La Top 11 dei migliori giocatori del ritorno dei quarti di finale di Champions League

L'esultanza dei giocatori del Real Madrid
L'esultanza dei giocatori del Real Madrid / Shaun Botterill/Getty Images
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Nessuno scossone nel ritorno dei quarti di Champions League e numero di reti che prevedibilmente si riduce: dai 14 delle prime quatto partite ai 6 delle gare che hanno decretato i nomi delle semifinaliste. Logico che nelle notti dei verdetti il tatticismo la facesse da padrone in tutti i campi. O quasi, visto che se ad Anfield un Liverpool malinconico è finito preda della morsa tattica "italiana" del Real Madrid di Zinedine Zidane, Psg e Bayern Monaco se le sono date di santa ragione anche al Parco dei Principi dopo lo spettacolo in terra tedesca. Solo i (perdonabili errori di mira degli attaccanti di Pochettino hanno tenuto in bilico il risultato fino alla fine. Ora sono rimaste in 4 e il canovaccio sembra chiaro: divertimento a go-go nella finale anticipata City-Psg, tanto equilibrio tra Real e Chelsea.

1. Manuel Neuer (Bayern Monaco)

Manuel Neuer, Neymar Jr
Manuel Neuer e Neymar Jr. / Xavier Laine/Getty Images

A 35 anni vede sfumare il sogno della terza Champions della carriera, ma visto quanto fatto vedere ha tutto per riprovarci ancora per diversi anni. La squadra ha tanti assenti, ma concede troppo al super attacco parigino, che deve accontentarsi di un solo gol a causa delle parate stratosferiche del campione del mondo. A tratti la partita diventa una sfida personale con Mbappé e Neymar, stoppati dal portierone rispettivamente una e due volte. La fortuna fa la sua parte salvandolo con un palo e una traversa, ma Manuel è ancora uno dei più forti al mondo nel ruolo e anche uno dei più reattivi: le uscite di piede ben oltre il limite dell’area di rigore sono ancora un suo marchio di fabbrica, ancora di più in una serata del genere in cui la difesa è necessariamente altissima.

2. David Alaba (Bayern Monaco)

David Alaba, Idrissa Gueye, Angel Di Maria
Angel Di Maria e David Alaba / Xavier Laine/Getty Images

A causa delle tante assenze Flick deve inventarsi una formazione. Ci prova con Davies esterno basso e il duo Alaba-Kimmich in mezzo al campo, non esattamente una coppia di interditori. Il risultato è una fase difensiva che fa acqua, ma più di qualche spunto in attacco anche grazie alla genialità dell’austriaco, protagonista fino alla fine nella sua ultima gara europea con il Bayern. Del resto la tecnica non gli manca e allora eccolo avviare l’azione del gol di Choupo-Moting, sfiorare subito dopo il raddoppio in prima persona e macinare palloni su palloni anche nella ripresa. Sembra nato anche per stare in quella posizione. Ad oggi il jolly più completo al mondo.

3. Lucas Hernandez (Bayern Monaco)

Lucas Hernandez, Neymar Jr
Lucas Hernandez e Neymar Jr. / Xavier Laine/Getty Images

Queste partite marcano la differenza rispetto al fratellino rossonero, in campo internazionale, ma anche in fase difensiva. Il campione del mondo avrà anche meno tecnica e meno potenza, ma in una serata difficile per le tante assenze è l’unico insieme a Neuer a non perdere il filo dietro, dopo qualche minuto di comprensibile ambientamento considerando che deve sincronizzarsi con Davies che sta dall’altra parte, non proprio un terzino… Su Mbappé soffre solo nella prima parte del primo tempo, poi si assesta e quantomeno riesce ad arginare la furia dell’avversario grazie alla sua sagacia tattica. Nella ripresa è tra i migliori e in generale è uno dei pochi a non perdere mai lucidità.

