La Top 11 dei migliori calciatori della 38ª giornata di Serie A
Dopo otto mesi vissuti senza sosta, la Serie A 2020-2021 chiude i battenti. Un successo, se si pensa che un anno fa di questi tempi si era lontani anche dalla semplice idea di riuscire a portare a termine il torneo precedente. Con un pizzico di fortuna, grazie alla flessione della pandemia, e a un protocollo abilmente tratteggiato, l’edizione numero del campionato a girone unico è arrivata alla conclusione e lo ha fatto regalando emozioni anche nell’ultima giornata. Una sola, in realtà, ma grande, il flop interno del Napoli crollato sul più bello per la gioia del Milan, tornato in Champions dopo sette anni grazie dalla porta principale del secondo posto ottenuto con la vittoria di Bergamo, e di una Juventus salvatasi in extremis. La formazione della settimana è inevitabilmente piena di giocatori bianconeri e rossoneri, ma anche di qualche grande vecchio che non ha nessuna intenzione di smettere e pure di qualche giovane talento che il campionato 2020-‘21 lo ricorderà come l’anno della propria rivelazione. Sperando, tra un anno, di essere nella Top 11 della stagione…
1. Pietro Terracciano (Fiorentina)
Prima ancora di capire chi sarà il prossimo allenatore, la Fiorentina ha già una certezza: come parco portieri, non ci sarà bisogno di ritoccare la rosa. A patto, ovviamente, che resti Dragowski, anche se pure un’ipotetica promozione dell’ex empolese non metterebbe certo in pericolo la competitività della squadra. Anche a Crotone, infatti, il dodicesimo risponde presente in modo brillante, come successo quasi sempre in stagione. Super le parate su Messias e Djidji, l’unica pecca della sua annata, seppur grave, resta la papera contro l’Inter nel quarto di finale di Coppa Italia.
2. Davide Calabria (Milan)
Per lui, prodotto del vivaio rossonero entrato stabilmente in prima squadra proprio poco dopo l’ultima stagione giocata in Champions League, sarà un’emozione particolare ascoltare quella musichetta e debuttare con la maglia del cuore nella Coppa più importante. Traguardo raggiunto anche grazie al rendimento del numero 2 rossonero, tra i più continui della rosa anche durante i mesi più bui. Pure a Bergamo, contro un avversario potenzialmente pericolosissimo, arriva una prestazione da difensore completo e maturo. La sintonia con i compagni di reparto è perfetta, in particolare con Hernandez, perché Davide sa quando c’è da stringere per fare il terzo centrale se il francese è in proiezione offensiva, e quando invece tocca a lui arare la propria fascia di competenza. Deve fronteggiare un Gosens scarico, ma al quale non concede comunque nulla al termine di 90 minuti di sofferenza e grande concentrazione.
3. Ashley Young (Inter)
Se su tanti giocatori dell’Inter aleggia il dubbio sul possibile addio alla causa nerazzurra, più per necessità societarie che per reale volontà degli interessati, chi è già sicuro di salutare la compagnia è l’inglese, dopo una stagione e mezzo non indimenticabile, ma comunque all’insegna di impegno e professionalità. Nella seconda parte della stagione ha visto sempre meno il campo nelle partite più importanti perché Conte ha scommesso con profitto con Perisic a tutta fascia, ma contro l’Udinese arriva un commiato all’altezza per l’ex capitano del Manchester United. Concentrato dal primo all’ultimo minuto, il bel pallonetto che apre le marcature, primo gol stagionale e quarto assoluto in Serie A è solo l’inizio di un pomeriggio da mattatore in cui spinge con continuità e precisione, riuscendo a far ammattire Molina, una delle rivelazioni della stagione nel proprio ruolo.
