresa più ardua della sua carriera, ma a dispetto del rinnovo che tarda ad arrivare il Capitano Blanco si sta confermando leader carismatico anche in questo delicato momento di trapasso generazionale. Super sul piano tecnico per come si oppone al buon avvio dell’Atalanta, è come sempre il primo regista e l’allenatore in campo. Chiude i conti con un rigore non impeccabile tecnicamente, ma che va in archivio come penalty numero 35 trasformato in carriera. Poi si gode il finale dalla panchina. In quello che sembra già da adesso poter essere il suo posto tra qualche anno..

7. Federico Chiesa (Juventus)

Federico Chiesa
Federico Chiesa / Jonathan Moscrop/Getty Images

La sua stagione era partita in sordina, in campionato come in Champions, inevitabile scotto da pagare per l’inserimento in una realtà nuova e in una squadra tutt’altro che perfetta. Ora che la forma psico-fisica è smagliante la sensazione è che a raccoglierne i frutti sarà soprattutto il ct Mancini. Andrea Pirlo ha potuto ammirarne appieno le qualità nella sfortunata notte stagionale in Champions. Primo italiano a fare doppietta in Coppa nella Juve da 20 anni a questa parte, mette in mostra tecnica, potenza, generosità e anche senso del gol: dopo un primo tempo da leone in gabbia è devastante nella ripresa con gol di destro, di testa e un palo. Sta maturando a tempi di record, il nuovo corso bianconero si aggrappa a lui, ma bisogna fare presto per non farlo scappare…

8. Kevin De Bruyne (Manchester City)

Kevin De Bruyne
Kevin De Bruyne / Miklos Szabo/Getty Images

Se Dejan Kulusevski si vuole ispirare al belga dare uno sguardo al ritorno dell’ottavo di finale contro il Gladbach potrebbe essere una buona fonte di ispirazione. Detto che fisicamente i due hanno poco in comune, la sensazione è che fuoriclasse come KDB si nasca. Vero anche che quella di Guardiola è ormai una macchina perfetta e che i tedeschi entrano di fatto in campo rassegnati, ma impressiona vedere come l’ex Wolfsburg sappia trascinare la squadra e fare ciò che vuole in ogni zona del campo. Il gol è un riassunto delle sue qualità, a livello fisico, tecnico e di fantasia, ma solo una goccia nell’oceano di una gara che lo vede salire in cattedra dall’inizio e spaziare con disinvoltura dal ruolo di regista a quello di mezza punta.

9. Erling Haaland (Borussia Dortmund)

Erling Haaland
Erling Haaland / Lars Baron/Getty Images

Si fa presto a dire che il Borussia Dortmund, insieme al Porto, sarà l’avversario ideale per tutti ai quarti. Chi si prenderà il rischio di augurarsi un incrocio con il fenomeno di Leeds? Quale allenatore è disposto a rovinarsi il sonno per inventare un modo per convincere i propri difensori che ogni partita inizia da 0-0 al cospetto di una macchina da 31 gol in 30 partite stagionali tra tutte le competizioni e 20 in 14 gare di Champions in carriera? La gara contro il Siviglia è in discesa dopo il risultato dell’andata così, udite udite, l’anglo-norvegese si regala una ventina di minuti da spettatore, almeno in fase offensiva, visto che ha comunque trovato il modo per rendersi utile in quella di non possesso. Poi si accende all’improvviso e quasi senza accorgersene a fine partita si trova con l’ennesima doppietta della carriera. Segnare gli viene naturale, quasi come sprigionare classe e leggerezza nella sua già proverbiale falcata.

10. Luka Modric (Real Madrid)

Luka Modric
Luka Modric / Angel Martinez/Getty Images

La rincorsa su Mæhle a venti minuti dalla fine a qualificazione ormai conquistata resta la sigla di testa del nuovo corso del Real Madrid. Una squadra che punta a realizzare il grande sogno della Juventus made in Pirlo, ovvero continuare a vincere ringiovanendosi profondamente. Certo è più facile se tra tanti talenti under si può contare su colonne come Ramos e come il croato, che non sarà più quello del Pallone d’Oro 2018, ma che sa sempre dispensare calcio sui ritmi che gli sono più congeniali. A Valdebebas Luka impiega una ventina di minuti per prendere le misure ai cagnacci di Gasperini, poi, già prima del regalone di Sportiello, fa cantare il pallone e ispira la squadra svariando come sempre anche sugli esterni.

11. Sergio Oliveira (Porto)

Sergio Oliveira
Sergio Oliveira / Quality Sport Images/Getty Images

A quasi 30 anni e nel pieno di una carriera che lo ha portato a giocare anche in Belgio e in Grecia non si potrà certo riscoprire campione e infatti i rimpianti della Juventus non possono che essere legati al fatto di essere stati eliminati da un avversario poco più che normale, nel quale però il numero 10 ha fatto la parte del fuoriclasse. Allo Stadium il portoghese era dappertutto. Punto di riferimento di tutte le azioni a centrocampo, ma anche trequartista dalla visione di gioco raffinata e finalizzatore, seppur solo su piazzato: glaciale il rigore, geniale la punizione, pur con la collaborazione della barriera…

12. Allenatore: Zinedine Zidane (Real Madrid)

Zinedine Zidane
Zinedine Zidane / Angel Martinez/Getty Images

In attesa di capire se nel suo futuro c’è il ritorno in Italia da allenatore, Zizou fa capire di non avere alcuna intenzione di mollare la panchina del suo Real, dando anche la dimostrazione di essere ormai un allenatore completo. La sua squadra non ha mai dato spettacolo fine a sé stesso, neppure all’epoca delle tre Champions, figurarsi ora senza Cristiano e con una cifra tecnica inferiore, oltre che un’età media molto più bassa. Piano piano, però, il Real sta crescendo, magari per essere quasi al top nel momento caldo della stagione. Il passaggio alla difesa a tre, costruito in sordina in allenamento, non farà piacere a Florentino Perez, ma permette di vedere in campo una squadra quadrata, che non rinuncia a correre in avanti e al palleggio di qualità, ma che esprime anche rispetto per gli avversari attraverso una saggia copertura del campo. Il tutto senza Casemiro. Ha ridato smalto a Benzema, scoperto un nuovo Vazquez e rilanciato Mendy. Almeno a livello tattico sembra pronto per l’Italia…


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