4. Jorginho (Chelsea)

Jorginho, Mateus Uribe
Jorginho contro il Porto / Quality Sport Images/Getty Images

Se la partita di ritorno contro il Porto è stata solo grigia per la squadra e non troppo sofferta gran parte del merito è anche del regista della Nazionale italiana. Dopo la lunga assenza Tuchel non ci pensa neppure a farlo rifiatare, affidandogli le chiavi del centrocampo e del gioco. Sentinella davanti alla difesa, concede poco allo spettacolo, ma dà solidità grazie a senso della posizione e a un’intelligenza tattica straordinaria che gli permette di capire in anticipo dove finirà il pallone e dove smistarlo una volta che ne è entrato in possesso. Ora può sorridere anche Mancini…

5. Nacho Fernandez (Real Madrid)

Nacho Fernandez
Nacho Fernandez / Angel Martinez/Getty Images

Il bis della partita dell'andata. Senza Ramos e Varane il prodotto della Cantera madridista risponde ancora una volta presente attraverso una prestazione se possibile ancora più convincente e priva di smagliature. Neppure il miedo scenico di Anfield, seppur vuoto, lo fa deconcentrare. Perfetto nelle chiusure come negli anticipi, mai falloso, non va in difficoltà neppure dopo l'occasione fallita da Salah dopo pochi minuti, acquisendo anzi sempre più sicurezza nel secondo tempo, quando però gli attaccanti avversari perdono fiducia.

6. Ruben Dias (Manchester CIty)

Erling Haaland, Ruben Dias
Ruben Dias in un contrasto con Erling Haaland / Pool/Getty Images

Se a 24 anni si è indispensabili per la propria squadra di club, dove non giocano certo centrali scarsi, e per la propria Nazionale è evidente che il talento c'è, ma anche che è accompagnato da una dose industriale di personalità. Quella che serve per resistere agli urti di una serata che si era messa male. Il ko in campionato contro il Leeds in assenza del portoghese è un segnale chiarissimo sull'imprescindibilità del ragazzo, che dà tranquillità a tutto il reparto sul piano tattico e della pulizia degli interventi. Ora sotto con il prossimo obiettivo, che si chiama Chelsea nella semifinale di FA Cup, in attesa magari di ritrovarsi a Istanbul il 29 maggio. Guardiola si guarda bene dal concedergli un turno di riposo...

7. Angel Di Maria (Paris Saint-Germain)

Angel di Maria
Angel di Maria / Matthias Hangst/Getty Images

A 33 anni compiuti ha ancora l’energia di un ragazzino, nonostante Tuchel e Pochettino gli facciano giocare ben poche partite fino al termine. La classe c’è sempre stata e ci sarà, ma non si può che restare incantati nel vederlo saltare l’uomo con facilità anche in partite così intense e poco importa che l’avversario diretto sia uno non adattissimo alla fase difensiva come Alphonso Davies. Il suo è un compito delicato, quello di non isolare il duo delle meraviglie in attacco: mansioni rispettate alla grande per quasi tutta la partita, in particolare in avvio di ripresa quando manda in porta Neymar con una magia. In campo aperto è ancora tra i top in Europa.

8. Jude Bellingham (Borussia Dortmund)

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Jude Bellingham dopo il goal al City / WOLFGANG RATTAY/Getty Images

Nella serata, anzi nel doppio confronto, in cui Haaland viene in parte ridimensionato, il Dortmund scopre un nuovo fenomeno. O meglio, il ragazzo era già stato abbastanza scoperto, ma ora che è diventato il primo 2003 in gol in Champions League e il secondo più giovane di sempre capace di andare in rete nella manifestazione a 17 anni e 289 giorni, peggio solo dei 17 anni e 217 giorni di Bojan Krkic, tutti cliccheranno il suo nome su Internet. E che gol, peraltro, un bolide sotto la traversa per battezzare la partita e la serata di inattesa sofferenza di Guardiola, su azione ispirata, guarda un po’, da Haaland. Bel riscatto dopo la rete ingiustamente annullata all’andata in un doppio confronto che lo vedeva particolarmente motivato per motivi… patriottici. Completa la serata più tardi rinviando il pareggio del City. In generale gioca con una maturità disarmante, che unisce a un bagaglio tecnico-tattico inusitato per la sua età.