4. Franck Kessié (Milan)
Solo due settimane fa rischiava di affossare la squadra con quel rigore sbagliato contro la Juventus, che non ha però inciso sul risultato. Ora, in quella Bergamo che lo ha proiettato nel grande calcio, il Leone del centrocampo rossonero prende per mano i compagni verso la Champions League, competizione nella quale l’ivoriano merita pienamente di giocare. Ok, undici dei suoi tredici gol sono stati segnati su rigore e la doppietta determinante per raggiungere il traguardo non fa eccezione, ma la freddezza nel trasformare due volte dal dischetto e di tornarci proprio dopo l’errore di Torino, denota la sua personalità e gli fa meritare uno dei primi posti tra i giocatori più determinanti dell’intera stagione. Tanto più in una serata in cui Bennacer non è ispirato e Frank si deve sobbarcare anche il lavoro di costruzione. Tuttavia, con la Dea che ha spinto tanto, c’è stato più da correre e contenere che da impostare e il numero 79 ha risposto presente…
5. Koray Günter (Hellas Verona)
Della sua serata da dimenticare c’è solo la capigliatura, che lo rende fin troppo facilmente distinguibile in campo. Non ce n’era bisogno, perché sarebbe bastato già il livello della sua prestazione. Mister Juric ha plasmato un difensore dal futuro assicurato, in possesso delle qualità necessarie per raggiungere vette sempre più importanti. Mettere la museruola all’Osimhen di questo periodo non è facile, ma il turco-tedesco ci riesce grazie a fisicità, coraggio, concentrazione e senso dell’anticipo, eccetto che nell’azione del vantaggio azzurro. Si riscatta prontamente poco dopo con un assist da trequartista per Faraoni.
6. Fikayo Tomori (Milan)
Il centrale canadese conclude al meglio la mezza stagione in Serie A. Dopo essersi imposto subito ed essere riuscito a strappare la maglia da titolare a Romagnoli, ecco la tesi di laurea al cospetto del miglior attacco del campionato, magari inconsciamente appannato e meno cattivo per aver già raggiunto il proprio obiettivo, ma sempre pericoloso e soprattutto imprevedibile. La coppia con Kjaer, uno che a Bergamo aveva molto da dimostrare, cancella letteralmente dal campo le punte di Gasperini, da Muriel a Zapata fino a Ilicic e soprattutto Malinovskyi. Proprio l’ucraino, l’atalantino più in forma del momento, è quello che transita più spesso dalle parti di Fikayo, insuperabile sul piano della concentrazione e su quello atletico. Il riscatto dal Chelsea sembra assicurato e anche doveroso…
7. Antonio Candreva (Sampdoria)
Chiude la stagione del grande riscatto dopo la delusione per essere stato bocciato dall’Inter. Due assist extra lusso per Gabbiadini e Quagliarella nella partita che segna l’addio di Claudio Ranieri, proprio il tecnico con il quale l’ex Nazionale era entrato in rotta di collisione dopo un terzo di campionato. Per fortuna della Samp tutto rientrò in fretta, perché vista la condizione psicofisica e la continuità di rendimento mostrata in questo campionato il numero 87 può essere uno dei punti fermi per il futuro, a dispetto di un’anagrafe che inizia ad essere impietosa. Contro il Parma sfiora anche la soddisfazione personale, ma si sa che timbrare non è mai stata la sua forza…
8. Nicolò Rovella (Genoa)
Il derby rossoblù tra squadre senza obiettivi va con merito alla formazione di Ballardini. A Cagliari il tecnico romagnolo punta saggiamente su un mix tra titolari e giovani meno impiegati in stagione, ma a svettare è la prova del classe 2001, già ceduto alla Juventus. Immaginarlo già nella prossima stagione nella rosa dei bianconeri sembra prematuro, ma di sicuro in un’annata tanto tribolata l’intuizione di acquistarlo in anticipo bruciando la concorrenza è stata una delle note positive della dirigenza della Juventus. Sarà anche stata una partita senza pressione, ma dirige l’orchestra con la tranquillità del veterano, alternando giocate a testa alta con tanta quantità in copertura riuscendo anche a schermare Joao Pedro. Centrocampista moderno e già maturo, l’assist a Shomurodov è da campioncino. Conferma quanto di buon fatto vedere all’Europeo Under 21, a parte l’espulsione contro la Spagna e la precedente simulazione.
