Tutto sul Manchester City: rendimento e caratteristiche degli avversari dell'Inter
Ansia, attesa, tensione, ma anche entusiasmo, curiosità e sorpresa. Sono questi gli aspetti che caratterizzano i giorni immediatamente precedenti alla Finale di Champions League 2023 tra Inter e Manchester City. La squadra di Inzaghi si è scoperta in corso d'opera, alternando a un cammino incerto in Serie A, percorsi praticamente perfetti nelle competizioni a eliminazione diretta; quella di Guardiola si è confermata la più forte del pianeta, rimontando l'Arsenal in Premier League e battendo anche il Manchester United nel primo storico derby della città in Finale di FA Cup.
Il Tréble perfetto del Manchester City contro quello imperfetto (ma comunque un Tréble) dell'Inter. Chi vincerà lo scopriremo tra poco più di 24 ore in una Finale inedita tra citizens e nerazzurri, in programma sabato 10 giugno alle 21, all'Ataturk Olympic Stadium di Istanbul.
Il solito City
Solito, ovvero "che non è diverso dalle altre volte, che lo è stesso di sempre; abituale, consueto" scrive la Treccani. Solito come ogni squadra allenata da Pep Guardiola, abituata a vincere, come minimo, il campionato e le coppe nazionali, e a competere spesso per la massima coppa europea. L'allenatore catalano a Manchester ha vinto 5 Premier League, 4 Coppe di Lega, 2 FA Cup e 2 Community Shield. Eppure, a inizio stagione, la sua non sembrava una squadra perfetta, anzi, i partenti stavano evidenziando qualche errore sul mercato. Errori che invece si sono rivelati essere di valutazione da parte dei critici.
Il Manchester City ha rinunciato a Gabriel Jesus e Raheem Sterling, sostituendoli con Erling Haaland e Julian Alvarez, e ha salutato Fernandinho cambiandolo numericamente con Kalvin Phillips. La scelta più drastica è però avvenuta sulle corsie laterali, dove Guardiola ha lasciato partire Zinchenko e Cancelo, rinunciando ai terzini di ruolo. Una scommessa che con il tempo ha premiato.
Non c'è un periodo della stagione in cui si può dire che il Manchester City abbia giocato male; anche perché, se in 10 mesi di calcio una squadra perde soltanto 7 gare su 60 (vincendo i trofei principali) rasenta la perfezione. Esiste invece un periodo in cui Haaland e De Bruyne non hanno fatto sconti a nessuno, vincendo tutte le partite o al massimo impattando (pochissime volte), da febbraio a oggi (la sconfitta con il Brentford nell'ultima sfida di Premier non ha rilevanza).
Nel campionato inglese la squadra di Guardiola è stata seconda per 25 giornate su 38, ma alla fine ha trionfato comunque dimostrando di essere maturata abbastanza per vincere le gare decisive (anche adattandosi), per non crollare nei momenti delicati, per essere ricordata nella storia.
Dominio europeo
La ferita della Finale di Champions League persa contro il Chelsea nel 2021 è stata aperta per diverso tempo, come testimoniato da diversi calciatori in questi giorni. Per risanare completamente una ferita, a volte, c'è bisogno di trovare la cura perfetta, capace di lenire anche quei piccoli aspetti rimasti in sospeso. La cura, in questi casi, è la stessa partita, due anni più tardi, con più o meno la medesima rosa.
Per arrivare a giocarsi questo evento, il Manchester ha dovuto faticare abbastanza chiudendo virtualmente il girone già dopo le prime tre giornate (contro Borussia Dortmund, Siviglia e Copenhagen), spaventandosi per poi dilagare agli Ottavi contro il Lipsia, dominando il Bayern Monaco ai Quarti di Finale e i campioni uscenti del Real Madrid in Semifinale. Subendo in totale 5 gol in 12 gare (ovviamente senza sconfitte) a fronte di 31 realizzati. Cifre monstre che restituiscono pienamente lo strapotere del Manchester in questa competizione.
Punti di forza e punti deboli
Con Siviglia e West Ham, avversarie rispettivamente di Roma e Fiorentina, è stato più semplice rintracciare punti deboli (a prescindere dall'esito finale), con il Manchester City la domanda è "in queste gare ha davvero punti deboli?". Probabilmente sì e Simone Inzaghi dovrà provare a scovarne il più possibile per allargarli e renderli dei veri e propri problemi.
Il Manchester, ormai da tempo, imposta con una difesa a 3, grazie all'avanzamento di John Stones sulla linea dei centrocampisti. Difende anche con questo modulo, ma soltanto quando l'inglese non riesce ad abbassarsi in tempo accanto a Ruben Dias per formare una linea a 4. Il 3-2-4-1, considerando gli interpreti, può sembrare uno schieramento spaccato a metà tra calciatori difensivi e poco dinamici con calciatori offensivi e fantasiosi. Una sorta di 5-5 che, invece di essere diviso a metà, rappresenta quanto di più fluido si sia mai visto nel calcio contemporaneo, uno schema tattico con cui Guardiola confonde e domina l'avversario creando costante superiorità in diverse zone del campo.
Se prendiamo la sfida con il Real Madrid come esempio di ciò che vedremo sabato, dobbiamo immaginare Walker e Akanji rispettivamente come terzino destro e sinistro, a sostegno dei più avanzati Bernardo Silva e Jack Grealish, che dunque non opererebbero come esterni a tutta fascia, ma come ali d'attacco. In mediana Rodri, con Stones al suo fianco (sempre pronto ad abbassarsi come centrale difensivo), De Bruyne e capitan Gundogan da trequartisti a sostegno dell'unica punta Erling Haaland. In porta Ederson, in panchina Foden, Mahrez, Julian Alvarez, Laporte e il dubbio che davvero questo Manchester non abbia punti deboli.
Formazione-tipo Manchester City, 3-2-4-1: Ederson; Walker, Ruben Dias, Akanji; Stones, Rodri; Bernardo Silva, De Bruyne, Gundogan, Grealish; Haaland. All. Guardiola.
Eppure Inzaghi, con la doppia punta e un modulo che per certi versi può considerarsi a specchio, può davvero mettere in difficoltà Pep Guardiola, che dovrà compiere una scelta sulla posizione di John Stones. L'Inter in contropiede sa essere micidiale e gli spazi a Istanbul non mancheranno. Riusciranno i nerazzurri a resistere al prevedibile dominio dei citizens per poi risalire il campo e far male in transizione?