9. Karim Benzema (Real Madrid)

Karim Benzema, Ozan Kabak, Andrew Robertson
Karim Benzema contro il Liverpool / Michael Regan/Getty Images

In una partita in cui a vincere è il tatticismo e la forza delle due difese, il palo al termine di un’azione che lui stesso ha saputo crearsi dal nulla è il manifesto della forza del centravanti franco-algerino, ormai riferimento imprescindibile dell’attacco dei Blancos. Se l’addio di Cristiano Ronaldo è coinciso con il parziale ridimensionamento della squadra, Karim ne è invece uscito trasformato, assumendosi quelle responsabilità che prima non aveva. Imprescindibile sul piano tattico per il gran lavoro spalle alla porta e anche per come riesce a non dare riferimenti alla statica difesa avversaria allargandosi su tutto il fronte offensivo.

10. Phil Foden (Manchester City)

Phil Foden, Pep Guardiola, Kyle Walker
L'esultanza di Phil Foden / Pool/Getty Images

Sempre titolare in Champions, dodicesimo uomo di lusso in Premier. Pep Guardiola vuole dosare con attenzione il talento del ragazzo che ha ormai svezzato a grandi livelli. Così, data per assodata la grandezza di Kevin De Bruyne, tra i migliori anche nel ritorno contro il Dortmund, la copertina di giornata nella notte che vale la prima semifinale europea dell’era Guardiola se la prende il ragazzo di Stockport, a segno anche al Signal Iduna Park. All’andata il pur preziosissimo gol al 90' aveva mascherato qualche errore di troppo sottoporta, in terra tedesca invece sigilla la fine di una serata inaspettatamente sofferta con un missile sul quale Hitz non è impeccabile, ma che, festeggiato con l'abbraccio al mentore, è la sintesi delle caratteristiche da mezzala totale del classe 2000 al quale l’Inghilterra è pronta a chiedere gli straordinari in vista dell’Europeo.

11. Kylian Mbappé (Paris Saint-Germain)

Joshua Kimmich, Leroy Sane, Benjamin Pavard, Kylian Mbappe
Kylian Mbappe contro il Bayern Monaco / Xavier Laine/Getty Images

Di un’incollatura inferiore a Neymar solo perché sbaglia qualcosa di più davanti a Neuer rispetto al compagno, al quale si oppongono anche pali e traverse. Del resto il proprio segno il campione del mondo l’aveva già lasciato all’andata con una doppietta risultata decisiva per la qualificazione e comunque anche al ritorno la prestazione è su livelli mostruosi. L’intesa con O’Ney è ormai a occhi chiusi e in campo aperto le sue giocate sono strabilianti, anche se in qualche occasione un po’ accademiche. Ridicolizza sul piano della velocità la rimaneggiata difesa avversaria e punta già il Manchester City.

12. Allenatore: Zinedine Zidane (Real Madrid)

Zinedine Zidane
Zinedine Zidane / Michael Regan/Getty Images

C'era una volta il super Real dei Galattici che creava tanto e concedeva parecchio. La sagacia tattica di Zizou ha dato un'altra identità ad una squadra che non ha più il talento individuale dell'era di Cristiano Ronaldo, ma nella quale ciascun giocatore si sacrifica per l'altro con una corsa senza palla e nella quale il pressing è diventato anche un'arma difensiva. Vedere il Real corto e compatto in fase di non possesso, qualche volta anche con 8-9 giocatori dietro alla linea del pallone avrà fatto forse storcere il naso a Florentino Perez, ma l'abnegazione dei giocatori, di chi va in campo dall'inizio come di chi gioca dieci minuti, è la prova più schiacciante di come ZZ abbia saputo conquistare lo spogliatoio grazie alla propria umiltà e alle proprie idee..


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