9. Alvaro Morata (Juventus)
Un altro che ha capito che il modo migliore per rimanere dove si è consiste nel cominciare alla grande e finire bene, poi la parte centrale ci se la può dimenticare… Scherzi a parte, grazie alla doppietta di Bologna lo spagnolo tocca la doppia cifra, per la prima volta in tre stagioni di Serie A e quota 20 centri stagionali tutto compreso. Traguardo, come detto, scontato se si pensa all’ottima partenza tra campionato e Champions, molto meno se si riavvolge il nastro alla parte mediana dell’annata, infarcita di problemi fisici che hanno portato a una preoccupante involuzione che pareva senza fine. Contro i rossoblù segna da centravanti d’area e da fuoriclasse, perché il secondo gol è fantascientifico almeno per lo stop. Si dice che sia il centravanti ideale per giocare con Ronaldo, ma Alvarito sembra adattarsi ad ogni compagno di reparto. Un’ottima idea per strappare la conferma…
10. Dejan Kulusevski (Juventus)
Definirlo l’artefice della qualificazione alla Champions sarebbe eccessivo. Non la nota lieta delle ultime tre partite, quelle che potrebbero cambiare il destino di Andrea Pirlo sulla panchina della Juventus e forse in assoluto il suo percorso di allenatore. Dopo un’intera stagione passata a cercare il ruolo adatto per il classe 2000 pagato oltre 35 milioni e a capire come farlo coesistere con le altre stelle dell’attacco, ecco che lo svedesone fa stropicciare gli occhi in due posizioni diverse. Da seconda punta contro Inter e Atalanta, da esterno di centrocampo al “Dall’Ara”. Potenza, strappi e tecnica sono quelle che lo hanno fatto decollare a Parma. Ispira primo e terzo gol, ne segna uno sul finale, ma annullato, e soprattutto sembra giocare finalmente in fiducia, come raramente si era visto durante l’anno. A prescindere dall’allenatore, si riparte da Dejan…
11. Fabio Quagliarella (Sampdoria)
Quinta stagione consecutiva in doppia cifra, ma il traguardo era già stato raggiunto da oltre un mese e sempre oltre gli 11 gol. L’eterno bomber stabiese non ha tradito la sua Samp neppure in un’annata in cui Ranieri gli ha fatto assaggiare spesso la panchina, pur mandandolo poi quasi sempre in campo per spezzoni di partita. Sarà questo il futuro del miglior marcatore in attività del calcio italiano? Dipenderà da tanti fattori, dalla condizione al nome del prossimo allenatore. Di sicuro contro il Parma Quaglia dimostra di essere arrivato fresco al termine del campionato. Sulla tecnica e sul feeling con la porta non è il caso di dilungarsi. La gara numero 500 in A è timbrata con il gol numero 177 nel massimo campionato. Quota 200, che varrebbe l’ottavo posto all time in Serie A, è a -23: servirebbero un paio di stagioni su buoni livelli…
12. Allenatore: Stefano Pioli (Milan)
Ha passato una settimana piena di interrogativi e preoccupazioni, ma come lo studente che sa di essere preparato è arrivato al giorno dell’esame tranquillo e con le idee chiarissime. Il Milan torna in Champions League dopo sette anni da secondo in classifica e lo fa soprattutto grazie alla bravura del proprio allenatore, manifestatasi anche sul traguardo. Dopo il grigio pareggio contro il Cagliari riesce a toccare le corde giuste nei propri giocatori e a preparare la partita nel modo migliore dal punto di vista tattico. Concede il pallone all’Atalanta organizzando però una fase difensiva perfetta, dai raddoppi alla densità in zona palla e non, fino alla concentrazione feroce che riesce a infondere a ciascuno dei propri giocatori. Idee chiare anche in fase offensiva, con velocità nella proposizione del gioco e pulizia nelle giocate. La notte perfetta che riavvolge il nastro a due settimane fa, quando il trionfo in casa della Juventus sembrava aver chiuso i conti. Ma così è ancora più bello…